Claudio Capraro
Capita, può capitare. Siamo umani
e di conseguenza siamo fragili.
Può capitare
che appesantiti dai problemi, dai pensieri, dagli avvenimenti tristi la nostra
fede vacilli e che anche le nostre convinzioni più forti e profonde possano
avere degli sbandamenti.
Ed è proprio
in questi momenti di sbandamento e di fragilità che siamo più deboli e quindi
più esposti al rischio. Al rischio di perdere i punti di riferimento, di
perdere la Fede, di dimenticare di affidarci alla preghiera proprio quando questa
è ancora più necessaria di quanto non lo sia giornalmente quando sembra che
tutto vada per il verso giusto.
Quasi come a
voler fare un dispetto a chi in quel momento riteniamo responsabile dei nostri
problemi, dei nostri affanni, decidiamo di non partecipare ai momenti di vita
comunitaria ed in particolar modo alla celebrazione eucaristica. Accusiamo
nostro Signore di essere assente, distratto, lontano.
E’ il serpente
che si insinua, il maligno che cerca di cambiare il nostro cuore, che cerca di
sedurci. E trova terreno particolarmente fertile nei nostri momenti di
difficoltà.
A me è
capitato in questo fine settimana per una serie di vicende poco piacevoli di
sentirmi a terra, di sentirmi sconfitto, di sentirmi inadatto a proteggere la
mia famiglia, di sentirmi solo, abbandonato. Ed è capitato di chiedermi dove
fosse il Signore, perché mi stesse accadendo tutto questo.
Ho dormito
poco la notte, davvero poco e tra tanti pensieri brutti una immagine ad un
certo punto della notte tra sabato e domenica mi è venuta in mente. Cercando di
scacciare immagini negative ho provato a concentrarmi sugli impegni del mattino
successivo, domenica 29 novembre. Quest’anno coincidenza tanto dell’inizio del
periodo di Avvento, dell’attesa dell’incarnazione di nostro Signore Gesù
Cristo, nonché primo giorno della Novena alla Vergine Immacolata. E l’immagine
che mi è venuta in mente è stata proprio la Sua, col suo bell’abito azzurro,
con la testa coronata di stelle, e con quel serpente brutto schiacciato sotto
il suo piede. Poco a poco il mio cuore ha cominciato a scaldarsi.
I problemi non
li ho superati, anzi devo ancora capire come affrontarli, ma quella immagine mi
ha confortato. Non sono ancora sereno, ma non devo permettere a quella serpe di
insinuarsi, devo scacciarla e chiedendo l’aiuto della Vergine affinché
interceda presso il suo Figlio che tra poche settimane nascerà in una grotta,
devo riacquistare la fiducia, devo riposizionare il timone nella giusta
direzione.
Stamattina
sono corso da Lei, accompagnandola nel breve tragitto fino al Duomo, al suono
delle pastorali. Sotto i suoi occhi ho partecipato all’Eucarestia, ho ascoltato
le parole del Vangelo di Luca che parla proprio della necessità di non
appesantire i cuori anche dagli affanni della vita, perché quel giorno è vicino
e non ci piombi addosso all’improvviso.
Mi sono
riaffidato completamente a Lui e come dice il Salmo che mi è tanto caro: “Anche se vado per una valle oscura, non
temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”.