mercoledì 2 luglio 2014

Mattia Giorno

“Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.” Così scrisse San Tommaso d’Aquino, su commissione dell’allora Pontefice regnante Urbano IV, per celebrare la solennità del Corpus Domini, istituita nel lontano 11 agosto 1264 ad Orvieto, in quegli anni residenza della corte pontificia. 

Una festa liturgica questa che pone le sue basi nei lontani anni conosciuti come del Basso Medioevo, mantenendosi tutt’oggi una ricorrenza vissuta con fede e devozione dai fedeli tutti.

Fu suor Giuliana di Cornillon, monaca agostiniana della diocesi di Liegi, a promuovere e pressare sulle sue autorità religiose perché venisse istituita una festa nella quale celebrare il corpo eucaristico di Cristo. La stessa suora, secondo la storia, ebbe in visione Gesù il quale, mostrandole la Luna piena con un tratto buio, simboleggiante l’assenza di una festa sull’eucarestia, la spinse perché ponesse rimedio a questa mancanza. La suora inizialmente mantenne il segreto, ma dopo essersi confidata con due conoscenti, decise di intraprendere la strada per l’istituzione di tale cerimonia. Pertanto, dopo aver ricevuto il beneplacito del Vescovo della sua diocesi, che per l’occasione convocò un sinodo, nel 1247 potette assistere alla prima solennità del Corpus Domini.

Da allora, sino alla pubblicazione della bolla papale Transiturus de hoc mundo, che la istituì ufficialmente per la Chiesa universale, la festa di Cristo reale presenza nell’eucarestia ebbe luogo ogni anno, riscontrando successo tra i maggiori credenti che potevano finalmente celebrare il Corpo di Gesù immolato per l’umanità.

Fu scelto, per celebrare il Corpus Domini, il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste, difatti, nella città di Roma, cattedra arcivescovile del Romano Pontefice, la processione che va dalla basilica di San Giovanni in Laterano sino a quella di S. Maria Maggiore è presieduta dal Papa stesso in tale giorno. In molte città italiane però, in conformità con l’ordinamento liturgico ed il calendario, la celebrazione è spostata alla domenica che segue la solennità della Ss. Trinità.

Anche a Taranto, come in tutte le altre diocesi italiane e del mondo, la festa del Corpus Domini è ricorrenza solenne. Domenica scorsa infatti, S. E. Mons. Filippo Santoro, ha presieduto la santa messa prima con in seguito la solenne processione per le vie del centro, partendo dalla chiesa di S. Antonio sino a Piazza della Vittoria. Per l’occasione, come accade nelle altre solennità maggiori della città, tutte le confraternite della diocesi sono state invitate a prendere parte alla ricorrenza e, come ogni anno, la nostra amata Arciconfraternita del Carmine si è resa disponibile con la sua presenza ed il suo pallio processionale, lo stesso già usato nel Giovedì Santo e nella solennità delle Quarantore, stavolta retto per coprire il vescovo intento a portare l’ostensorio con dentro il Corpo di Cristo vivo e vero. Un onore questo che nuovamente ha posto il nostro sodalizio al servizio della diocesi e della città, simboleggiando il nostro amore per le ricorrenze religiose e la nostra fede in Cristo. 

Ancora una volta i nostri confratelli hanno potuto indossare l’abito di rito e con questo hanno potuto procedere in preghiera per le strade della città, sentendosi animati nello spirito dalle parole cucite sullo scapolare. Sempre un decoro ed un impegno quello di “vestirsi” a tali ricorrenze, specialmente nella festa del Corpus Domini riconosciuta come la più importante di tutte, in quanto non è un simulacro ed essere portato in processione ma Cristo stesso che con il mistero eucaristico continua a vivere in mezzo a noi.

Sempre San Tommaso d’Aquino, nella parte finale del suo inno, meglio conosciuta come Tantum Ergo, scrisse: “Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento; l'antica legge ceda alla nuova, e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi. Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio: pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi.” Splendidi parole queste che devono ogni giorno animare la nostra fede e ricordarci l’amore di Cristo per noi, sacrificato per salvare l’umanità alla quale si è poi donato nuovamente mediante il sacramento dell’altare.

Gloria e lode al Padre e al Figlio, pari lode sia allo Spirito Santo. Amen.