perché con la tua croce hai redento il mondo!
Sorelle e fratelli,
un saluto affettuoso a tutti voi. Saluto le autorità civili,
religiose e militari. Saluto il Priore e il Padre Spirituale
dell’arciconfraternita del Carmine, particolarmente in quest’anno in cui
ricorrono i 250 anni della donazione delle due statue del Cristo Morto e
dell’Addolorata. Durante quest’anno sarà possibile per tutti ricevere,
per benevola disposizione di papa Francesco, l’indulgenza plenaria qui
al Carmine.
Possiamo affermare alla fine di un primo percorso di
riflessione intorno ai riti della Settimana Santa, con le confraternite
coinvolte, di aver dato un segno di ascolto e di collegialità, di
corresponsabilità. Vorrei ringraziare tutti i confratelli e le
consorelle per la docilità e la maturità con cui sono state accolte le
mie intenzioni per valorizzare il senso liturgico della domenica delle
Palme posticipando le gare a fine giornata, dopo la celebrazione dei
Secondi Vespri. Si è posto l’accento sull’attenzione ai confratelli meno
abbienti, ai quali devono essere gratuitamente assegnati alcuni
simboli, attenzione della quale i priori e i consigli di amministrazione
si sono seriamente impegnati.
Altra attenzione è la partecipazione delle confraternite ad
un’opera di carità diocesana, e cioè al dormitorio per senza fissa
dimora. Sono state evidenziate due grandi direttrici: la gratuità e la
carità. Anche prima le Congreghe facevano la carità, ma ora sono
chiamate a contribuire con un segno concreto, alla comunione ecclesiale
con tutte le realtà dell’arcidiocesi. Faremo questo centro notturno
anche se, lasciatemelo dire; sono convinto che bisogna aiutare una
persona prima che diventi un senza tetto. Dopo è già un fallimento per
la comunità che deve correre ai ripari.
1. Siamo finalmente, anche quest’anno, intorno ai nostri amati simboli.
Silenziosamente, alla nostra vista appaiono, quelle scene di
passione delle quali abbiamo ascoltato nella lettura del vangelo di san
Giovanni oggi pomeriggio nell’azione liturgica dell’adorazione della
croce. Chi ascolta la Parola di Dio e cerca di interiorizzarla, conosce
quel passaggio che nella lectio divina è detto Contemplatio,
contemplazione. Si ascolta, si rumina la Parola di Dio. Ora la si
contempla. Così che i nostri sensi siano invasi dall’amore di Dio per
noi.
Fratelli guardate i Misteri e ditevi in cuor vostro con le parole dell’apostolo Giovanni
Dio ha tanto amato il mondo! (cfr Gv 3) E con San Paolo “Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20).
Ecco il Signore che prende su di sé il peso dei nostri peccati,
il peso che da soli non riusciremmo a portare. I peccati sono i nostri e
il Signore li espia. Egli da schiavi ci trasforma in figli.
Fratelli
e sorelle, il Santo Padre Francesco ci ha chiesto, con la sua
semplicità, di guardare verso il crocifisso, di tendere le mani verso di
lui, di baciarlo, di accarezzarlo. Non abbiate paura della tenerezza,
non abbiate paura di far posto al cuore. La croce è ‘cosa’ di amore, di
cuore. Lasciatevi infiammare dall’amore di Dio.
Sotto la croce avvengono i miracoli. Il miracolo che il dolore
si trasforma in consolazione e che le nostre cattiverie vengano
sovrastate dalla misericordia di Dio.
Gesù innalzato è il Gesù che ci attrae. Fratelli guardate a Gesù e sarete raggianti! (cfr. Sal 33)
2. Da un po’ di giorni mi accompagna una riflessione
inizialmente amara, ma che gettata nel dolore del Signore, si carica di
fiducia e di speranza. Riflettevo che magari il nostro popolo in questo
periodo potrebbe scoraggiarsi perché tanti miglioramenti auspicati e
invocati tardano ad arrivare, a povertà si aggiunge povertà, a sfiducia
altra sfiducia.
Se penso ad esempio che tre anni fa proprio da questo balcone
mi appellai perché la situazione dei due marò pugliesi si risolvesse.
Speriamo che finalmente presto i nostri Latorre e Girone tornino tra
noi. E se passiamo al mondo del lavoro che le cose si complicano ancora
di più, come accade ai lavoratori dell’indotto della Marina, che ho
visitato interpellando il ministro della difesa e ai quali rinnovo tutta
la mia solidarietà. Proprio l’altro ieri nel precetto all’Ilva ho
affermato in merito alle nostre complesse problematiche che “nonostante
ne siano successe tante, se ne siano scritte e dette molte di più, le
cose non sono cambiate di molto. Non basta salvare il salvabile bisogna
innovare, cercare strade nuove”. Invito a che non ci siano ulteriori
proroghe e ritardi perché la vita non può attendere.
E come non ricordare il piccolo Mimmo di Palagiano, caduto
nella strage più sanguinosa accaduta in quel territorio. Che le nostre
domande trovino risposta!
Se osservo le richieste senza numero da parte dei nostri
poveri, le aziende che stentano o che chiudono, la fila di coloro che
perdono il posto di lavoro, è inevitabile che la mia preghiera si fa più
intensa.
“Alzo gli occhi verso i monti da dove mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto verrà dal Signore (cfr Sal 120). perché noi siamo sue creature.
