lunedì 26 gennaio 2015

Claudio Capraro

Sono le 13 esco dall’ufficio per la pausa pranzo; poco meno di tre ore prima di tornare al mio posto. Devo far presto, raggiungere il centro nonostante il traffico dell’orario di uscita dalle scuole. Pioviggina pure. Tutti vanno a pranzo, io no, ho altro da fare. Certo a quest’ora un languorino si sente e il ricordo dei calzoni con la ricotta mangiati ieri ultima domenica di carnevale non aiuta.

Parcheggio e mi avvio. Cammino calpestando coriandoli che mi ricordano che in realtà la Quaresima non è ancora cominciata e che domani sera molti andranno a festeggiare vestiti in maschera. Passo davanti a dove prima c’era la Sem e ricordo che proprio in quei giorni si teneva il “veglioncino in maschera” per chi nei primi anni ’70 era un bambino. Parteciparvi nei saloni di quel locale era motivo di orgoglio non tanto per i bimbi vestiti da Zorro, da fatina o da cow boy, quanto delle loro mamme.

Su a vestirsi. I gesti, i movimenti, anche le parole sono sempre le stesse. Si arriva, ci si saluta con i fratelli, si tira fuori dal borsone l’abito e si comincia ad indossarlo. Lo abbiamo fatto nei mesi passati, a maggio, a giugno e a luglio; a ottobre, a dicembre, ma questa volta anche se indosseremo anche oggi le scarpe, il sapore è differente. Abbiamo già cominciato da settimane a sfogliare i nostri album di foto, ad ascoltare i nostri cd di marce funebri, a rivedere i filmati delle processioni passate. Abbiamo già un sogno che ci gira in testa che condividiamo con altri nostri fratelli ed essere qui oggi, ci fa capire meglio di tutto che ci siamo davvero che il conto alla rovescia dei meno 40 giorni è prossimo a partire.


E poi soprattutto c’è l’incontro con Lui. Quando è arrivata l’ora e un addetto della Congrega viene a chiamarti, metti da parte tutti questi pensieri e ti concentri solo ed esclusivamente su quello che accadrà per la prossima ora o come nel mio caso per le prossime due ore. E arrivati in sagrestia, sbirci sull’altare e vedi l’Ostensorio, intuisci al suo interno il Santissimo, le candele, i fiori. L’orario è particolare, sono quasi tutti a pranzo. Quando entri in chiesa ci sono appena due o tre persone che pregano in silenzio, la luce che entra dalla vetrata del portone è quella grigia dei pomeriggi di febbraio, ma l’altare è splendente, illuminato da decine di ceri.

Ci si dà il cambio con chi ha terminato il proprio turno e fatte le genuflessioni, ci si inginocchia davanti a Lui, davanti al Santissimo per l’adorazione Eucaristica comunitaria delle quarantore. Ti segni e cominci a pregare tra te stesso. Le tue intenzioni le hai bene a mente e lì davanti per quel momento di adorazione avrai modo di dialogare a tu per tu direttamente con Lui. Mi torna in mente una omelia che ascoltai qualche anno prima quando fu preso il teso di una canzone e trasportato pari pari come se invece di essere rivolta alla persona amata (immagino che quella fosse l’intenzione dell’autore) fosse rivolta a Cristo Eucarestia: “Mentre il mondo cade a pezzi, io compongo nuovi spazi e desideri che appartengono anche a Te. Mentre il mondo cade a pezzi mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini, tornerò all’origine, torno a Te che sei per me l’essenziale”. Forse ardita come trasposizione? Non so dirlo.

Passano i minuti, qualcuno dai banchi alle nostre spalle dà il via alla recita del Santo Rosario. Chi restando genuflesso, chi sedendosi, chi aiutandosi con i grani di una piccola Corona tenuta tra le mani guantate, chi portando mentalmente il conto, tutti recitiamo la dolce preghiera. Davanti a noi la luce delle candele, la cui cera lentamente si consuma ed il profumo dei fiori che annunciano una primavera che è ancora lontana, ma che chiede prepotentemente strada al piovoso inverno.


Termina la prima ora di adorazione; cambiano i miei compagni, cambia la posizione da genuflesso a seduto, vengono cambiate le candele consumate, cambiano le persone che sono in chiesa, quella che continua ininterrottamente è la preghiera. Continuerà fino al giorno successivo, al martedì grasso. Poi mercoledì ricorderemo le Sacre Ceneri. Verranno sparse sul nostro capo, ci verrà ricordata la caducità della nostra vita, saremo chiamati ad una conversione vera e forte. Saremo in Quaresima!

Questi pensieri mi sono tornati in mente, quando stamattina sistemando la mia agenda per la settimana che comincerà domani ho letto un appunto scritto a fine anno passato, una volta ricevuta l’agenda del 2015: “segnarsi per quarantore”.