venerdì 24 ottobre 2014

Umberto De Angelis 

Domenica 19 Ottobre 2014, una data da ricordare per quel gruppo di 15 confratelli che come me hanno vissuto un giorno particolare di vita confraternale, per essere stati chiamati a ricoprire il ruolo di Officiali Minori.

A conclusione della Settimana di Spiritualità Carmelitana, svolta nella parrocchia del SS. Crocifisso, dopo la processione di rientro del simulacro della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, nella Celebrazione Eucaristica della sera, nella Chiesa del Carmine, sì è svolta la funzione del giuramento dei nuovi Officiali Minori della Confraternita del Carmine in Taranto.

La giornata era iniziata di buon ora, al mattino, per preparare l’abito di rito, come per ogni appuntamento importante e solenne. Il clima caldo, anomalo per il periodo, poteva far pensare ad una bella giornata di luglio, ma il calendario della Confraternita che segna lo scorrere dell’anno era sulla pagina di Ottobre, non c’era dubbio. Il pensiero era rivolto alla celebrazione di giuramento che si sarebbe svolta nel tardo pomeriggio in abito di rito.

L’arrivo in oratorio, in leggero anticipo sull’orario previsto, per indossare con calma l’abito, anche questo gesto apparentemente ripetitivo, per ogni confratello è un “rito” nel rito.

Prima di scendere in sacrestia, ci ha raggiunto il Priore nel salone per le indicazioni sullo svolgimento della cerimonia di giuramento. Il suo discorso è stato chiaro, preciso, scandito e rimarcato nei punti principali, ricco di particolari sulla disposizione in Chiesa e sulla formula di giuramento. Negli occhi di tutti, anche dei confratelli più anziani “chiamati al servizio”, leggevo l’emozione della “prima volta”.

Puntuali alle 19.00 siamo scesi in processione per raggiungere la Chiesa del SS. Crocifisso dove ci attendeva la statua della Titolare per il cammino di ritorno alla Chiesa del Carmine, al termine della Settimana Carmelitana. La processione era raccolta e disposta a partire dal confratello con il labaro, dalle consorella disposte in due file ai due lati della strada, dai confratelli con i fanali e con il crocifisso al centro, da dodici coppie di confratelli in tutto, fra cui coloro che dovevano svolgere il servizio alla celebrazione e i nuovi Officiali Minori, dal mazziere, dai Padri Carmelitani del SS, Crocifisso e dalla statua della Madonna del Carmine portata da otto confratelli. Ai due lati della strada nel breve percorso che separa le due parrocchie due ali di fedeli, che si sono stretti al passaggio della processione a testimoniare ancora una volta la grande devozione tarantina per la Nostra Mamma.


Alle 20.00 è iniziata la celebrazione della SS. Messa.

Nel Vangelo secondo Matteo (Mt 22,21) di questa celebrazione il racconto della ipocrisia dei Farisei, della tentazione a Gesù e della Sua famosa risposta: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Tale frase sembrava racchiudere anche il significato e l’atteggiamento profondo degli impegni che noi Officiali Minori stavamo per assumere al termine della cerimonia con il nostro giuramento. Vivere il quotidiano disponendosi a prestare il servizio ai confratelli e alla Confraternita, ciascuno con la propria dedizione e con le proprie competenze, ma lasciando soltanto a Dio l’adorazione e il culto. Né alcun potere, né alcun’altra realtà di questo mondo possono pretendere ciò che è dovuto esclusivamente a Dio.

Lo stesso concetto è stato proclamato da Papa Francesco nella sua omelia di questa Domenica:

“Alla provocazione dei farisei che, per così dire, volevano fargli l’esame di religione e condurlo in errore, Gesù risponde con questa frase ironica e geniale. È una risposta ad effetto che il Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo succede in ogni tempo, da sempre.

L’accento di Gesù ricade certamente sulla seconda parte della frase: «E (rendete) a Dio quello che è di Dio». Questo significa riconoscere e professare – di fronte a qualunque tipo di potere – che Dio solo è il Signore dell’uomo, e non c’è alcun altro. Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio.

Lui non ha paura delle novità! Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate. Lui ci rinnova, cioè ci fa “nuovi” continuamente. Un cristiano che vive il Vangelo è “la novità di Dio” nella Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa “novità”! «Dare a Dio quello che è di Dio», significa aprirsi alla Sua volontà e dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia, di amore e di pace.

Qui sta la nostra vera forza, il fermento che la fa lievitare e il sale che dà sapore ad ogni sforzo umano contro il pessimismo prevalente che ci propone il mondo. Qui sta la nostra speranza perché la speranza in Dio non è quindi una fuga dalla realtà, non è un alibi: è restituire operosamente a Dio quello che Gli appartiene. È per questo che il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita – con i piedi ben piantati sulla terra – e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide nuove.”…

Al termine della celebrazione siamo giunti al momento dedicato al giuramento degli Officiali Minori.

Ci siamo raccolti in semicerchio di fronte all’altare dove c’era la statua della Madonna che dall’alto guardava tutti, nel profondo del cuore. Dopo aver scandito il proprio nome e cognome e l’incarico di servizio a cui siamo stati chiamati dalla Confraternita Maria SS.ma del Carmine in Taranto, aver professato gli impegni legati al nostro giuramento, ci siamo inginocchiati di fronte al Padre Spirituale e poggiando la mano destra sul Vangelo abbiamo giurato.

Nell’intonazione della voce, nelle pause e nei piccoli intoppi delle parole, era palpabile l’emozione, la concentrazione e la disponibilità con cui aderivamo al servizio affidato, per cui giuravamo.

Al termine della celebrazione nei saluti finali, il Padre Spirituale porgendo i suoi auguri, ha saputo sintetizzare con un solo verbo la nostra “chiamata al servizio” come “cooptati” – dal verbo cooptare: chiamare qualcuno, per decisione dei membri già in carica, a far parte di un collegio; esteso anche con: coinvolgere qualcuno in un'iniziativa. (Sabatini-Coletti, Dizionario della Lingua Italiana) – ribadendo con forza che il ruolo affidatoci è quello di “servire la Chiesa e non servirci della Chiesa”.

Al termine della celebrazione c’è stato un susseguirsi di abbracci e di auguri per tutti e poi la foto di gruppo.

Da domani iniziano le attività di tutti i nuovi Officiali Minori, per me quelle di “Maestro dei Novizi” col gruppo degli altri Maestri.



A tutti auguro un buon lavoro nel segno delle due parole che come confratelli fra tutte portiamo sempre con noi: “Decor Carmeli”