Claudio Capraro
La Conferenza Episcopale Italiana ha invitato tutte le comunità a riunirsi in veglie di preghiera la sera di sabato 23 maggio, dopo la celebrazione dei primi Vespri per la solennità della Pentecoste, in memoria dei cristiani perseguitati in tutto il mondo.
Molteplici sono stati negli ultimi tempi gli interventi del Santo Padre sull’argomento; “esiste un legame forte che già ci unisce, al di là di ogni divisione: è la testimonianza dei cristiani, appartenenti a Chiese e tradizioni diverse, vittime di persecuzioni e violenze solo a causa della fede che professano” ha detto ricevendo i membri della commissione anglicano-cattolica. Davanti al martirio di tanti cristiani, anche appartenenti a tradizioni differenti dalla nostra, la Cei ha invitato nella serata di sabato, tutti quanti di inchinarsi e pregare.
Sempre Papa Francesco, in una sua meditazione in Santa Marta di circa un mese fa, ci ha ricordato come la Chiesa attuale sia Chiesa di martiri e ricordando Santo Stefano, il primo dei martiri, il Santo Padre ha ricordato come possa definirsi tale chi “nella storia della Chiesa ha dato testimonianza di Gesù, senza avere bisogno di altri pani”.
Il numero dei martiri oggi è decisamente superiore a quello dei proto cristiani, a quello di chi fu costretto a dare spettacolo nel Colosseo combattendo contro i gladiatori o finendo in pasto alle fiere, a quello di chi si rifugiava in preghiera nelle catacombe. Oggi i cristiani vengono uccisi, torturati, privati delle libertà fondamentali in diversi Paesi in tutto il mondo, e in tutti i continenti. Se in Africa, in Asia, nel medio oriente tali episodi sono più frequenti, non si deve pensare che i nostri fratelli cristiani che vivono in zone delle terra considerate più evolute non subiscano vessazioni o peggio torture a causa della loro fede religiosa.
All’onore delle cronache i casi in Nigeria, dove i terroristi di Boko Haram hanno tra la popolazione cristiana i loro maggiori obiettivi o ancora ciò che accade in Cina dove invece è proprio il governo ad osteggiare i cristiani o ancora i cristiani assiro-caldei che fuggono dall’Isis. Da una relazione dell’associazione Porte aperte, risultano nel mondo intero 50 nazioni nelle quali i cristiani sono perseguitati.
Le parrocchie dell’Arcidiocesi di Taranto hanno risposto prontamente all’appello dei Vescovi organizzando ognuna un momento di preghiera tra i propri fedeli. Il fatto che oramai da un anno la nostra città sia un avamposto nell’accoglienza di migranti, molti dei quali scappano dalle loro case proprio per sfuggire a persecuzioni di carattere religioso, ha determinato una conoscenza più approfondita di questo problema.
giovedì 28 maggio 2015