venerdì 30 dicembre 2016

Benedetto M.Mainini

Ma il protagonista principale della nostra tradizione è il presepe, la rievocazione della nascita di Gesù. Ancora oggi sono in molti a dedicarsi a questa arte. Un tempo si gareggiava a chi avesse costruito il presepe più bello (ricordate: “Te piace ‘u Presepio?” di “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo?). Tanti sono i personaggi che animano il presepe: i pastori, gli zampognari, i vari mestieri. Una volta c’erano tre personaggi importanti: Benito, il pastore che dorme in attesa della nascita di Gesù, “u’ uardastelle”, che contempla il firmamento celeste, o che non si importa nulla di quello che sta accadendo, ma soprattutto Santa Anastasìa, così la chiama la tradizione. 

Ma chi era questa Anastasìa? Era una ragazzina, narra la leggenda, che era desiderosa di recarsi a visitare la Madonna e il suo Bambino. Ma alle ragazze non era consentito di vedere un bambino appena nato. Anastasìa escogitò un sistema per realizzare il suo desiderio: si vestì da adulta, prese un grosso masso, la avvolse in fasce e si incamminò con le altre donne alla grotta di Gesù. Giunta alla grotta, sentì un forte starnuto provenire dalla pietra. Grande fu lo stupore, ma non per Maria che esclamò: “Benvenuto Stefano delle pezze”. Il masso era diventato bambino. Questa statuina veniva collocata nel presepio il giorno dopo Natale, appunto il giorno di Santo Stefano. La tradizione vuole che quel bambino portato in braccio da Anastasìa fosse appunto Santo Stefano, primo martire che si festeggia proprio il 26 dicembre.


Dinanzi al presepe, nelle case dove ancora resiste la tradizione, la notte di Natale si svolge una piccola processione di tutti i componenti la famiglia e il più piccolo ha l’onore di recare nelle mani la statuina del Bambino da porre nella mangiatoia.

Ancora la tradizione vuole che il 28 dicembre Gesù Bambino venisse coperto per “non essere trovato dai soldati di Erode”: in questo giorno si ricorda la strage dei Santi Martiri Innocentini, i bambini fatti ammazzare da Erode per poter uccidere anche il Bambino Gesù.

E le feste procedono con la novena del Natale e la grande festa del Natale: in questo giorno si svolge la processione d’ u’ Bammine curcate che in passato usciva dalla chiesa della Trinità, all’inizio di via Duomo, a mezzanotte. Oggi questa processione si svolge nella mattinata del Natale ed esce dalla Cattedrale. Il bel simulacro in cera era di proprietà del confratello della Trinità Vincenzo Venieri, commerciante di mobili in via d’Aquino, e venne benedetto nel 1912 da don Beniamino Mignogna. La processione rientrava in chiesa intorno a mezzogiorno e sostava in piazza Castello dove una gran folla di fedeli sostava per osservare il volo di grossi palloni aerostatici recanti immagini di gesù e di Santi. Questa processione fu interrotta per alcuni anni, poi venne ripresa alla fine degli anni sessanta del secolo scorso e usciva dalla chiesa di S. Lucia; nuovamente abolita, dal 1976 al 1985 la processione usciva dal Carmine, organizzata dall’omonima Confraternita. Poi passò alla chiesa di S. Giuseppe e, tuttora, la processione d’ u’ Bammine curcate si svolge la mattina di Natale ed esce dalla Cattedrale.

Il 31 a sera nelle chiese si recita il Te Deum per ringraziare il Signore dell’anno trascorso. “Hamme a scè cunzegnà l’anne a Criste”, dicevano un tempo. Poi si correva a casa a preparare il cenone dell’ultimo dell’anno.

Le feste proseguono con il primo gennaio quando, fino al 1987, si partecipava alla processione d’ “u’ Bammine all’erte”, che usciva da S. Domenico. Oggi questa processione si svolge il 6 gennaio, a conclusione dei festeggiamenti natalizi. Il bel simulacro del Bambino in piedi su una nuvoletta sorretta da quattro angeli, con la mano destra benedicente e quella sinistra poggiata su una corona di spine e una croce, simboli della Passione, portato sulle spalle dai confratelli della Confraternita Nome Santissimo di Dio, fondata nel lontano 1580, fu donato nel 1916 dalla signora Maddalena Pissacroia, madre dell’Ing. Nicola Pavese, per lunghi anni Commissario Arcivescovile della Confraternita.


Ma il momento più atteso è nel pomeriggio dell’Epifania, a Lama, per la Calata dei Magi, storico appuntamento che si ripete da oltre cento anni. La festa nella borgata ha inizio la mattina con il giro della banda musicale per i quartieri. Alle ore 12 si tiene l’asta tra le sette contrade (Bellatrase, Carelli, Capitignano, Faito, Battaglia, Fontana e San Domenico) per l’aggiudicazione della statua di Gesù Bambino; alle 15,30 si muove la processione del Bambino per le strade della contrada aggiudicataria. Nella prima serata inizia la sacra rappresentazione con la partenza dei Magi a cavallo dalla contrada che ha vinto l’asta verso la piazza della chiesa Regina Pacis, dove si svolge la rappresentazione.

E poi: “L’Epifania tutte le feste porta via”. Il detto popolare è proprio vero! Dal giorno dopo l’Epifania, infatti, si incomincerà a riporre nelle scatole gli addobbi natalizi, i pastori del presepio, ben avvolti nelle carte di giornale, tutto in attesa del Natale prossimo, anche se in qualche casa resiste ancora l’usanza di smontare il Presepe il 2 febbraio, giorno della Candelora.

La solennità dell’Epifania pone, dunque, termine alle festività natalizie, questo lungo periodo di feste che ci riportano alla fanciullezza, che ci fanno sentire tutti più buoni, le feste che solo nella nostra bella e stravagante città si vivono in modo unico.

Buon Natale alla nostra bella Taranto e a tutti i Tarentini!...