mercoledì 1 ottobre 2014


Claudio Capraro

Quarant’anni fa: dove eravamo? Cosa facevamo nel 1974? Cosa accadeva in Italia e nel mondo in quell’anno? E cosa nella nostra città? Tanto per citare alcuni degli eventi che più potranno colpire la nostra memoria, almeno di quelli che c’erano, il 1974 fu l’anno del referendum sul divorzio, delle stragi dell’Italicus e di piazza della Loggia, le brigate rosse sequestravano il giudice Sossi, la Fiat mandava a casa migliaia di dipendenti.

E nella nostra Taranto che accadeva? E più nello specifico quali avvenimenti riguardavano la nostra Confraternita al tempo. Iniziamo un excursus storico attraverso le cronache del quotidiano di Taranto, il Corriere del Giorno, ormai assente dalle nostre edicole, per capire attraverso le pagine ingiallite, come la città viveva negli anni passati gli eventi che più da vicino riguardavano la Confraternita del Carmine e cioè la Settimana Santa e la festa della Titolare.


Partendo dalla domenica delle Palme, vale a dire dal 7 aprile del 1974, leggiamo velocemente che in quei giorni il Ministro del Tesoro annunciava “duri e pesanti sacrifici” per gli italiani, che il Taranto affrontava al Salinella la Reggiana (vincendo 3 a 1, arbitro Casarin), che al cinema proiettavano i film di Bud Spencer e Terence Hill o in alternativa Jesus Christ Superstar. Un articoletto, poi, annunciava che si entrava in quel giorno del vivo delle tradizioni della Settimana Santa e che in serata, all’imbrunire, gli iscritti delle due maggiori confraternite cittadine, si sarebbero riuniti nelle proprie chiese di appartenenza per dar vita alle “gare”. Quindi quella sera, nella chiesa del Carmine si riunì l’assemblea straordinaria degli iscritti; priore l’avvocato Cosimo Solito, Padre Spirituale Mons. Luigi Liuzzi. Ancora qualche anno e l’Arcivescovo Motolese avrebbe vietato che la gara si svolgesse in chiesa.

Ma come andò quella gara? Cosa riportava il giorno dopo, il lunedì Santo, il Corriere del Giorno. In realtà, a differenza di oggi, in prima pagina nessun titolo parlava di quanto accaduto il giorno precedente. Bisognava andare nelle pagine di cronaca per trovare il breve pezzo di commento che nel titolo (Sdanghe da capogiro, flessione per i Misteri) riassumeva un incremento delle offerte per il pellegrinaggio dell’Addolorata e di contro, invece, una diminuzione del totale delle offerte per la processione dei Misteri. Senza entrare nel dettaglio delle licitazioni effettuate per i simboli e per le statue, diciamo che il totale delle entrate fu di circa 3 milioni di lire in meno rispetto all’anno precedente. Tra le note di “colore” il fatto che dopo tanti anni di aggiudicazione del Gonfalone da parte di “Zi Catavete”, al secolo Cataldo Russo, a cifre modeste ( anche 2.500 lire) quell’anno fu aggiudicato per circa mezzo milione ad altro confratello.

La parte dell’articolo che invece colpisce è quella relativa ai commenti, anche da parte di alcuni degli stessi confratelli oltre che del cronista, riguardo le cifre spese (ritenute “sproporzionate e spropositate rispetto all’importanza dell’avvenimento”) ed i metodi di aggiudicazione, con proposte e lamentele. Offerte in busta chiusa, oppure non permettere agli ultimi aggiudicatari di gareggiare gli anni immediatamente successivi per quello stesso simbolo. Dibattito che periodicamente, vedremo, ritornerà fino ai giorni immediatamente trascorsi. Che Giovambattista Vico, fosse tarantino?

Nei giorni fino al giovedì Santo, il Corriere ci racconta di gastronomia pasquale e della visita dell’Arcivescovo Motolese presso gli uffici del Commissariato Marina Militare per il precetto Pasquale. Nel numero di giovedì Santo 11 aprile, invece si annunciano gli appuntamenti che dalle tre del pomeriggio coinvolgeranno tutta la città, appuntamenti immutati nei secoli: il pellegrinaggio delle poste di “perdune”, la Messa in Coena Domini e la lavanda dei piedi, la processione del Santissimo in piazza Carmine (così definita e non Giovanni XXIII) con il priore della Confraternita a reggere l’ombrellino. In mattinata, in Concattedrale, la messa in Crismalis, e nel pomeriggio in Duomo, sempre l’Arcivescovo avrebbe presieduto la Messa in Coena Domini. A mezzanotte l’uscita dalla chiesa di San Domenica del pellegrinaggio della Beata Vergine Addolorata. Un articolo in tutto e per tutto a quello che leggiamo – gettando un occhio alla mozzetta appesa a prendere aria - ogni giovedì Santo, che non ci dice nulla di ciò che già non sappiamo, ma che ci fa caricare a mille l’adrenalina. Ma leggendo meglio, cogliamo alcuni aspetti insoliti: per il pellegrinaggio della Vergine Addolorata, il cronista si auspica che possa ricomparire in piazza Fontana il grande falò; chissà se al tempo le birre e i panini con la salsiccia facevano già parte del panorama. Altro particolare importante, sempre a proposito del pellegrinaggio dell’Addolorata il percorso che né all’andata, né al ritorno passava da piazza Carmine e cioè davanti alla chiesa omonima. Passato il ponte girevole, percorreva via Archita (immagino via Matteotti), via Margherita, via D’Aquino e piazza Immacolata. Al ritorno, dopo la stessa piazza, via Berardi, via Anfiteatro, via Cavour, via D’Aquino e ponte girevole. Insomma la chiesa del Carmine, a leggere questo pezzo, veniva solo sfiorata lateralmente. Il percorso della processione dei Misteri, invece, era in tutto e per tutto uguale a quello attuale.

