lunedì 2 giugno 2014


Claudio Capraro

Sono tante le definizioni relative alla preghiera del Santo Rosario: preghiera alla portata di tutti, preghiera della pace, preghiera della famiglia, dolce catena che ci riannoda a Dio. Lunga è la sua storia, precedente al XII secolo quando nasce con la forma di Salterio (avendo come radice quello di David) probabilmente indirizzato maggiormente ai monaci illetterati. Composto inizialmente da 150 Ave Maria, nel XIV sec. viene diviso in 15 decine intramezzate ciascuna da un Pater.

Tanti Pontefici hanno intrecciato la storia del loro papato con il Rosario: da Pio V, che dopo la vittoria dei cristiani contro i mussulmani a Lepanto nel 1572, con la Salvatoris Domini istituì la festa del Rosario, fissata l’anno successivo da Gregorio XIII alla prima domenica di ottobre con la Bolla Monet Apostolus. E poi via via fino a tempi più recenti quando nel 1951 Pio XII con l’Enciclica Ingruentium Malorum sottolineava l’importanza del Rosario in particolar modo per le famiglie. E passando per Giovanni XXIII e Paolo VI fino ad arrivare a Giovanni Paolo II che con la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae del 2002, definiva il Rosario come la contemplazione del volto del Cristo con gli occhi ed il cuore di Maria, o ancora come compendio dello stesso Vangelo e consigliava l’importanza di recitarlo in famiglia, il modo in cui recitarlo e soprattutto a lui si deve l’aver inserito i cinque misteri della Luce che prima non erano presenti. Ultimo in ordine di tempo, Papa Francesco che facendo distribuire le scatole di “Misericordina” invitava tutti a curare il proprio cuore con questa medicina.

La composizione e la recita del Rosario è semplice, e grazie alla sua ripetitività diventa contemplativa. Va recitata con un ritmo tranquillo che possa favorire la meditazione (Giovanni Paolo II). La sua composizione è nota, ma vale la pena ricordare velocemente quali sono i misteri ed in quali giorni vanno recitati: Misteri della gioia (lunedì e sabato): l’Annunciazione, la visita a S. Elisabetta, la nascita di Gesù, la presentazione di Gesù al tempio, Gesù ritrovato nel tempio. Misteri della Luce (giovedì): Battesimo di Gesù, Nozze di Cana, Annuncio del Regno di Dio, Trasfigurazione, istituzione dell’Eucarestia. Misteri del dolore (martedì e venerdì): Gesù nell’ orto degli ulivi, Gesù flagellato, Gesù incoronato di spine; Gesù caricato della Croce; Gesù crocifisso che muore in croce. Misteri della Gloria (mercoledì e domenica): Gesù risorge da morte; Gesù ascende al Cielo; lo Spirito Santo discende sugli apostoli; Assunzione della Vergine Maria; Maria incoronata Regina.

Nella recita del Rosario sono presenti il Pater, la preghiera che ci ha insegnato Gesù; l’Ave, il saluto dell’angelo a Maria ed il Gloria che è lo sviluppo della formula trinitaria pronunciata da Gesù quando invia i discepoli nel mondo. Dopo ogni decina si recita anche la preghiera decima di Fatima (Gesù mio, perdona le nostre colpe…). 

Il Rosario preghiera della famiglia e per la famiglia. Elemento fondamentale di unione familiare la recita tutti insieme del Rosario; padre, madre e figli diventano la trasposizione della Casa di Nazareth, realizzano compiutamente la bellissima definizione di famiglia uguale chiesa domestica contenuta nella Lumen Gentium.

Nel pio esercizio del Rosario il conteggio delle singole decine può essere portato anche con le dita della mano, la preghiera conserva ovviamente il suo valore, ma l’utilizzo della Corona è da considerare fondamentale. Rappresenta appunto quella catena che ci riannoda a Dio; il tenerla tra le mani ci aiuta nella meditazione. I grani che girano tra le nostre dita, mentre recitiamo l’Ave Maria ci aiutano nella contemplazione e alla fine della corona troviamo il Crocifisso. 

La Corona del Rosario elemento immancabile nelle nostre vite come nella borsa di ogni signora; nelle nostre auto annodata sullo specchietto retrovisore e soprattutto nelle nostre case; chi non ricorda a casa dei nonni quelle enormi corone a “capitale” del letto intrecciate su un crocifisso o su una immagine Mariana?

Il Rosario come elemento fondamentale del nostro abito di rito e la devozione sentita verso la Madonna del Rosario sono elementi importantissimi per noi confratelli del Carmine. Sull’altare della cappellina della nostra chiesa, troneggia il quadro della Madonna del Rosario, icona che la prima domenica di ottobre viene portata in processione dai confratelli in abito di rito. Una processione che negli anni ha acquistato sempre più importanza per noi confratelli e per tutta la cittadinanza del borgo umbertino.

La recita del Rosario è, a volte, erroneamente guardata con sospetto: si pensa sia qualcosa di esclusiva pertinenza femminile, magari riservato alle persone anziane, qualcosa che porta via del tempo alla nostra vita indaffarata e di corsa. Non è propriamente vero se accanto all’immagine della vecchina che sintonizza la televisione su TV2000, oggi sono molto diffuse le App dedicate al Rosario e quindi sicuramente indirizzate ad un pubblico più giovane. 

Personalmente sono due i momenti della mia vita nei quali la recita del Rosario ha rappresentato davvero una catena alla quale aggrapparmi: poco più di un anno fa, lontano chilometri da casa e dalle certezze, il pomeriggio mentre i bimbi dormivano, noi genitori ci riunivamo in una stanza dell’istituto delle suore Stimmatine a Kinshasa per recitare il Rosario; era un momento di estrema difficoltà, in attesa dei documenti per poter rientrare in Italia con la figlia tanto attesa e quella mezz’ora insieme era un toccasana. Il secondo momento lo sto vivendo ora, con le difficoltà che sembrano volermi sconfiggere, provando a recitare il Rosario in tre a casa ogni giorno, ma dopo la prima decina mia figlia, Maria Rosaria, ci lascia per i cartoni animati; a quattro anni non è semplicissimo recitare tutta la corona.