Nella Via Crucis per tre volte la tradizione ci fa meditare
sulle cadute del Signore lungo la via dolorosa. Segno che non dobbiamo
dubitare della bontà di Dio, non dobbiamo scoraggiarci perché Dio ci
rialzerà, egli vuole rialzarci, non ci lascerà soccombere sotto il peso
dei nostri peccati ma ci darà vigore. Non ci lascerà perire sotto la
sferza dei nostri problemi, perché lui, semplicemente ci vuole bene, ci
ama. Chiede però la nostra responsabilità ed il nostro impegno serio.
Qualcosa abbiamo visto muoversi per la rigenerazione della Città vecchia
e dopo l’assemblea che abbiamo fatto in episcopio, diverse entità si
stanno interessando a partire dai bisogni e dalle necessità delle
persone che vi abitano e da una visione d’insieme della nostra città.
Per dare un segno concreto ieri nella messa, nella cena del Signore del
Giovedì Santo, ho fatto la lavanda dei piedi a dodici pescatori della
città vecchia. Ho baciato i loro piedi come Gesù ha fatto con gli
Apostoli e come Papa Francesco ha fatto con dodici disabili.
Il Signore ci porta a sperare: “Sei tu Signore la mia
risurrezione, sei tu Signore la mia vita, l’unica mia speranza, basta
una tua parola ed io sarò salvato”
Badate bene che l’invito costante al perseguimento del bene
comune non è un invito di circostanza ma un dovere ed un bisogno per
questa Città. Non possiamo continuare ad essere divisi. Né tantomeno
possiamo pensare di costruire qualcosa di serio facendo a meno gli uni
degli altri, o semplicemente lamentandoci.
Il quadro è drammatico e duro. Gli effetti della crisi si
stanno facendo sentire ora nella loro virulenza, ma non possiamo
lasciarci inghiottire dalle tenebre, perché è possibile, tangibile,
riscontrare tante manifestazioni luminose.
Penso ai giovani, abbiamo fatto la Giornata Mondiale della
Gioventù nella sua edizione diocesana con la partecipazione di tanti
giovani con preghiere e testimonianze molto belle di solidarietà. Penso
al volontariato del nostro territorio, alle nostre parrocchie popolose, a
tanta gente buona, creativa e generosa. Questo siamo noi. Certo vicino
al Calvario si concentra il peggio, ma c’è anche la Madonna il giovane
apostolo Giovanni, il Cireneo e le donne che rimangono fedeli. Da lì su
si fa buio per tutta la terra, ma il Signore che è in alto, sulla croce,
elevato, innalzato per noi, ha lo sguardo posato su ciascuno anche sul
giardino che ci aspetta, la risurrezione, evento del Signore che irrora
il passato il presente e il futuro.
3. Ora però dobbiamo avere fede di piantare fiduciosi il seme
nella terra affidandolo ad essa, fidandoci di Dio. Il Cristo morto è
proprio questo seme che deve essere calato in profondità, occultato agli
occhi, ma non al cuore, perché sappiamo che lui è presente e allora si
sprigionerà la vita. Seguiamo il Cristo che muore per i nostri peccati e
ci ridona la vita! Ma allora pentiamoci dei nostri peccati personali e
sociali, convertiamoci e avremo la pace.
“Un punto di riferimento noi lo abbiamo è la croce di Cristo,
rimedio per il cuore e per tutta la società. La croce come segno di
amore infinito totale e gratuito. “Infatti ciò che è stoltezza di Dio è
più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli
uomini” (1 Cor 2,25).
Il Signore, essendo Dio, non è rimasto a guardare dall’ alto,
ma si è mischiato con noi, con la nostra condizione, si è fatto uomo che
conosce il dolore ed ha sofferto l’ ingiusta condanna che lo ha
condotto all’ ignominia della croce, il supplizio degli schiavi e
l’ignominia più profonda. Il crocifisso è davanti a noi; l’ uomo dei
dolori, abbandonato da Dio perché nessun uomo nel momento della
sofferenza e della morte si senta abbandonato.
A te gridiamo Signore Gesù. Aiutaci! Perdonaci! Salvaci!
Andando a piantare il seme della nostra speranza, siamo
accompagnati dallo sguardo meraviglioso della Beata Vergine Addolorata,
solo lei può insegnarci come gli annunci di salvezza diventino sangue e
carne, storia vera.
Vogliamo lasciarci riconciliare dal Signore e così essere
costruttori di solidarietà e di speranza per noi per la nostra città
ferita per tutta la nostra società. Ti preghiamo per tutti;
particolarmente per gli ammalati, specialmente le vittime dell’
inquinamento, per i disoccupati, per i lavoratori e i bambini. Ti
preghiamo per i giovani, che non siano costretti ad emigrare per
studiare e per lavorare. Ti preghiamo per quelli che ci governano: che
lo facciano davvero, che siano saggi, efficienti e che costruiscano il
bene comune.
Ti preghiamo per la Chiesa: che cresca nell’ amore e che con
Papa Francesco sta offra a tutti la misericordia del Signore, che
nessuno si senta escluso dall’amore di Dio.
Dall’alto del dolore della croce il Signore vi abbraccia e vi benedice tutti.
E il vostro vescovo vi è vicino, vi augura un buon pellegrinaggio dei Santi Misteri e la gioia della resurrezione.
+ Filippo Santoro
Arcivescovo Metropolita di Taranto