martedì 3 giugno 2014

Luca Bucci 



Capita che una domenica pomeriggio sei seduto sul divano accanto ai tuoi genitori e con il fedele telecomando scorri i canali della tv in maniera distratta, quasi frenetica, fino a quando un’immagine, una scena che conosci già rapisce la tua attenzione; è un film che hai già visto ma che in qualche modo ti ha colpito cosi tanto che decidi di rivederlo…il titolo di questo film è “We are Marshall”.

Narra la storia realmente accaduta, nel novembre del 1970, in cui gran parte della squadra di football della Marshall University muore in seguito ad un incidente aereo.

L’intera cittadina cade in uno sconforto misto a rabbia che la sta portando quasi ad una profonda perdita d’identità fino a quando un coach valoroso, un uomo caparbio decide di ricostruire la squadra nel tentativo di ridonare forza e vigore ad una popolazione ormai spenta e senza speranza al grido di “Noi siamo i Marshall”.

Inutile dire che il finale di questo film è a dir poco emozionante: la squadra completamente rimaneggiata e senza particolari aspettative vince una partita del campionato supportata da quella cittadina che sembrava l’avesse abbandonata.


Non vi nascondo che da inguaribile sensibile quale sono, non ho avuto grandi difficoltà a sentire anche io un nodo stringermi la gola; il pensiero che dalle ceneri avessero avuto il coraggio di risorgere mi ha fatto molto riflettere sull’importanza che ha il cuore nelle azioni di ogni giorno come motore per cambiare le nostre vite.

Cosi mi sono alzato da quel divano con un pensiero fisso nella testa: La forza dei sentimenti.

In realtà, questo che proprio ora mi è accaduto è stata solo la spinta per mettermi al pc e scrivere questo articolo, perché poi, riflettendoci, è già da un po’ di giorni che sento parlare di cuore, sentimenti, coraggio…o forse in fondo è tutta la vita!

L’altro giorno, ho assistito ad uno spettacolo di due cari amici i quali hanno pensato bene di devolvere l’intero ricavato della serata ad un’organizzazione di grande rilievo Medici senza Frontiere e, certamente, è inutile sottolineare quanto cuore ci voglia per pensare a chi ha più bisogno o, come in questo caso, a chi spende la propria vita ad aiutare il prossimo nei posti più angusti della terra.

Proprio uno dei due amici, attore di professione, in un suo pezzo “comico” descriveva l’intero corpo umano soffermandosi con grande ardore proprio sul motore: il cuore; quasi guidati da lui, dalla sua bravura, siamo stati portati a riflettere su di una cosa tanto ovvia quanto poco resa concreta: se ognuno di noi imparasse a fare gran parte delle proprie azioni e delle proprie scelte più col cuore che con la testa vedremmo in giro più sorrisi e meno cattiveria.

Certo, voi che state leggendo, starete pensando: “…e ci voleva lui per capirlo!”

Avete ragione, ha detto una cosa alquanto scontata ma poi pensandoci bene, quante scelte facciamo davvero col cuore in tutta la vita?

Capita poi che sulla tua strada il Signore, che non è mai sordo alle preghiere, a richieste, a desideri, ti ponga dinanzi situazioni e persone delle più diverse, di quelle che forse non ti aspetti più, di quelle che non lo sanno neanche loro che stanno per cambiarti in qualche modo la vita.

Così ti ritrovi accanto l’amico che crede in te, che ha bisogno di te; la ragazza che riesce a guardarti dentro, a scavare a fondo nei tuoi pensieri e decide di costruirsi un posto vicino a te.


Col passar del tempo prendi sempre più consapevolezza di chi ti circonda, di chi ti ama veramente e di cosa queste persone siano disposte a fare per te e non solo per te; scopri infatti che ci sono angeli nell’ombra pronti ad indossare dei guanti o una divisa o più semplicemente un sorriso per affrontare scenari di guerra o magari il reparto di un ospedale pieno zeppo di sofferenza e dolore ma anche di richieste d’aiuto e speranza. Ed è proprio cosi che entrano in scena quelle figure coraggiose pronte, o forse mai davvero, a tendere una mano anche semplicemente accudendo, consolando, promettendo…quanto amore c’è in ogni gesto fatto col cuore?


Vedete, non è solo una questione di fegato o piuttosto di braccia o gambe, tutto ciò potrebbe rimanere immobile se solo non partisse un segnale più profondo, se solo il cervello non lasciasse posto al vero ed unico motore.

Allora io mi chiedo…perché sembra essere cosi difficile agire col cuore? Perché in ogni gesto lasciamo che sia il cervello a dominare se poi i ricordi partono dal cuore? Ebbene si, tutto ciò che produce un ricordo ha origine in quel piccolo ma grande organo pulsante; è solo grazie a quello se il nostro cervello costruisce e lascia una traccia duratura nel tempo.


Forse il tempo, le esperienze, gli insegnamenti, ci hanno portato a diffidare, a guardarci intorno con circospezione, con quel senso di sfiducia e timore d’esser ingannati.


Bè, questa potrebbe essere una delle spiegazioni plausibili ma credo che, ognuno di noi dentro di sé in fondo sappia sempre come agire quando, pur non essendone proprio sicuri, ci si lascia andare, trasportare da quell’onda di entusiasmo o solo di voglia di strappare un sorriso a chi stenta a ricordarlo.


Io, dal canto mio, sento che ci voglio provare; lasciare che sia il cuore a muovere le mie mani e le mie gambe, far in modo che i pensieri negativi lascino il posto alla speranza fino a convincersi che basta un sorriso per ritornare a vivere.