Dalle cronache del giorno successivo, apprendiamo come quel giovedì Santo fu freddo e piovoso tanto che le prime poste (di città e di campagna) dovettero ritardare la loro uscita. Molto accattivante la cronaca (anonimo il cronista) che riportando nomi e situazioni ci fa immaginare quasi di essere all’angolo della Sem, dove “il maestro Lemma (mestre Mingucce – ndr) ha estasiato gli astanti con un “A Vittorio Emanuele” che era una pittura”.

Dopo una notte di freddo e pioggia il venerdì Santo, inaspettato, apparve il sole ed il caldo anche cocente rallentò il passo dei confratelli dell’Addolorata che fecero rientro a San Domenico con circa due ore di ritardo.

Riguardo la processione dei Misteri, si sottolinea la presenza di tanta gente, di molti turisti, di parecchi bambini e, con grande enfasi, addirittura della TV (quale? La Rai o una delle prime emittenti libere?). Viene riportato un particolare definito “patetico” (sic): “il cav. Luigi Pignatelli, anche quest’anno aggiudicatario delle ambitissime sdanghe di Gesù Morto, non indosserà dopo circa un trentennio l’abito di rito. In sua vece, saranno due dei suoi figli a reggere il peso della statua del Cristo. E la tradizione, ancora una volta, sarà interamente rispettata”.

Nella cronaca del giorno successivo si racconta che la processione radunata in piazza Carmine alle 5 (!) faceva rientro in chiesa avvolta da un fitto manto di nebbia. Nei commenti “finali” si possono leggere critiche ad alcuni atteggiamenti della folla dei fedeli, o nei confronti di alcuni portatori che masticavano chewing gum mentre erano sotto le statue. Si sottolineava negativamente la vendita di palloncini e frutta secca come se fosse una sagra paesana ed il fatto che i turisti non avessero alcun tipo di assistenza e di informazione e fossero lasciati a se stessi. Il pezzo continuava su come, altrove, il turismo religioso avesse una importanza notevole, mentre qui a Taranto non si riuscissero a sfruttare adeguatamente i riti della settimana Santa. Si chiudeva, e come poteva essere altrimenti, con una severa critica alle somme spese la domenica delle Palme per l’aggiudicazione dei simboli delle due processioni. Tanto convinto delle sue tesi, l’autore, che il pezzo della domenica delle Palme del 1975 e cioè dell’anno successivo (era il 23 di marzo), con il quale si annunciava l’inizio della settimana Santa, era pari pari quello di commento di chiusura del 1974!

Passata Pasqua, giusto qualche giorno di “assestamento” e poi si comincia a lavorare per la festa della Titolare. Cosa accadeva a Taranto quel 16 luglio di quarant’anni fa? Era stato nominato Provveditore agli Studi il prof. Angelo Vincenzo Curci, già Sindaco di Taranto, una notizia riportava con un certo scalpore che all’Istituto Nitti per gli esami di maturità era stata discussa una tesina che aveva come argomento la “droga”, la malavita si prendeva a pistolettate nei pressi del Cimitero, alla salita San Martino tre famiglie venivano fatte sgomberare perché lo stabile era pericolante e all’arena Corallo in piazza Ramellini un terribile fatto di cronaca aveva turbato tutta la città: una bottiglia lanciata dall’alto aveva colpito, uccidendolo, un bimbo che era con i genitori a guardare il film.

Venendo a noi, apprendiamo che nella mattinata del 16 luglio erano stati aggregati al Sodalizio circa 30 nuovi confratelli; l’articolo parla più esattamente di “una trentina di giovani” e non ci lascia intendere se si trattasse sia di donne che di uomini o se nel 1974 i novizi erano solo uomini e non c’era nessuna nuova consorella. Nel pomeriggio poi la grande processione preceduta, molti lo ricorderanno per tanti altri sarà una cosa mai sentita, dalla gara per l’aggiudicazione delle sdanghe della Titolare. Lo stesso articolo definisce questa gara come “particolarmente insolita”, e riporta che si sono contesero l’onore di poter portare la Vergine diversi gruppi; al termine ha prevalso “un aggiudicatario che insieme ad altri sette, reggerà le sdanghe”. Anche qui non è chiaro se questi otto fossero, tra sdanghe e forcelle, un unico gruppo che avrebbe retto la statua per tutta la durata della processione, oppure fossero due squadre “a sdanghe” e poi le forcelle venivano scelte con altro criterio. Chi ha vissuto direttamente quegli anni potrà aiutarci a chiarire.