martedì 6 maggio 2014

Luca Tegas

Il cammino della Confraternita del Carmine verso la Settimana Santa appena trascorsa è stato ricco di occasioni di incontro, approfondimento e preghiera per tutti, confratelli e non. 

Tra gli appuntamenti più attesi e vissuti dai confratelli, quelli di Casa Confraternita. Incontri intimi e familiari nelle quali è stato possibile ascoltare e discutere di aneddoti e vicende legate alla storia dei nostri riti.

Mercoledì 04 aprile, ospite di Casa Confraternita, è stato il Priore della Confraternita di Maria SS. Addolorata e S. Domenico, Raffaele Vecchi che ha sviscerato, in maniera attenta e scrupolosa, l’ostico tema del “Legame del Cuore”.

Il Priore, subito dopo i saluti, richiamando l’intervento del nostro Priore Papalia, ha evidenziato come le nostre due confraternite siano due entità distinte, due enti e due famiglie diverse. Ma a questa divisione, si contrappone un cammino comune e “parallelo” che le congreghe devono percorrere per il raggiungimento di un comune obiettivo, anche se a volte sono oggetto del facile bersaglio delle malelingue.

Due entità divise quindi, ma allo stesso tempo legate da un Cuore. È il cuore della Vergine Addolorata che entrambe le confraternite gelosamente custodiscono e adorano. Non solo. Vecchi sottolinea come quel Cuore rosso fuoco sia: “…l’ausilio dei cristiani, il nostro rifugio di confratelli devoti, il terminale delle nostre suppliche con la certezza di ottenere misericordia e di ricevere grazie…al cuore di Maria ci siamo affidati tutti e ad esso ci consacriamo soprattutto in un momento storico come questo in un mondo straziato da discordie.”

L’intervento si è poi soffermato su dei brevi cenni storici relativi alla devozione a Maria Addolorata, ricordando come il culto si sia sviluppato intorno alla fine del XI secolo. Ma è più precisamente il 15 agosto 1233, con l’istituzione della compagnia di Maria Addolorata ad opera di 7 devoti nobili fiorentini, che ha inizio la storia della devozione all’Addolorata. Altra data importante è quella del 9 giugno 1668; è in questa data infatti che all’Ordine viene concessa la celebrazione della messa votiva dei Sette Dolori della Beata Vergine e il riconoscimento degli abiti neri e della raffigurazione del cuore trafitto.

Ecco che quindi quel cuore trafitto dai 7 dolori diviene sede delle speranze cristiane e rifugio di 7 doni: il dono del timore, che pervade il cuore di Maria all’annunciazione dell’angelo; il dono della fortezza, che risiede nell’insegnamento del completo affidamento di Maria alla volontà del Signore; il dono della pietà, che Maria manifesta nei confronti della cugina Elisabetta; il dono del consiglio, Maria durante le nozze di Cana consiglia, infatti, ai servitori di assecondare le parole di Gesù, e il miracolo fu compiuto; il dono della scienza, il cuore della Madonna trasuda di scienza; gli ultimi due doni sono quelli dell’intelletto e della sapienza che servono a far convergere la nostra fede verso la volontà di Dio.

Sono questi sette doni, che quel Cuore racchiude, a permetterci di affrontare le difficoltà e i dolori di ogni giorno.

Il Priore Vecchi ha poi chiuso il suo accurato e sentito intervento, sottolineando come le confraternite abbiano oggi, come ieri, il compito di testimoniare quanto meraviglioso sia il Vangelo, aiutate e sorrette dal Cuore dell’Addolorata.

Mi preme, in ultimo, sottolineare il breve intervento di chiusura Don Marco che ha messo in risalto l’ottimo operato dei due Priori, esempi di un laicato cattolico intelligente che ragiona sulla propria fede. Ma non solo. Don Marco ha poi esortato tutti noi confratelli a “conoscere”, conoscere e riflettere per difendere le nostre tradizioni, perché la tradizione va difesa conoscendola a fondo in ogni sua sfaccettatura e non solo sbandierando il sentimentalismo.