La tradizione del presepe, che in ogni casa si appronta in attesa del Natale e si cominciava a preparare già dalla fine di ottobre, con carta pesta di giornale, gesso e colla...(alla napoletana) resta uno dei motivi più importanti della celebrazioni delle festività Natalizie ed ha il merito di riunire tutta la famiglia intorno alla sua progettazione e realizzazione, oltrechè in ammirata adorazione durante le feste.
Il presepe riveste un'importanza superiore a quella dell'albero e nonostante i tempi siano cambiati questa buona abitudine, che ricorda la Natività, è rimasta, assumendo connotazioni sempre più diverse e colorate. Il paesaggio della grotta, i pastori, i Magi, il muschio, le casette e le luci, come nella migliore tradizione. Pezzi pregiati posizionati in una rigorosa e ordinata scrittura dello svolgimento dei fatti che ci ricorda quanto semplice e, nello stesso tempo, grande sia stato il momento in esso raffigurato.
Pensare che l'iniziatore di questa tradizione sia stato S. Francesco nel 1223- che volle vedere con gli “occhi del corpo” come il bambino Gesù fu adagiato in una mangiatoia-rende ancora più attuale il suo messaggio tra di noi. Sembrerebbe che all'epoca non ci fossero statue o rappresentazioni, ma una celebrazione eucaristica nei pressi di una mangiatoia e, solo più tardi, nella ripetizione di questa novità apportata dal Santo di Assisi, tale avvenimento ispirò la rappresentazione della Natività mediante immagini, ossia il presepio in senso moderno- dove l'emozione di un momento unico per la vita degli uomini, fa sentire ancor più l'importanza di ripoporre con semplicità e rispetto quell'atmosfera.
Delle tante maniere di esprimere la Natività si sono resi protagonisti negli anni anche molti gruppi della nostra Confraternita e della Parrocchia che si sono avvicendati, nell'allestimento del presepe, sempre nuovo e pur sempre uguale nella riproposizione del messaggio di vita assoluto che porta con se l'iconografia sacra della Natività e del Santo Natale.
Chissà se quel gesto semplice di S. Francesco nel voler vedere con gli occhi del corpo e certamente anche del cuore, non possa aderire in qualche modo la nostra maniera inconsueta di “preghiera viva e itinerante” dei Riti della Settimana Santa che ogni anno si ripete diversa, unica eppure uguale nel rinnovamento di uno spirito che incarna devozione, preghiera e celebrazione di qualcosa che noi consideriamo di gran lunga più importante e ben oltre, l'idea racchiusa nel significato semplificatore, della parola festività.