martedì 20 gennaio 2015


Valeria Malknecht

Saranno anche le solite parole “trite e ritrite”, ma quando si è lontani dalla propria città (per lavoro, per studio oppure a causa di un trasferimento), si avverte una sensazione di “strappo”, di malinconia e di nostalgia che non si riesce bene a spiegare da cosa derivi esattamente.
È vero, ciò che qui lasciamo (la famiglia, gli amici) ci manca terribilmente, ma spesso accade di sentire la mancanza non solo delle persone, ma anche dei nostri luoghi, delle nostre vie e del nostro mare.
In altre parole sentiamo la mancanza della nostra città, seppur problematica, inquinata e allo stremo delle proprie forze.

Sentiamo la mancanza della nostra terra.
Perché è la terra che ci ha visti crescere e perché è in quella terra che vivono ancora ben salde le nostre radici, che non si spezzano.
E fra le radici che ci tengono ben saldi con il cuore qui e che ci fanno sentire a casa anche se siamo a centinaia di chilometri di distanza, ce n’è una che resiste a qualsiasi tipo di terremoto ed a qualunque momentaneo trasloco o trasferimento: l’attesa della nostra Settimana Santa.

Alzi la mano chi in questi giorni, vicino o lontano che sia, non ha pensato di ascoltare anche solo per pochi secondi qualcuna delle bellissime marce funebri che sono un po’ la colonna sonora delle nostre tradizioni pasquali.
Chi di noi non ha guardato con occhi un po’ diversi quel Gesù Morto e quell’Addolorata incoronata che ormai da quasi un anno sono esposti alla venerazione dei fedeli proprio innanzi all’altare della nostra Titolare.
 
Chi di noi non ha frugato fra le vecchie cassette VHS, o fra i più recenti cd e dvd, alla ricerca di qualche filmato delle nostre processioni, per immergersi in quel clima così personale e così familiare che “fa subito casa”.
I filmati, le immagini e la musica che ci aiutano a vivere l’attesa dei Riti della Settimana Santa sono un linguaggio universale che, grazie all’aiuto di internet, può essere usato da tutti, in qualunque momento della giornata e ovunque.

E per il tramite di questo potente mezzo di comunicazione, chi è lontano da casa può sentirsi vicino e partecipe delle proprie delle tradizioni che ci legano a questa nostra terra…che è fatta sì di fumi neri, ma anche di gente che attende di rientrare e di vivere con fede i propri riti.

E così, diventa quasi un rito nel rito avviare quel filmato o mettere play a quel motivo musicale per essere in pochi secondi “virtualmente” qui a Taranto e viaggiare con la mente fra le nostre strade affollate di gente, a percepire quasi l’odore di quelle notti, a sentire nel cuore l’emozione che ogni anno si rinnova.
E ci si chiede se anche quest’anno ci sarà la possibilità di tornare in tempo, di partecipare almeno ad una via crucis o ad un concerto. 

I tarantini c.d. “fuori sede”, quelli che hanno la città e le nostre tradizioni nel cuore, non sono mai davvero andati via da qui.
E se a volte la mancanza di tutto ciò che li lega a questa terra pare incolmabile (compresa l’impossibilità di poter partecipare di persona ai riti della nostra settimana santa), la gioia che si prova ad ogni ritorno li appaga di ogni attesa.

E quella gioia e quella serenità dell’essere “finalmente a casa” la si percepisce fin da quando, provenendo dalla statale 106, all’improvviso compare davanti ai nostri occhi la città vecchia, il mare calmo e le sue barche attraccate e, sullo sfondo, l’immagine familiare della facciata della Chiesa di San Domenico e del campanile di San Cataldo che, puntualmente, pare siano lì per dire “bentornato a casa”.

E ogni volta, scorgendo la scalinata della Chiesa di San Domenico, il pensiero va a Lei che anche quest’anno ti permetterà di andarle in contro nel cuore della notte, mentre una banda intona le primissime note di “A Gravame”.