«Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno».
Su un balcone basso una bambina dalle trecce bionde allunga la manina tra le sbarre e con sforzo cerca di accarezzare il volto di quell'uomo che la guarda.
Di nuovo torna a guardare in alto la guida di questo nostro viaggio, di nuovo in un sorriso di dolore volge i suoi occhi al Padre e un po' a tutti noi se da un piano rialzato lo fissiamo intensamente.
Particolari poi che la resero difficile da costruire. Il priore di allora ci teneva particolarmente a questa rappresentazione e la commissione così ricca di misure da rispettare sicuramente fece penare il povero cartapestaio che riuscì a realizzare una croce scomponibile in tre parti. L'attuale colore ligneo risale al 1978, quando il marrone chiaro andò a sostituire il nero precedente.
Questa semplice cartapesta è il simbolo dei nostri dolori, è simbolo di ogni nostro peso, è simbolo di tutte le volte in cui non ce la facciamo, in cui tutto sembra perso e le braccia non sono più capaci da sole di sollevare una apparente sconfitta.

Quanto è bello scappare dagli ostacoli della vita, quanto è bello allontanare le prove e tutto ciò che per noi non è buono.
Ma Gesù non si sottrae, impugna col braccio destro quel legno e col sinistro fa leva per alzarsi, conficca le dita nel suolo e sollevando il capo implora aiuto a noi, a Lui, a tutti. "Pietà, pietà di me o uomo o donna che mi guardi, pietà di me o Padre".