mercoledì 21 maggio 2014

Luciachiara Palumbo 

Sono assorta nella preghiera davanti al SS. Sacramento, contemplo quel meraviglioso corpo di Cristo sotto sembianza di pane, illuminato da una moltitudine di candele. 
La mia mente viaggia, il mio cuore invoca e mi isolo completamente dalla realtà circostante. Nel silenzio che mi avvolge però, odo provenire dal fondo della Chiesa quel suono inconfondibile ed unico, nato dall'agitazione delle medaglie del rosario.

Nessuno resta immobile a quel quasi richiamo e tutti si voltano sapendo che alle loro spalle avanzano con passo composto i nostri amati confratelli. 

Ecco il rumore che mi ha cresciuto, quello splendido rumore che mi provocava i brividi ogni qual volta, da bambina, lo sentivo provenire dalla Sagrestia. Sorridevo e guardavo la mamma che faceva cenno con la testa volendomi confermare che si… erano i "perdoni". 

Non un rosario come tanti altri,molto più che questo… Un segno, un particolare segno della nostra fedeltà a Cristo, per mezzo di Maria. 

Le medaglie simbolo del cammino percorso,sono arricchite di volta in volta da nuove, aggiunte per l'appunto dopo viaggi intrapresi o dopo pellegrinaggi compiuti. Non posso sapere cosa spinga i confratelli a comprarne sempre di più ma penso a quanto sia bello, in qualunque posto ci si trovi, avere un pensiero fisso volto a quella corona. La catena dell'amore di Dio, così mi piace definirla, quel modo di aggrapparsi a Lui tramite la preghiera. 
Quante volte, in un momento di sconforto, ci stringiamo a noi il rosario e invochiamo l'aiuto del Padre. Sul mio comodino, accanto al letto c'è la coroncina del conforto, nei momenti peggiori la prendo in mano e posiziono il crocifisso sul mio cuore, come una pomata che cura una ferita. Ma da sdraiata,con la testa sul cuscino mi basta alzare lo sguardo e muovere il braccio per risentire il fatidico suono della mia serenità. 

Qualche anno fa due amici confratelli mi hanno regalato il dono più bello che potessi desiderare, il rosario della confraternita. E ogni volta che lo spolvero affinchè sia impeccabile come se dovesse essere usato, penso a quanto vorrei che mio padre, mio fratello o un membro della famiglia lo portasse con sé. 
Non vorrei stesse costantemente lì sul mio letto, vorrei cadesse su un camice o fosse impugnato da un confratello, vorrei poterlo udire nelle sale della parrocchia o vederlo procedere lungo la navata, vorrei che un bimbo o una bimba nell'ascoltarlo potesse sorridere, come facevo io (non che ora non lo faccia). 

La dolce melodia delle medaglie, sottofondo delle processioni, delle celebrazioni e dei rituali è diventato sottofondo della mia fede…