giovedì 27 febbraio 2014


Antonino Russo


Uno dei ricordi che resteranno indelebili nella mia mente è la sensazione di freddo provata poggiando per la prima volta i piedi nudi sul pavimento del nostro Oratorio in occasione dell’adorazione della Croce ricordo seguito, ma solo cronologicamente e non certo per intensità, dalla ruvidezza dell’asfalto durante la posta “fissa” del Giovedì Santo.

Alcune delle foto più significative dei Perdùne che si possono ammirare salendo le scale del nostro Oratorio, sono quelle che ritraggono il contrasto tra il candore della veste bianca, simbolo del Battesimo e il nero della pianta dei piedi… Nazzecanne avverti la fatica del cammino simbolo della fatica della crescita nella vita di fede di ognuno.

Nel Vangelo (Luca 7, 36-50) Gesù si lascia lavare i piedi da una peccatrice che li bagna con le sue lacrime. Quella donna asciuga i piedi di nostro Signore con i suoi capelli, li cosparge con olio profumato suscitando l’indignazione dei presenti che avrebbero visto un uso migliore nel venderlo e nel dare il ricavato ai poveri. Mi tornano alla mente i commenti di coloro che a priori contestano l’operato delle Confraternite, coloro che mormorano senza conoscere. Coloro che non hanno mai rotto e mai romperanno il vaso dei loro sacrifici (economici, fisici, spirituali) per ricordare la passione e morte di Gesù.

Un altro episodio del Vangelo in cui i piedi diventano motivo di scandalo è quello in cui Gesù istituisce il sacerdozio si cinge i fianchi con un asciugatoio e inizia a lavare i piedi ai discepoli:

«Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.» (Giovanni 13,12-15)

Non è forse questo lo spirito di fratellanza che deve legarci?

Questo gesto dal profondo significato, simbolo dell'amore del Padre, riassume tutta la vita di Gesù, che "non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Marco 10,45) viene ripetuto nella liturgia del Giovedì Santo durante la Messa in Cena Domini che nella dottrina della Chiesa rappresenta l’inizio del Triduo Pasquale.

Anche l’Antico Testamento (Isaia 52, 7) parla di come sono belli i piedi di coloro che portano buone notizie: è questo il nostro compito, portare la buona novella per eccellenza, il Vangelo, per le vie della nostra città senza temere alcun inciampo perché come recita il Salmo 90 (91) «Egli per te darà ordine ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie. Sulle mani essi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra»

Si aprono le porte e «a piedi ignudi senza scarpe e senza calzette, ancorché nevigasse o facesse malissimo tempo» torniamo ad essere pellegrini nelle strade di Taranto, mandati “a due a due” a testimoniare la fede in Cristo: ecco le “poste”, ecco il silenzio dei piedi che contrasta con il tintinnio delle medaglie del Rosario.

Ed è già Settimana Santa.