sabato 12 aprile 2014

Valeria Malknecht

Manca poco alle 17:00…il troccolante, a volto ancora scoperto, sta per varcare la soglia del portone del Carmine.

Un portone chiuso ancora per pochi minuti, tanto quanto basta per realizzare che ciò che per un anno intero hai pazientemente atteso ora è lì ad una manciata di secondi da te. Tutto sta veramente accadendo.


All’improvviso, la navata della Chiesa si riempie di una luce nuova e il crepitio della troccola arriva finalmente nitido e diretto alle orecchie e al cuore della gente che attende assiepata in piazza.

Qualche minuto ancora, giusto il tempo di coprire il volto del troccolante e di sistemare il cappello, e la banda Lemma di Taranto, diretta dal maestro Francesco Bolognino, come è ormai tradizione intonerà le note di Tristezze.


Questa è la marcia dell’inizio, la marcia della prima nazzecata, la marcia in cui la troccola diventa, oltre che simbolo della processione, vero e proprio strumento musicale.

Il suono dei due piatti dà l’avvio al tutto, ma l’irruenza di questo motivo così forte cederà presto il passo alla pacatezza dei flauti e dei clarinetti.

Le prime poste dei confratelli sono già per strada ed inizia ad affacciarsi la statua di Gesù all’orto.

L’Uomo ha paura di ciò che sta per affrontare, è inquieto e si agita…intanto le note di a mio padre, con il suo ritmo così ben scandito e preciso, specie nella parte centrale dell’esecuzione, sembrano accompagnare quella Sua scelta così difficile, eppure così tanto consapevole.

Sarà consegnato alle guardie, sarà tradito da uno dei Suoi, sarà rinnegato perfino da Pietro. Sarà legato ad una colonna e flagellato… gli conficcheranno sulla testa una corona di spine. Sarà ricoperto da una tunica che non riusciranno a stracciare e a spartirsi e sarà deriso ed umiliato come l’ultimo dei re ed il primo dei malfattori.

È la volta della banda Paisiello di Palagiano, diretta dal maestro Rocco Cetere.

Le note finali di A mio fratello cercano di alleviare i colpi e le ferite di quei flagelli mentre subito dopo, le trombe che intonano il motivo iniziale di Venerdì Santo (del maestro Gregucci), annunciano l’ingresso della maestà schernita dell’Ecce Homo.

La banda Ass. Musicale G. Chimienti di Montemesola, diretta dal Maestro Lorenzo De Felice, accompagna Gesù al calvario.

Le cadute del Re sotto il peso della Sua croce, sono scandite dalla bellezza della marcia Venerdì Santo di Nicola Centofanti. Le trombe, la cassa ed i piatti sanno rendere bene come quel legno schiacci la fragilità di un Uomo che non ha più forze. Ma subito dopo, quelle note si trasformano in pura dolcezza…la dolcezza delle donne che lo piangono, della Veronica che asciuga il Suo volto, di Simone di Cirene che si fa carico della pesante croce. Ed, infine, con Convento il Re arriva sul Golgota.

In piazza Carmine sta scendendo la sera e si iniziano ad accendere le candele poste vicino alle statue.

Il maestro Giuseppe Gregucci dirige la Gran Orchestra di fiati Santa Cecilia di Taranto e da l’avvio a Giovedì Santo. Il Crocifisso è in piazza e sta per uscire la Sindone.


Il ripetersi di quel motivo per più volte, in un modo apparentemente sempre uguale, sembra voler tardare l’inevitabile…poi arriva la pace ed il dolce abbraccio del motivo centrale della marcia culla quel Corpo inchiodato alla Croce, ormai senza vita, ma che è pronto a risorgere.

La luce del giorno illumina il volto rassegnato di Maria, che fissa davanti a sé il corpo martoriato del Figlio.

Quel fazzoletto non ha più lacrime da asciugare ed il cuore è quasi anestetizzato, non sente più i colpi della spada del dolore.

Il rientro a casa dei confratelli è accompagnato dalle note di Jone, una delle marce che, secondo me, più di altre si adatta alla nazzicata.

Con il veloce decrescere della scala di note ed il ritmo che è proprio di tutta la composizione, la processione dei Misteri termina il proprio cammino di fede.
Tutto è compiuto.

Questo è lo scenario che ho immaginato ascoltando quei brani nel corso del “Concerto di musiche della passione” che si è tenuto il 10 aprile alla Chiesa del Carmine.
Le quattro bande si sono esibite nell’esatto ordine in cui quest’anno accompagneranno la processione dei Misteri.
La perfetta simbiosi fra quelle musiche e la passione di Gesù si èmanifestata anche nella “staticità” delle mura di una Chiesa, anche se non c’erano confratelli in abito di rito ed anche se le statue erano ancora riposte ai loro posti.
La mente viaggia trepidante a domenica prossima ed al 17 aprile ele note di queste marce ci tengono compagnia nell’attesa, in questa Settimana di Passione.