mercoledì 25 marzo 2015

Luciachiara Palumbo 

Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Ci avviciniamo alla fine di tutto e paradossalmente all'inizio di tutto… Tante parole sono state spese a proposito di queste ultime due statue in questo anno così particolare e importante. 

Vogliamo allora ripercorrere tappa dopo tappa l'origine della nostra passione, vogliamo immaginare i primi sguardi di ammirazione verso la "Morte" per eccellenza. Tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700 Taranto fu colpita da una pestilenza che mostrò i suoi pericolosi e orribili frutti.

Fu allora che il nobile don Diego Calò commissionò ad un cartapestaio di Napoli la realizzazione di due statue, il Gesù morto e l'Addolorata. I due simulacri, custoditi nella cappella gentilizia della famiglia nobiliare, erano soliti uscire Venerdì Santo in processione. 

Nel 1765 tuttavia un discendente di don Diego, don Francescantonio volle donare le due raffigurazioni alla confraternita che per zelo e devozione si distingueva, ovvero alla confraternita del Carmine. Quel venerdì santo una volta uscite dalla cappella non vi fecero più rientro ed invece entrarono a far parte di qualcosa di immensamente più grande. 

Varcato quel portone divennero il cuore pulsante di quella che poi venne chiamata La processione dei Misteri. Il nostro amore, la nostra cura per una tradizione così antica ruota attorno a questo momento della morte di Cristo, ruota attorno alla contemplazione di un semplice corpo esanime. 

Il figlio strappato dalle braccia materne, scoperto della propria protezione umana viene adagiato con dolcezza su un lettino. Sembra che dorma e davanti ai nostri occhi appare così chiara, così nitida l'immagine di Mamma che avvicinatasi gli accarezza il volto e canta una ninna nanna.

 Chi parla intorno a lei viene interrotto da questa scena straziante in cui Lei, la donna forte, precipita nel dolore e sussurra parole dolci, parole d'amore alla sua stessa fonte di vita… Il cammino deve riprendere ma Maria fa segno di fare silenzio, non si può svegliare il Creatore. 

I passi di quel funesto corteo si sentono su quel terriccio ma il silenzio di una morte senza eguali infonde paura. Il braccio di Gesù fuoriesce dalla preziosa bara ed allora ella accoglie tra le sue piccole mani la candida mano e la adagia sul costato. 

Ora tutto tace e quella carne martoriata viene riposta nella pietra e coperta con un lenzuolo bianco che assume le fattezze di un Uomo… Si chiude così una pagina della storia dell'umanità, una pietra rinchiude la sorgente d'amore nella sua bellezza mai persa…