Umberto de Angelis
Dolore: perché quella Croce con i suoi simboli è una sintesi immediata della Passione di Gesù, con linguaggio moderno si potrebbe dire quasi un “trailer” delle sue ultime 24 ore terrene, così intense e dolorose, testimonianza della umana sofferenza di Gesù, della violenza e della crudeltà degli uomini. Ogni volta che la guardo cerco di mettere in ordine, in sequenza temporale i vari simboli, ripercorrendo nella mente i tragici fatti di quelle ore: il calice, il gallo, i flagelli, la veste rossa, la corona di spine, la croce, i chiodi e il martello, …. Dopo quella croce le statue che testimoniano i fatti di quelle ore.
Timore: perché non riesco a fissarla per troppo tempo, perché penso al “peso” di sofferenza che quella croce può rappresentare e rappresenta per molti fratelli che intorno a noi già la portano, forse con simboli diversi, ma ugualmente dolorosi come la mancanza di lavoro, le malattie, le incomprensioni familiari.
Da confratello rifletto su come mi posso impegnare per cercare di alleviare le sofferenze e il peso, aiutando chi ha più bisogno, così come fece il Cireneo, per quel tratto di Calvario.
Speranza: perché attraverso la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù c’è la possibilità di essere salvati, di essere migliori, di superare le difficoltà.
Personalmente trovo sempre molta forza nelle parole di Papa Francesco, come quelle espresse nell’Omelia del 24/03/2013 - Domenica delle Palme:
… Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima.
… Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E’ il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!
… Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù.
… Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più; ha quel senso della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, …; entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! …
… Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo …
Oronzo Papalia anni 70, Croce dei Misteri collezione A.Stenta |
E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo.”
Il Giovedì Santo nelle prime ore del pomeriggio, il Segretario chiama: “Prima posta Città Nuova”, i confratelli a piedi scalzi in abito di rito sono pronti, nel salone cala il silenzio, dopo aver ricevuto il “bordone” (il bastone del pellegrino) la coppia devotamente rende omaggio alla Croce dei Misteri con “l’abbraccio”, incrociando il bordone che i confratelli tengono con una mano, con il rosario che tengono nell’altra. Nel silenzio si sente il rumore delle medaglie che sbattono sul petto, i Riti sono iniziati.
Il cappuccio cala sul volto, il portone si apre, inizia il cammino di preghiera che porterà i confratelli a raccogliersi, rivolgendosi a Cristo Eucarestia sull’altare, per chiedere ancora una volta “perdono”.