E’ la sera dell’8 Dicembre. Il simulacro della Vergine Immacolata attraversa le strade della città Vecchia. Il vento arriva dalla marina. Cerchi di ripararti con la mozzetta apprezzando il cappuccio che protegge un minimo la testa.
Le luci Natalizie stridono con i muri fatiscenti di alcuni palazzi, un po’ come dei brillanti indossati da una donna un tempo bellissima ma ora trascurata e invecchiata, quasi priva di memoria. C’è chi dalla finestra e dai balconi si traccia con il segno di Croce, chi sussurra un preghiera, con il volto illuminato dalle luci intermittenti.
Noi Confratelli siamo lì ad accompagnare la Madonna con le melodie suonate della banda: non siamo tantissimi come nei giorni del Triduo Pasquale ed è anche per questo che ci sono momenti in cui la processione divine molto intima, raccolta.
Questa processione è nel cuore dei tarantini da secoli come ricordava Nicola Caputo:
“Mentre ci si avvia a grandi passi verso la festa dell'Immacolata, si rinnova l’antica usanza della novena in onore della Vergine, Patrona Celeste della città dal 1711.
Per la verità quella Immacolata era stata eletta soltanto protettrice minore di Taranto in quanto già allora i tarantini veneravano San Cataldo patrono principale. Questa sorta di inopportuna graduatoria, se può apparire a dir poco incomprensibile tra santi per così dire comuni, diventa addirittura sconcertante allorché nel nostro caso l'Immacolata - vale a dire la madre di Gesù - viene ad essere collocata in una posizione di inferiorità nei confronti di un Santo, sia pure di tutto rispetto, come San Cataldo.
Per fortuna, alla palese differenza, la città seppe successivamente rimediare, eleggendo l’Immacolata patrona “principale” di Taranto. Ma nel frattempo, come vedremo, erano passati qualcosa come 232 anni. All'elezione dell'Immacolata protettrice minore di Taranto si era giunti ricordo del terremoto del 1710 durante il quale la Vergine, per unanime riconoscimento del popolo, aveva salvato la città.
Quel terremoto si era verificato proprio il 7 dicembre, alla vigilia cioè della festa dell'Immacolata, per cui - interpretando la cosa con un segno divino - il popolo invocò e ottenne l’elezione della Madonna a protettrice della città. L'incarico fu affidato il sindaco dell'epoca, Giovanni Capitignano, mentre il relativo documento fu redatto dal notaio Giovanni Antonio Catapano. Ma un altro terremoto, più disastroso del precedente, si abbatté sulla Puglia il 20 febbraio 1743 e anche in quell'occasione la protezione della città (che aveva subito solo pochissimi danni) fu attribuita all'Immacolata. Secondo il devotissimo popolo tarantino, insomma, la città era stata ancora una volta salvata grazie alla intercessione di quella che ormai la sua protettrice.
Ma poiché l'Immacolata era già patrona, sia pure minore, di Taranto, per ringraziarla per questo suo ulteriore segno di benevolenza, la città stavolta tramite il sindaco Scipione Marrese, istituì un triduo di penitenza da tenersi ogni anno, a partire da quel 1743, nel mese di febbraio. Il luogo prescelto per questo triduo fu la cattedrale nella quale la Vergine veniva trasferita dalla vicina chiesa e annesso convento di San Francesco d'Assisi (ex caserma Rossaroll), primitiva sede sia della statua che della omonima confraternita. Oggi questo triduo si tiene a volte in cattedrale, a volte invece nella chiesa di San Michele dove, nella seconda metà del settecento, l'immagine dell'Immacolata e la Confraternita furono trasferite.
Bisogna anche aggiungere che il triduo iniziato nel 1743, per un certo periodo non si è tenuto a fatto e che solo con gli anni è stato opportunamente proposto ai fedeli. Per oltre secoli di Immacolata fu venerata come patrona minore di Taranto e ogni anno, a dicembre, le venivano riservati particolari festeggiamenti ai quali partecipava con sostanziosi contributi anche l'amministrazione comunale.
Bisogna anche aggiungere che il triduo iniziato nel 1743, per un certo periodo non si è tenuto a fatto e che solo con gli anni è stato opportunamente proposto ai fedeli. Per oltre secoli di Immacolata fu venerata come patrona minore di Taranto e ogni anno, a dicembre, le venivano riservati particolari festeggiamenti ai quali partecipava con sostanziosi contributi anche l'amministrazione comunale.
Si tratta pur sempre della protettrice di Taranto e il municipio tarantino non poteva certo sottrarsi agli obblighi che aveva nei confronti di San Cataldo, patrono principale della città. Anche se bisogna dire, non sempre l'amministrazione comunale accordò il suo contributo alla festa dell'Immacolata, così come mostra la delibera del 10 dicembre 1920.
Fu solo nel 1943 grazie l'intervento dell'arcivescovo Ferdinando Bernardi, che l'Immacolata diviene finalmente Patrona principale di Taranto insieme e come San Cataldo.
La proposta del presule tarantino fu approvata dalla Sacra Congregazione dei Riti il 12 febbraio 1943.
Il 20 dello stesso mese, secondo centenario del terremoto del 1743, nella chiesa di San Michele fu murata una lapide che ‘tramanda ai posteri la solenne proclamazione (dell'Immacolata) a Celeste Patrona di questa città bimare’.”
Fu solo nel 1943 grazie l'intervento dell'arcivescovo Ferdinando Bernardi, che l'Immacolata diviene finalmente Patrona principale di Taranto insieme e come San Cataldo.
La proposta del presule tarantino fu approvata dalla Sacra Congregazione dei Riti il 12 febbraio 1943.
Il 20 dello stesso mese, secondo centenario del terremoto del 1743, nella chiesa di San Michele fu murata una lapide che ‘tramanda ai posteri la solenne proclamazione (dell'Immacolata) a Celeste Patrona di questa città bimare’.”