mercoledì 12 marzo 2014



Antonello Battista

La seconda statua della processione dei Misteri, “La Colonna” è forse artisticamente ed emozionalmente una delle più amate non solo dai Confratelli, ma da tutti i Tarantini. In effetti, se si facesse una selezione tra le tre statue del Manzo, “La Colonna” dal punto di vista plastico avrebbe degli elementi di pregio in più rispetto agli altri “due fratelli”, per tensione emotiva che trasmette la torsione del corpo del Cristo in attesa del colpo del flagello e per la compassione che smove lo sguardo di Nostro Signore rivolto al suo presumibile aguzzino, ma che nel cuore di ognuno è diretto alla propria anima gravata dal peso del peccato. 

Potrei risultare banale e un po’scontato se usassi l’abusata massima del “….non tutti sanno che….” , ma in effetti non è molto conosciuto un particolare del simulacro che gli conferisce ancor più prestigio e valore. Ovviamente tutte queste mie informazioni sono state ricavate dalle inestimabili opere di Nicola Caputo e per un attento approfondimento su questa statua e le altre della processione dei Misteri ,consiglio di consultare i lavori: “Settimana Santa nascosta”, “L’anima incappucciata” e “Quei tre fratelli di nome Gesù”. L’elemento particolare in questione è proprio la colonna alla quale è legato Gesù, che è la perfetta riproduzione della “Colonna della flagellazione” conservata nella Basilica di Santa Prassede a Roma.
La Colonna in "Santa Prassede" a Roma 

La suddetta colonna è custodita in una piccolissima cappella a destra del saccello di San Zenone, è alta circa 63 cm con un diametro del fusto variabile, la base misura 40 cm per passare ai 13 della parte centrale e 20 della sommità. È di granito a venature bianche con cristalli neri oblunghi. Fu portata a Roma da Gerusalemme nel 1223 dal Cardinale Giovanni Colonna, condottiero della sesta Crociata, che la fece collocare nella Basilica di cui era titolare, proprio nel saccello di San Zenone; nel 1699 Mons. Ciriaco Lanzetta, uditore della Rota, la fece traslare nel luogo attuale. La tradizione vuole che si tratti della vera colonna alla quale fu flagellato il Cristo e con questa denominazione viene venerata, anche se storici e studiosi avanzano qualche perplessità circa la datazione e l’autenticità. In primo luogo per le dimensioni, 63 cm sono oggettivamente troppo pochi per le proporzioni umane, infatti anche nel nostro simulacro, proporzionalmente la colonna non arriva nemmeno al fianco del Cristo, in secondo luogo per la forma, un po’ inusuale e forse un po’ troppo forbita per uno strumento di tortura, tanto che si è fatta l’ipotesi potesse trattarsi di un basamento di un tavolo. Ma tutto ciò alla Fede poco importa e nei secoli si è continuato a venerare questa reliquia un motivo ci sarà, poiché al Cristiano non interessa la fisicità di un oggetto ma ciò che rappresenta e la sua forza evocativa nella preghiera. 


Questo particolare riferimento nel simulacro della processione dei Misteri alla “Colonna di Santa Prassede”, fu fortemente voluto nel 1900 dal priore del tempo Angelo Caminiti che commissionò le tre statue in sostituzione delle antiche: Colonna, Ecce Homo e Cascata, raccomandando al Manzo la perfetta riproduzione della reliquia della colonna e la postura con le mani legate dietro la schiena, nonché la corona di spine sul capo di Gesù. Questi elementi, seppur impropri, presenti nell’iconografia del simulacro, aumentano la sua unicità. Nello specifico infatti, come già riportato, la colonna parrebbe troppo piccola in proporzione al corpo di Gesù, inoltre le mani legate dietro la schiena sono inusuali, giacchè era consuetudine presso i Romani legare il condannato con le mani rivolte in avanti ad abbracciare la colonna, porgendo la nuda schiena al flagellatore. In ultimo la corona di spine secondo i vangeli di Matteo, Marco e Giovanni fu posta dai soldati sul capo del Cristo solo dopo la flagellazione, quando fu vestito di porpora. Non si conosce ancora il motivo di questa decisione di inserire queste singolarità nella raffigurazione del Cristo legato alla colonna, volontariamente assunta dal priore Caminiti, ma credo a mio parere che sia meglio non conoscerlo, perché un alone di mistero su questo meraviglioso simulacro, gli conferisce il senso del sacro proprio delle cose intrinseche al mistero della Fede, che aumentano nei fedeli la preghiera ed avvicinano al Signore anche coloro i quali si sentono più lontani da lui e se ciò avviene, noi Confratelli con la nostra pietà popolare abbiamo colto nel segno la missione del nostro carisma.