martedì 26 maggio 2015

Valeria Malknecht

Il 22 maggio scorso la chiesa ha festeggiato la solennità di una Santa cui molti sono devoti. Santa Rita da Cascia. E quest’anno la nostra città ha avuto il privilegio di custodire per alcuni giorni le Sue preziose Reliquie.


Rita è stata una sposa, una madre, una vedova ed infine una monaca agostiniana.

Una donna che ha avuto, dunque, diversi ruoli.

Prima moglie di un uomo brutale, che aveva accettato di sposare senza amore ma che, con il tempo, aveva imparato ad amare. Poi madre di due bambini. Poi, ancora, donna del dolore perché divenne presto vedova e, poco dopo, perse anche i suoi figli. Infine, monaca consacrata a Dio.

Non è certo facile riuscire ad essere “tutto questo” in una vita sola.

Eppure Santa Rita è stata l’esempio di una donna completa, dall’amore completo. Per un uomo, per i figli, per Dio.

È la Santa delle rose.

Chi è stato al Santuario di Cascia racconta di essere stato circondato dal loro penetrante odore.

La rosa … un fiore così gentile e delicato per il suo aspetto, per il suo profumo e per la sua bellezza.

La letteratura moderna l’ha celebrata ne “Il piccolo principe”, quale simbolo di amore e di amicizia: “E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.

Ma è anche il fiore delle spine. Spine che possono pungere e far sanguinare e che, quindi, possono far soffrire, provocare dolore. Ma non fa anche questo parte della vita?

Ebbene, Santa Rita racchiude in sé la delicatezza della rosa ed insieme l’accettazione del dolore che la puntura di una spina può comportare. Proprio come il dolore che dovette sopportare Gesù quando fu incoronato di una corona di spine.

Si racconta, infatti, che circa quindici anni prima della sua morte, Rita ricevette sulla fronte “il dono” di una spina della Corona di Gesù sulla fronte, con cui dovette convivere fino alla morte.

Il simbolo della rosa l’accompagnerà fino ai suoi ultimi istanti di vita e sarà collegato a diversi prodigi.


Pochi mesi prima di morire chiese ad una sua parente di portarle una rosa dalla sua casa d’origine nonostante fosse pieno inverno. Questa sua cugina esaudì la sua richiesta e trovò fra la neve una bellissima rosa rossa, proprio nel luogo che Rita le aveva indicato.

Un bella rosa fra la neve gelida. La prova che un delicato fiore possa vivere e sopportare di vivere nelle condizioni più disperate ed improbabili. L’impossibile che diviene possibile.

Santa Rita, infatti, è anche ricordata come la Santa dei casi impossibili.

Forse perché la sua stessa vita è stata l’esempio tangibile di come, confidando in Dio, tutto possa davvero accadere, anche l’impossibile.


È il tempo che perdiamo per la nostra rosa a rendere la rosa così speciale. Noi siamo responsabili della nostra rosa e Santa Rita è l’esempio di come amore e dolore possano convivere e di come si possa godere della bellezza della rosa ed insieme accettare la sofferenza che le spine di quella amata rosa possono procurare.