lunedì 12 dicembre 2016

Antonio Mandese 

Superata la prima domenica di Avvento ed in preparazione della ricorrenza della festività dell'Immacolata, molti confratelli e consorelle affrontano un passaggio importante verso il tempo forte che aggiunge un ulteriore tassello di avvicinamento alle festività natalizie ed i pensieri corrono veloci a quando da giovane novizio in una fredda e soleggiata mattinata della festa dell' Immacolata un gruppo di Confratelli del Carmine si ritrovò molto presto davanti alla chiesa di S. Agostino; io ero tra quelli e avevo il cuore in gola, per la sola attesa di indossare l'Abito di Rito.


Il tintinnìo delle medaglie, il sacco, lo scapolare, il profumo di cotone del cappuccio (calato solo per un attimo davanti agli occhi e poi subito sollevato per la processione); poi i memorabili rimproveri del compianto e indimenticabile Sig. De Florio che con energia e severità ci metteva in riga.

Al sottoscritto, in particolare, rimproverava i capelli lunghi da sedicenne, inammissibili per il Decoro cui con tanta fatica ci stava educando.

Il distacco più grande, che tuttavia dovevamo affrontare era quello che ci separava dalla Settimana Santa, e indossare l'Abito ancora una volta, se pure non ancora a piedi nudi, significava aggiungere esperienza ad un processo lento e lungo che sembra non essersi mai arrestato.

Oggi a distanza di poco più di vent'anni quell'attesa è ancora lenta e la prima domenica di Avvento segna un momento importante, perchè custodire la tradizione è compito complesso che richiede una meticolosa attenzione.

Ci sono i figli (depositari in primis di questa custodia) e al contempo mille impegni se da un lato non lasciano tanto spazio a quelle riflessioni limpide della giovinezza, dall'altro non mitigano la sensazione vivida dell'attesa, che contrassegna – ne sono certo- il sentimento più recondito nel cuore di tutti noi.
L'arrivo del Natale significa dimezzare questa lunga traversata che ci separa da una Pasqua all'altra e dalla musica dolce delle pastorali sembra, nelle ultime note, riecheggiare già qualche marcia, che segretamente qualcuno di noi o forse tutti ascoltiamo a basso volume durante l'intero anno per alleviare il senso di nostalgia che ci separa da quei momenti.