venerdì 13 gennaio 2017

Luciachiara Palumbo

L’Epifania spazza via il Natale con il calore familiare, la gioia per la nascita del Bimbo più bello di tutta la storia dell’umanità e consente a noi, “folli”, di dar via al conto alla rovescia in attesa di quei tre giorni che vorremmo durassero quanto le festività natalizie e che, però, se fossero così lunghi perderebbero della loro meravigliosa magia. 

Un conto di quanto manca, dunque, che condividiamo alla luce del sole solo ora ma che è presente sui nostri calendari, agende e cellulari da molto, molto tempo e ci fa compagnia nei più profondi e nascosti pensieri della nostra mente.
 

E lo so lo so che per molti non è normalità, in quanti mi dicono “già lo fai morire? È ancora piccolo”. Ma è più forte di me, è più forte di NOI, la testa è sempre fissa su quel momento. Fa freddo e pensi ai piedi nudi che da piccola guardavi con ammirazione. Piove e pensi alla paura di quei giorni che qualcosa possa andare storto.

Senti il clacson e credi che siano gli squilli iniziali di A Gravame. Sei in macchina, ci sta un traffico intenso che non ti consente altro se non muoverti lentamente a tal punto da dire “E che stiamo facendo la processione dei Misteri?”. Pura follia, dite? Non fa niente, è più bello così. Non è facile spiegare cosa si prova ma è ancor più difficile capire il perché lo si prova. Se ci riflettiamo su, possiamo fare un paragone.

Quando leggiamo un libro o guardiamo un film, dopo aver analizzato attentamente l’inizio che è fondamentale per capire di cosa si sta parlando, vorremmo tralasciare tutti gli altri dettagli per arrivare alla fase d’azione, di movimento.
 

Bene, credo sia così anche per noi: ci soffermiamo sul Natale perché è splendido vedere che Dio si fa carne per stare vicino a noi ma poi, dopo poco, vogliamo correre subito al momento in cui il nostro supereroe della realtà, il nostro Gesù compie quell’Azione che ci salva. 

La dolcezza della nascita allevia le fatiche di ogni giorno ma la Passione di Cristo ci insegna a superarle, ci insegna ad affrontare i problemi piccoli e grandi che siano. Ricerchiamo costantemente un Crocifisso per poterlo guardare negli occhi e chiederGli cosa fare, come farlo, imploriamo aiuto a Colui che nella semplice sofferenza ha mostrato la grandezza dell’amore di Dio. Non è pazzia ascoltare le marce funebri per rilassarsi, ci riportano in una dimensione di pace per il semplice fatto che siamo accanto a Lui. 

Vicino al Signore le grandissime cose che abbiamo paura di affrontare diventano microscopiche particelle che un soffio può allontanare e noi diventiamo giganti fortissimi pronti a lottare con il male. Troviamo conforto nel volto della Cascata, dell’Ecce Homo perché esso diventa spiraglio di speranza per tutti coloro che stanno per arrendersi davanti al dolore, davanti a ciò che non va e che sembra non avere sviluppi positivi. 

La morte in croce ci dimostra qual è la via: il male può essere sconfitto, suo acerrimo nemico è l’Amore in Dio, la fiducia che noi possiamo riporre in Lui…

Non chiamatela follia, chiamatela Pura Passione