martedì 7 ottobre 2014

Antonino Russo


“[…] Poi gli si avvicinò una donna che reggeva un bambino al seno e chiese: “Parlaci dei figli”.

“I vostri figli non sono i vostri figli.

Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé.

Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore, ma non potete seminare in loro i vostri pensieri.

Potete erigere case per i loro corpi, ma non per le loro anime, perché le loro anime dimorano nella casa del domani che neppure in sogno potete visitare.

Potete cercare di essere simili a loro ma non sforzatevi di renderli simili a voi.

Perché la vita torna sui suoi passi e non le piace risiedere nella dimora di ieri.

Voi siete gli archi e i vostri figli sono le frecce vive scoccate lontano.

L’Arciere scruta il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi piega e vi tende affinché le sue frecce corrano veloci e lontane.

E perciò fatevi tendere con gioia dalla mano dell’Arciere;


Poiché come ama la freccia che scocca, così egli ama l’arco che sta saldo tra le sue mani.”

Kahlil Gibran – tratto da “Quando l’amore vi chiama, seguitelo”



Quando il nostro sguardo incrocia per la prima volta quello dei nostri figli, la preghiera di ringraziamento a Dio Padre nasce spontanea dal cuore e si manifesta con la commozione del nostro volto, con il nostro sorriso.

Quando afferrano con la loro manina parte del nostro dito, comprendiamo il loro essere piccoli e indifesi.

Quando cercano sin dai primi istanti il seno materno, il pensiero va’ a tutte le mamme del mondo e alla Vergine che allo stesso modo ha nutrito Gesù rendendo da subito il Figlio di Dio bimbo come i nostri.

Non saranno le notti che passeremo insonni o le rinunce che faremo per loro o l’impegno che metteremo nel cercare di non far mancare loro nulla che potrà farci dire “siete miei” perché sono dell’Arciere cioè di Dio che tende l’arco, cioè noi, suoi strumenti, per far arrivare lontano i nostri figli nel cammino della vita terrena e della vita eterna.

I figli sono una benedizione: non “capitano” perché l’amore di Dio non capita ma piuttosto abbonda verso l’umanità.

Preghiamo per i nostri figli e impegniamoci a dare loro il nostro tempo e il nostro esempio senza aspettarci nulla in cambio, con la stessa gratuità con la quale Dio ci ama.