venerdì 30 gennaio 2015

Antonino Russo 

“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: 
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.” Vangelo di Marco (1, 14-20)


Vivendo a Taranto risulta essere una scena familiare quella che l'Evangelista racconta in questa pagina in cui la vocazione - dal latino vocatio, vocare, ovvero chiamare - emerge in tutta la sua potenza.

Ogni risposta ad una chiamata comporta uno strappo, una lacerazione, eppure i discepoli non esitano a seguire Gesù pur lasciando le reti delle loro certezze e i loro affetti.

E’ un messaggio che non può attendere!

Nell’Antico Testamento di fronte alla chiamata di Dio alcuni profeti indugiano prima di dire il loro sì perché non riconosco da subito chi li sta chiamando oppure per paura della loro stessa incolumità: Samuele e Giona ad esempio che abbiamo incontrato nella liturgia della Parola di queste domeniche.

Invece il messaggio di Gesù "convertitevi e credete al Vangelo" - che è ripresa nelle celebrazioni delle Ceneri che aprono la quaresima, tempo a noi particolarmente caro - è perentorio così come la risposta dei discepoli che dovrebbe essere anche la nostra risposta.

Seguono Gesù “Ognuno con la propria merce, ognuno con la propria storia, ognuno con le proprie reliquie in tasca: un sasso raccolto sulla riva, il fermaglio della donna amata, il coccio di una pentola in cui un tempo la madre faceva bollire le rape. O forse un rametto d'ulivo di un particolare orto, un pezzo di pane di una cena speciale, una piuma di un gallo, una spina appuntita di rovo, un pezzo di marmo di una tomba vuota. Ognuno con la sua storia: è questa la Buona Notizia del Vangelo.”

Dovremmo fare una riflessione sulla nostra vocazione.

Quella ad essere marito o moglie ad esempio: anche questa vocazione esige uno strappo poiché come dice la Genesi 1, 24 “Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre […]” quindi lasceranno la loro famiglia di origine per formarne una nuova. Quante situazioni di sofferenza e di incomprensioni tra i coniugi e i rispettivi genitori si eviterebbero se si tenessero a mente queste parole!

E’ nella vocazione che ci santifichiamo, nella fatica della quotidianità di coniugi, di genitori, di lavoratori… di cristiani.

Anche nella vocazione a vivere nella Chiesa, ci sono chiamate più particolari come la nostra ad esempio, cari Confratelli e Consorelle!

Siamo infatti chiamati a vivere la nostra vocazione Carmelitana con impegno e devozione, con l’aiuto della Vergine Maria che ha dato subito il suo sì alla chiamata del Signore.