giovedì 19 gennaio 2017

Valeria Malcknecht

Il 17 gennaio ricorre la festa di Sant’Antonio Abate, monaco eremita e primo degli abati.
In verità, oltre che per queste caratteristiche, il Santo è ricordato come il protettore degli animali: non a caso è iconograficamente raffigurato circondato dagli animali, in particolar modo da un maialino con una campanella al collo.
In occasione di questa ricorrenza si usa benedire gli animali domestici, proprio come avverrà il prossimo 22 gennaio, alle ore 12.00, presso la nostra Chiesa.

Dio, sin dalle origini del mondo, si mostra particolarmente attento al ruolo degli animali nella vita dell’uomo, sia nel bene che nel male.
Nel libro della Genesi si legge che il Signore, dopo aver creato gli uccelli del cielo ed i pesci del mare, il sesto giorno creò gli animali ed il bestiame.
Ed ancora, dopo aver creato l’uomo e dopo avergli posto accanto la donna, Dio mette alla prova Adamo ed Eva proprio attraverso un animale, un rettile, il serpente, simbolo della tentazione e del peccato, che solo una giovane Donna di nome Maria riuscirà poi a sconfiggere.
Sempre nella Genesi gli animali sono i protagonisti, assieme a Noè, del passo che riguarda il diluvio universale: Dio si duole della malvagità degli uomini e decide di abbattere sulla terra un diluvio che possa distruggere ogni cosa, ma ordina a Noè di far entrare nella sua arca ciascuna specie di animale, maschio e femmina, in modo che non tutto sia perduto.
E, guarda caso, è proprio attraverso un piccolo animale, una colomba appunto, che Dio, quando la pioggia sarà cessata, invierà a Noè un ramoscello di ulivo, simbolo di pace e della alleanza ritrovata fra lui ed il creato.

Dio volle salvare gli animali di ciascuna specie per l’uomo: perché questi potesse da un lato, in alcuni casi, trarre il proprio sostentamento dai primi e, da un altro, per fare in modo che fra i due, in altri casi, si potessero creare dei legami speciali.

Chi ha un animale domestico forse può capire di cosa sto parlando.
In realtà l’appellativo “animale domestico” è forse riduttivo se lo si riferisce ad un qualcuno di così straordinario che, senza aver l’uso della parola, riesce a comunicare il suo amore attraverso uno sguardo, una coda che scodinzola o la sua semplice, ma fondamentale presenza.
Una presenza che allevia la solitudine, che guarisce molte ferite, che aiuta a reagire ai dolori lancinanti del cuore, che colma vuoti incolmabili, che lecca le lacrime e strappa sorrisi anche nei momenti più impensabili (ossia quando ha mangiucchiato la scarpa buona o ha rotto il vaso importante).

I nostri amici animali sono molto di più che semplici animali domestici.
E se Dio li ha messi sul nostro cammino è perché, anche attraverso di loro, potessimo imparare un altro significato della parola amare, all’interno di un legame tutto particolare e a tratti inspiegabile che ci porta a pensare, alle volte, che sono i nostri migliori amici come nemmeno gli uomini riuscirebbero ad essere.