martedì 22 aprile 2014

Antonino Russo

Ho da poco letto il libro “L’Incontro – ritrovarsi nella preghiera” di S.E. Mons. Ravasi.

Si tratta degli Esercizi Spirituali predicati a Benedetto XVI da Ravasi nel febbraio 2013.

“Come il passeggiare, il camminare e il correre costituiscono esercizi fisici” gli Esercizi Spirituali sono “tutti quei modi di preparare e disporre l’anima” diceva S. Ignazio di Loyola. Gli Esercizi consentono di “scartare tutte le affezioni disordinate e cercare e trovare la volontà divina nella disposizione della propria vita per la salvezza dell’anima”.

Mi sono approcciato alla lettura con curiosità poiché per me Mons. Ravasi non è solo autore di bellissimi testi ma principalmente il volto che da anni, ogni Domenica mattina, commenta e illustra magistralmente, in un programma televisivo, la Parola che di lì a breve sarà proclamata nella Santa Messa. Fortunatamente questo appuntamento consente di apprezzare tante sfumature che nelle nostre parrocchie sfuggono per diversi motivi: in questo testo, che si legge davvero tutto d’un fiato, vengono analizzati alcuni versi del Salterio con la solita ricchezza di riferimenti alla letteratura, alla musica, alla filosofia che l’autore ama fare.

Ravasi cita Leopardi per il quale la meditazione rappresenta una medicina per l’anima, ma anche Antoine de Saint-Exupéry, autore del Piccolo Principe, passando per Kierkegaard che paragona la preghiera al respiro del corpo.

La prima parte del libro è un salire verso Dio “del quale la preghiera ci manifesterà i vari profili che la fede riesce a definire nei loro vari significati”. Viene tracciato il volto di Dio attraverso la creazione, la liturgia, la storia, Gesù e, infine, l’uomo.

Nella seconda parte la luce risplendente del volto di Dio illumina i “molteplici lineamenti del volto umano. Dio e creatura umana, teologica e antropologica s’incontrano quindi nel crocevia della preghiera”.

L’esercizio della adorazione della Croce che nelle Domeniche di Quaresima noi confratelli abbiamo il dono di vivere mi piace vederlo anche in questa prospettiva ovvero come parte di un percorso di esercizi spirituali che troveranno il momento più forte nel triduo di Pasqua.

In questi nostri giorni in cui è fondamentale essere “on line” e abbondano i selfie (cioè gli autoscatto, per i meno giovani) pubblicati sui social network, dovremmo (ri)scoprire la fatica e il dono degli Esercizi Spirituali ed arrivare così a fotografare ciò che conta, ovvero la nostra anima, attraverso un processo di liberazione dalle cose inutili e di sconfitta delle paure. 

L’ultima paura di cui ci libereremo, come dice S. Ignazio è quella della morte sconfitta dalla Croce di Gesù.