giovedì 13 febbraio 2014

Luciachiara Palumbo



Forse non c'è un momento più bello dell'attesa... L'attesa quasi appare migliore dell'evento in sé. In realtà è così per ogni cosa ma questo dolce aspettare la nostra Settimana Santa, la nostra Pasqua, diventa uno stile di vita. Perché uno stile di vita? Perché ogni giorno dell'anno è scandito in vista del momento in cui le vie della città profumeranno di Cristo, saranno impregnate di dolore. 

Più volte ho pensato di scrivere, di condividere questo mio amore smisurato per la Passione di Cristo, questo mio attaccamento alle tradizioni di Taranto ma non ne ho avuto il coraggio. Avevo paura che i Confratelli leggendo e ascoltando avrebbero potuto pensare e domandarsi: ma cosa ne sa questa di ciò che proviamo sotto quel cappuccio? Io allora rispondo all'eventuale interrogativo; è vero non posso sapere cosa accade indossando quell'abito, nazzicando o portando una statua ma so cosa accade a me. 
Osservo e prego, ma la mia mente viaggia, la mia mente nazzica con voi e percorre una lunga via, una via che termina con un uomo, un uomo vestito di bianco con le braccia spalancate. Non riesco a vedere il suo volto, la luce è troppo forte ma avvicinandomi la sua immagine appare sempre più chiara fin quando è tanto nitida perche Lui mi sta abbracciando forte.

Ed allora permettetemi dunque di provare a spiegare i miei tanto confusi sentimenti durante la meravigliosa e dolorosa attesa. Nella mia casa non ci sono Confratelli, quindi risulto alquanto strana ed esagerata ma i miei genitori ormai sono abituati e quasi quasi sono riuscita ad entusiasmare anche loro. Non che non siano legati alle tradizioni, infatti i miei nonni hanno sempre insegnato loro ad amare questa città e i suoi costumi ma non sono come me. Allora si pone il problema dell'ascolto delle marce funebri un po' troppo prima dell'inizio della Quaresima. Per rispetto soprattutto a mio fratello, il quale dice di provare una grande angoscia, ascolto con le cuffie anche sulla strada per andare a scuola. Questo è un problema perchè poi durante le lezioni oltre a canticchiare il motivo succede un'altra cosa, appena qualcuno suona il clacson a lungo identifico quel suono con la nota iniziale di "A Gravame", ed allora addio pace. Poi torno a casa, pranzo, riposo e appena mi sveglio mi fermo davanti alla finestra. 

La finestra? Si esatto la finestra, ma non affaccia su alcun luogo caratteristico della Settimana Santa. E allora perchè? Mia madre mi si avvicina e io le dico: "Guarda il colore della luce, sembra proprio il Giovedì Santo"... meglio non trascrivere cosa mi risponde la mamma. Mio padre alimenta la mia malattia. Da bambina il nonno iniziò a regalarmi le statuette in miniatura e quando lui è morto il mio papà ha continuato, un po' alla volta per tanti anni. Ora ho la processione dei Misteri in completo e mi avvio a costituire quella dell'Addolorata. Così ogni qual volta viene un amico a trovarci a casa io spengo le luci dello studio di papà, accendo i piccoli lumini della mia processione e accompagno il tutto con il sottofondo delle marce, tramite il cd nella radio. L'effetto è una stanza che profuma di Riti e di Passione... Il mobile delle miniature è rivestito di un drappo rosso e affiancato da una poltrona, sulla quale vi è una piccola troccola ed il cappello della confraternita del Carmine, regalatomi per un'Epifania. 

Queste sono sostanzialmente le cose clamorose che faccio accompagnate al nazzicare di nascosto, al segnare sul calendario il numero mancante di giorni alla domenica delle Palme e ad affiggere manifesti degli anni precedenti in giro per casa. Possiamo dire che ciò rappresenterebbe la normalità se però fossi un Confratello! Ecco perchè i miei genitori per giustificare questo mio atteggiamento mi definiscono un "confratello mancato".