martedì 13 maggio 2014

Mattia Giorno 

È ormai consuetudine dei confratelli ribadire l’incertezza delle condizioni climatiche nel periodo della Settimana Santa. Un’usanza non del tutto errata, direi, dato che anche quest’anno, più del solito, il tempo si è reso complice tenebroso della Passione di nostro Signore. 

Chi di noi non ha pregato affinché il tempo fosse clemente? Chi di noi non ha avuto timore nella possibilità di una pioggia continua? Chi di noi non ha emesso un sospiro di rammarico nel vedere il portone richiudersi innanzi al troccolante mentre, la banda Lemma, interrompeva l’esecuzione di “A mio padre”?

Tutti noi, aggiudicatari e non, abbiamo temuto, pregato e sperato che la pioggia cessasse per dar finalmente inizio alla tanto attesa processione dei Sacri Misteri. Era dal lontano 1992 che i Misteri non tardavano nell’uscita a causa del maltempo. Era dal 1992 che, proprio a causa del maltempo, i Misteri non rientravano in tarda mattinata con le splendide ombre dei simulacri sull’asfalto. Era dal 1992 che i confratelli non provavano simili emozioni di sconforto seguiti da gioia ed ammirazione per l’atmosfera creata dagli effetti solari.

Anche i vangeli ci ricordano come, prima della morte di Gesù, si fece buio su tutta la Terra. Le tenebre vinsero la luce, il velo del tempio si squarciò e catastrofi naturali si abbatterono sull’umanità colpevole di aver messo a morte il proprio Dio. È proprio pensando a tutto questo che sento dentro me una voce domandarmi: “che Settimana Santa sarebbe senza la pioggia?” La mia mente si sforza per cercare un ricordo di una Settimana Santa avuta con il bel tempo, senza quelle nuvole incerte, senza la pioggia e senza quel vento a volte anche gelido. Dal mio primo anno di aggregazione alla famiglia del Carmelo, e dalla mia prima esperienza di Settimana Santa, ho sempre avuto la fortuna di trovarmi con il tempo incerto, se non proprio con la pioggia. Voi direte: “fortuna?” Ebbene si, fortuna! Nonostante l’asfalto bagnato, nonostante la difficoltà di aderenza al suolo e nonostante la possibilità di rovinare la mozzetta con il nastro del cappello, direi che la pioggia ed il maltempo sono ormai parte viva e consolidata di questa tradizione.

Proprio quest’anno, in cui assieme abbiamo vissuto quei tristi momenti di dubbio, ho avuto la fortuna di partecipare per la prima volta alla processione dei Misteri e, non vi nascondo, il mio timore nella possibilità di non uscita della processione. Non vi nascondo nemmeno la paura ancor più grande di dover uscire e poter trovare pioggia durante il percorso. Non vi nascondo la gioia che ho avuto nel mettere i piedi sul marmo bagnato, pensando proprio al momento della morte di Gesù. Lui, il re dei re, morto in croce per noi in un giorno buio, freddo e tenebroso; noi, peccatori penitenti, a piedi nudi, per ricordarlo e soffrire con Lui in un giorno buio, freddo e piovoso.

Un accomunarsi di fattori che ponevano sempre più dentro me la certezza dell’amore di Dio per noi e la sicurezza che un domani, grazie a quel sacrificio, il nostro Dio ci donerà la salvezza eterna.

Vi confesso che mentre sono qui, seduto dietro la mia scrivania a scrivere questo articolo, mi scende qualche lacrima. Non sono solo lacrime di tristezza date dal profondo senso di nostalgia, ma anche lacrime di gioia, scaturite dal senso di orgoglio nell’appartenenza alla nostra Confraternita che, ogni anno, continua a darci la possibilità di poter servire il Signore, dal momento della Sua concezione sino a quello della Sua morte e passione. 



A tutto ciò non mi resta che aggiungere un ringraziamento per quanto è stato di questa Settimana Santa, in particolar modo al Priore, al Padre Spirituale, al Consiglio ed ai collaboratori. Esprimo inoltre un ringraziamento a tutti i confratelli e le consorelle che hanno contribuito per la realizzazione di “NazzecanneNazzecanne” ed a tutti coloro che, puntualmente, sono presenti per onorare quel voto di servizio fatto alla nostra Beata Vergine del Carmelo, sacrificandosi e cercando di dare sempre il meglio di sé in tutto. Prosit fratelli!