martedì 13 gennaio 2015


Claudio Capraro


E’ passata l’Epifania; i Magi sono arrivati alla grotta con i loro doni. Abbiamo preso parte alle processioni del mattino, con Gesù ormai cresciuto in piedi su una nuvola, e a quella della sera della nostra Arciconfraternita per le vie del borgo. Tantissimi domani riporranno albero e presepe nei ripostigli e nei tramezzi fino al prossimo 22 novembre; i più tradizionalisti lasceranno la natività al suo posto fino al 2 febbraio, fino alla Candelora, la presentazione di Gesù al Tempio, quando ormai sarà arrivato definitivamente il momento di passare ad un nuovo tempo liturgico.

Anche la vita di ogni giorno riprende il suo corso normale, ricominciano scuola e lavoro e magari si comincia anche qualche dieta considerando i chili accumulati durante le feste appena trascorse. Un tran tran forse monotono, ma al quale si torna anche volentieri dopo giorni di festa. Un passare dei giorni nei quali ognuno di noi ha impegni e scadenze da rispettare: quelle settimanali, quelle mensili e quelle annuali.

Tra queste una ha, per noi confratelli, un sapore particolare. Ognuno di noi la realizza in periodi diversi dell’anno solare, ma la grande maggioranza cerca di metterla in pratica nei primi quindici, venti giorni del nuovo anno: “mettersi a corrente”. Ora questa espressione scritta in questo modo, cioè tradotta pari pari dal nostro bel vernacolo all’italiano, non significa nulla, o per lo meno ha un significato differente da quello originario. Nella lingua italiana (ho consultato la Treccani, mica lo dico io…) mettere al corrente equivale a dire, informare, quindi si mette al corrente qualcuno e non qualcosa. La traduzione italiana del nostro “magghje scjute a mett’re ‘a currend”, sarebbe mettersi in regola con il pagamento di qualcosa; questo qualcosa è appunto la quota sociale che ogni iscritto deve versare alla Confraternita, per poter godere dei diritti che lo Statuto diocesano ed il Regolamento interno prevedono.

Un pagamento quindi, ma che a differenza di tanti che abbiamo fatto soprattutto prima di fine anno tra tasse, assicurazione e mutuo, facciamo con il sorriso sulle labbra e con il cuore contento e non solo perché paghiamo una somma di per se molto modesta, ma per una serie di motivi.

Indipendentemente dal tempo trascorso dall’ultima volta in cui ognuno di noi lo ha fatto, abbiamo il piacere di varcare quel portone di via Giovinazzi, sbirciare oltre la porta a vetri e salire quelle scale prima di entrare in segreteria, che verosimilmente in quei giorni sarà affollata di gente in fila con il libretto in mano, in attesa che il segretario con davanti il suo registro effettui le operazioni dovute. Abbiamo, durante i minuti di attesa, la possibilità di guardare per l’ennesima volta le foto appese alle pareti e se, come tante volte accade qualcuno ha inserito un cd nella televisione, guardare immagini che all’improvviso ci portano avanti di un paio di mesi e ci cominciano a far sognare. Abbiamo il piacere di ricevere il dono del calendario, che è per tanti di noi un pezzo da collezione che non va neanche appeso al muro, ma dopo averlo sfogliato per bene ed aver analizzato ogni angolo di ogni singolo scatto, va riposto assieme a tutti gli altri. Abbiamo la soddisfazione che uno spazio bianco del nostro libretto venga annullato con un nuovo timbro, un legame di appartenenza che diventa sempre più vecchio e sempre più forte; uno dei cinquanta pezzi di una medaglia che, chissà se arriveremo a ricevere, va a sistemarsi al suo posto come il pezzo di un puzzle.

Mettersi a corrente è quindi un qualcosa che passato il periodo natalizio, che forse da nessun altra parte è così lungo come qui da noi a Taranto, ci fa calare anima e corpo in una atmosfera particolarissima. Il giorno dell’Epifania, abbiamo ascoltato durante la celebrazione Eucaristica il celebrante annunciare diverse date tra cui la Pasqua e l’inizio della Quaresima. Noi quelle date, e tante altre le abbiamo ben stampate in mente da mesi, ma adesso andando in segreteria a regolarizzare la nostra posizione amministrativa capiamo, ci rendiamo conto che finalmente ci siamo, siamo arrivati.