giovedì 1 dicembre 2016

Valeria Malknecht

Avvento: di solito questa parola ci fa venire in mente la sensazione dell’attesa, di desiderio, di prospettiva, di tensione verso qualcuno o qualcosa.

In realtà questa parola, più che indurci a riflettere sull’attesa, dovrebbe farci pensare già al suo effetto ed alla sua conseguenza: la venuta, la percezione già della presenza di chi stiamo attendendo.

Una donna che, nel tempo della gravidanza, attende l’arrivo del proprio figlio, sente già di essere madre e sa già che da quel momento in poi dovrà prendersi cura di lui e cambiare le proprie abitudini, prima ancora che venga al mondo.


Una persona che fa delle visite e che attende il risultato, sa già che, qualunque sarà il referto, da quel momento in poi dovrà comunque cambiare: dovrà avere più cura di sé, nel caso in cui sarà negativo e dovrà prepararsi ad affrontare la cura in caso contrario.

Questo è il senso dell’avvento: non quello di attendere, bensì di percepire già la presenza.

Nel calendario liturgico questa parola è sinonimo anche di inizio, perché con la prima domenica di avvento ha inizio non solo il periodo di attesa del Natale, ma anche il nuovo anno liturgico.

E di solito “iniziare” è il primo passo che ci conduce ad un cambiamento: ci porta ad essere propositivi, ad impegnarci perché ciò che abbiamo iniziato prosegua nel modo giusto.

Non a caso l’Evangelista Matteo, in questa prima domenica di avvento, ci spiega che l’atteggiamento migliore per affrontare questa attesa, questa venuta, questo inizio di cammino è quello di vegliare, di stare sempre allerta e di farsi trovare pronti.

Il primo messaggio dell’avvento, dunque, non è l’annuncio della nascita di Gesù (come potremmo aspettarci), ma è il monito di prepararsi a vivere nel migliore dei modi quella nascita, di essere pronti a saperla accogliere e di non farsi trovare impreparati.


Può sembrare quasi un piccolo severo rimprovero, una sorta di minaccia a fin di bene, ma in realtà non c’è messaggio più dolce e più premuroso di questo.

Solo chi ci ama e ci vuole veramente bene ci mette in guardia, ci sprona alle sfide e a dare il meglio di noi, pur lasciando gestire a noi il modo di affrontare le cose.

Il primo dono dell’avvento è, allora, percepire già la presenza di colui che sta arrivando e di sperimentare la meraviglia di desiderarlo, consapevoli che quell’attesa a cui dobbiamo prepararci avrà comunque un effetto su di noi.

A pensarci bene, è ciò che accade quando si ama qualcuno: si è consapevoli di dover prepararsi a cambiare qualcosa di sè per un amore, per un amico, per un genitore, per un figlio, per il nostro prossimo, per qualsiasi persona con cui siamo chiamati a camminare e a condividere qualcosa.

La prima promessa dell’avvento è, quindi, la certezza, la buona notizia, che chi stiamo attendendo è già con noi e che sarà Natale ogni volta che saremo stati degni di quella venuta, diventando persone migliori.