martedì 4 febbraio 2014

Giovanni Schinaia
Nazzecanne, ottobre 2002



Il Rosario e' la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicita' e nella sua profondita'. [...]. Con queste parole, miei cari fratelli e sorelle, immettevo nel ritmo quotidiano del Rosario il mio primo anno di Pontificato. Oggi, all'inizio del venticinquesimo anno di servizio come Successore di Pietro, desidero fare altrettanto. 
Sono parole tratte dalla Lettera Apostolica ROSARIUM VIRGINIS MARIAE, che S.S. Giovanni Paolo II ha proclamato al mondo lo scorso sei ottobre.
Nella lettera il Papa incoraggia la preghiera del Rosario proponendola come attuale e per nulla superata anche alle nuove generazioni.

Elemento sul quale il Santo Padre insiste più volte è il carattere eminentemente cristologico della preghiera del Rosario, che è insieme meditazione e supplica. Una contemplazione di Cristo alla scuola di Maria, un conformarsi a Cristo insieme a Maria, una supplica a Cristo con Maria, e infine, l’annuncio di Cristo insieme a Maria: questi sono gli effetti e le finalità che il Papa indica per il devoto che si accosta al Santo Rosario.
Consigliamo a tutti di cuore la lettura integrale del documento del Papa: ciascuno vi potrà trovare spunti utilissimi per una seria riflessione personale sulla genuinità e correttezza della propria devozione mariana.
Di sicuro – e preventivato – effetto mediatico è stata quella parte della lettera che il Papa chiama un’opportuna integrazione. Scrive dunque il Papa:

Affinché il Rosario possa dirsi in modo più pieno 'compendio del Vangelo', è perciò conveniente che, dopo aver ricordato l'incarnazione e la vita nascosta di Cristo (misteri della gioia), e prima di soffermarsi sulle sofferenze della passione (misteri del dolore), e sul trionfo della risurrezione (misteri della gloria), la meditazione si porti anche su alcuni momenti particolarmente significativi della vita pubblica (misteri della luce). Questa integrazione di nuovi misteri, senza pregiudicare nessun aspetto essenziale dell'assetto tradizionale di questa preghiera, è destinata a farla vivere con rinnovato interesse nella spiritualità cristiana, quale vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria.

Ecco dunque i cinque Misteri Luminosi che il Papa desidera siano aggiunti alla preghiera del Rosario:
1. Il Battesimo di Cristo al Giordano (Mt 3, 17 e par)
2. L’auto-rilevazione alle nozze di Cana (Gv 2, 1-12)
3. L'annuncio del Regno di Dio con l'invito alla conversione (Mc 2, 3-13; Lc 7, 47-48)
4. La Trasfiguarazione (Lc 9, 35 e par)
5. L'istituzione dell'Eucaristia, espressione sacramentale del mistero pasquale (Gv 13,1)


Sarebbe stato sicuramente divertente – se la constatazione dell’incompetenza altrui non fosse altrimenti irritante – dare una scorta veloce ai titoli dei giornali all’indomani della pubblicazione della Lettera Apostolica. Tutte le testate recitavano più o meno così: Il Papa cambia il Rosario.
Verrebbe da precisare che il Papa non cambia proprio niente. Quella che lui stesso chiama integrazione (e non modifica o cambio) altro non è che l’ulteriore testimonianza della speciale attenzione che il magistero ha sempre riservato alla devozione popolare più diffusa nella cristianità.

Ripercorrere le principali tappe della storia del Rosario, significa parlare di Santi, mistici, Papi. Sullo sfondo troviamo sempre il Popolo santo di Dio, che nel Rosario di Maria, breviario dei poveri, ha sempre trovato il modo più diretto, immediato, efficace per rivolgersi alla Mamma del cielo, e, attraverso di Lei, a Gesù.

(Secondo l'opinione comune) il Rosario fu “inventato” nel XII secolo, da San Domenico, fondatore dell’Ordo Predicatorum, che, più di tutte con la’arma della preghierà, affrontò e sconfisse l’eresia dei manichei albigesi. San Domenico introdusse il nome stesso del Rosario, e lo diffuse in ogni parte della Cristianità.

Una data fondamentale per la storia della Chiesa, e del Rosario, è il 7 ottobre 1571. La flotta cristiana, di molto inferiore per la quantità e la qualità del naviglio e dell’armamento, affrontò e sbaragliò a Lepanto la grande flotta turca che minacciava di invadere l’Europa. In quell’occasione tutto il popolo cristiano, di ogni lingua, fu unito nella preghiera del Rosario per impetrare da Maria la vittoria e la pace. A mezzogiorno del 7 ottobre, papa San Pio V, ricevuta in visione mistica la notizia della vittoria dei cristiani, fece suonare a distesa le campane di Roma. I messi da Lepanto giunsero a Roma con l’annuncio della vittoria solo diversi giorni più tardi. Da allora la Madonna del Rosario è venerata anche col titolo di Augusta Regina delle Vittorie. Successivamente papa Gregorio XIII stabilì il 7 ottobre come la festa del Santissimo Rosario di Maria, festa elevata al rango di solennità due secoli più tardi da papa Clemente XI.

Il papa del Rosario: così è ricordato papa Leone XIII che il primo settembre 1883 promulgò l’enciclica Supremi Apostolatus: Leone XIII incoraggiò la recita comunitaria del Rosario, in Chiesa, subito prima della S. Messa, davanti alla SS.ma Eucaristia solennemente esposta. Abbinò al Rosario la recita conclusiva delle Litanie Lauretane e la benedizione solenne col canto del Tantum Ergo. Leone XIII è il papa che approvò la fondazione del grande Santuario della Madonna a Valle di Pompei da parte del Beato Bartolo Longo. Leone XIII concesse l’imprimatur ad alcune fra le preghiere ancora oggi più care alla devozione popolare: i Quindici Sabati alla Madonna di Pompei, la Novena, la Supplica di Maggio e di Ottobre, l’Orazione conclusiva, tutte composte dal Beato Bartolo Longo.
Un cenno particolare merita la più diffusa fra le giaculatorie che siamo soliti recitare fra una decina e l’altra: Signore porta in cielo tutte le anime …. Essa fu dettata dalla Madonna a Lucia nel 1917 a Fatima durante una visione.