giovedì 5 giugno 2014

Valeria Malknecht
Dall'Oratorio Quaresimale del 12/4/2014

« Ave, o vero corpo, nato da Maria Vergine, che veramente patì e fu immolato sulla croce per l'uomo, dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue: fa' che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte. O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria. Pietà di me. Amen. » 


Forse non ci facciamo più caso, perchè compiere questo gesto fa parte ormai dei nostri gesti quotidiani, ma quando desideriamo pregare, ovunque noi siamo, la prima cosa che ci viene in mente di fare è il segno della croce. Allo stesso modo, quando entriamo in una Chiesa ci viene quasi spontaneo individuare dove è posto il tabernacolo per genufletterci o chinare il capo nella sua direzione. Il segno della croce e la genuflessione sono i gesti con i quali esprimiamo il nostro saluto al Signore; sono proprio la materializzazione di quelle così semplici quanto belle parole con cui inizia il brano di Mozart che fra poco ascolteremo: “Ave o vero corpo”. E se siamo attenti, ci accorgiamo che quest’incipit è molto simile a quello della preghiera con cui ci rivolgiamo a Maria “Ave o Maria”.

Questa volta, però, il nostro gesto e le nostre parole di saluto sono rivolte a Gesù, presente e vivo in mezzo a noi sempre, in ogni momento, attraverso il Sacramento dell’Eucarestia.
A volte ci facciamo “distrarre” dalle statue, dalla bellezza architettonica di una chiesa, da come è fatto l’altare o dalla maestosità dell’organo…ma questi mattoni, questi marmi e questi tappeti altro non sono che i custodi materiali di quel SS. Sacramento.
I custodi veri e propri di questo mistero, però, siamo noi. Noi che ci muoviamo in adorazione verso di Lui e lo contempliamo.
E specie in questi giorni così prossimi alla Nostra amata Settimana Santa, non possiamo correre il rischio di spostare l’attenzione su altro.

Non a caso il pellegrinaggio dei nostri confratelli verso gli altari della reposizione, meglio conosciuti come Sepolcri che Giovedì prossimo troveremo allestiti in ogni chiesa, ci ricorderà che Settimana Santa significa anche adorare il SS. Sacramento. Ci ricorderà che quel cammino a piedi scalzi, a volto coperto e con un bordone in mano simboleggia il percorso di fede del pellegrino penitente e che vedrà la meta del suo viaggio nell’adorazione dell’eucarestia. È il fulcro del nostro credo, punto di partenza e di arrivo delle nostre richieste di aiuto e dei nostri grazie. Il mistero dell’incarnazione trova il suo completamento nel mistero dell’eucarestia. E l’anello che li congiunge è la Passione di Gesù.

“… veramente patì e fu immolato sulla croce per l'uomo…”.

Gesù si fa dono sulla croce per noi: siamo noi la causa dei suoi flagelli e del dolore procurato da quelle spine. Siamo noi il peso del legno della croce che porta sulle sue spalle. Siamo noi la causa, infine, delle lacrime di Maria. Eppure siamo amati a tal punto che Gesù da quella stessa croce ci considera addirittura suoi fratelli tanto da donarci sua madre “… ecco tua madre … ecco tuo figlio”. Questo tabernacolo è la prova tangibile della promessa che il Signore ci ha fatto di essere sempre con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Non stanchiamoci di rivolgere il nostro saluto, il nostro Ave Verum Corpus, al Signore Sacramentato e giovedì prossimo, mentre saremo rapiti dalle caratteristiche movenze dei confratelli, non dimentichiamoci di essere, al loro pari, pellegrini penitenti in rispettosa adorazione e preghiera.