martedì 20 ottobre 2015

Luciachiara Palumbo


La Famiglia è il termine che maggiormente da un anno a questa parte siamo soliti ascoltare. Solo qualche giorno fa, infatti, vi è stata l’apertura del Sinodo generale dei vescovi col Papa, che riprende un dialogo già avviato nello scorso Ottobre.

 Un tema vasto e complesso che ha suscitato perplessità, speranze e perché no anche critiche. Non risulta facile comprendere al giorno d’oggi cosa realmente è una famiglia e quali sono i presupposti che la rendono tale.

 Il nostro Santo Padre ha avvertito fortemente il caos e la confusione che ruotano attorno all’ideale stesso di famiglia e ha voluto mettersi all’ascolto di religiosi e non, per mettere ordine e per conciliare i principi della dottrina cattolica con il buon senso dell’umanità.

Qual è allora il giusto valore da attribuire a questo cambiamento? Il mondo si aspetta da questo Sinodo risultati incredibili e alquanto inverosimili se non impossibili. Nel corso del tempo gli ideali della Chiesa non sono stati modificati ma i pontefici che si sono succeduti hanno cercato di abbracciare una società in evoluzione.

 Per tanto il concetto di famiglia cristiana non può trasformarsi ma al suo interno tanti piccoli meccanismi possono entrare in relazione con un mondo che progredisce sotto vari aspetti. Nell’omelia della sorsa domenica, in occasione dell’apertura dell’anno sociale, il nostro padre spirituale ha precisato la vera natura della famiglia, costituita appunto da uomo e donna. 

La donna nata da uomo ha come scopo e fine quello di completarlo per ritornare ad essere con lui ed in lui un’unica cosa. Noi cattolici non dobbiamo avere paura di manifestare le nostre idee, dobbiamo far sentire la nostra voce ed essere portavoce nella società dei sani principi su cui si deve basare la famiglia, vera e prima Chiesa domestica. 

Essa deve essere la più alta rappresentazione dell’amore di Dio ed in essa dobbiamo alimentarci quotidianamente della Sua Parola. Così come affermava don Marco, non dobbiamo dimenticare il rispetto però. Figli dello stesso Dio, siamo tutti fratelli, ciascuno con proprie caratteristiche e peculiarità che vanno accettate e che non devono mai essere mezzo di divisione e di discriminazione.