venerdì 16 ottobre 2015

Luciachiara Palumbo

Quante volte nascosta nella mia stanza ho tolto le scarpe e, accesa la radio con il cd di Gregucci, ho iniziato a nazzicare… E mentre le gambe ondeggiavano a destra e sinistra sollevavo la spalla immaginando di portare l’Addolorata.

Per qualche secondo anche io ero confratello, anche io avevo messo i soldi da parte per “aggiudicarmi un posto vicino al Signore”, se la vogliamo definire alla Mistero e Sgomento. L’immagine che sognavo ad occhi aperti era il rientro, il trionfo di Jone di fronte all’imponente facciata della Chiesa… Come tutti i sogni però anche questo si esauriva in un battito di ciglia e magari il più delle volte veniva interrotto dalla mamma che gridava “non è periodo” oppure “non è morto nessuno”.
E così ciò che restava era sperare nell’arrivo di un bel principe azzurro che, anziché sedere su un cavallo bianco, si trovasse sotto una sdanga.

Un bel giorno poi mi è arrivato in dono un confratello personale con cui poter finalmente provare e condividere tutto ciò che la mia fervida immaginazione mescolata con una buona dose di passione mi aveva concesso di sfiorare.

 Una settimana fa, dunque, mentre ascoltavo la professoressa di latino spiegare “un’interessantissima” lezione, il mio cellulare si è illuminato per l’arrivo di un messaggio. Esso conteneva a sua volta lo screen del messaggio inviato al mio fidanzato con l’invito a portare il quadro della Madonna del Rosario. La mia reazione non penso sia spiegabile ma il cuore batteva così forte che avevo un disperato bisogno di raccontarlo a tutti. In un lasso di 24 ore dopo la notizia mi sono ammalata e ho iniziato a pensare che questo fosse stato l’ennesimo scherzo della fortuna. Ho pianto per la paura di non riuscire a realizzare il mio sogno mentre i miei genitori mi prendevano in giro e mi davano della pazza.

Eppure instancabile come sempre, con una telecamera in mano e a malincuore senza abito di rito mi sono fatta largo tra la folla, aspettando l’uscita del mio Lui. Io di qui faccio realmente fatica nello spiegare quali possano essere state le mie emozioni perché non è la stessa cosa provata da una donna che vede il proprio uomo raggiungere un obiettivo del genere, è raggiungerlo insieme, è farmi spazio tra i suoi pensieri e nel suo cuore diventando la forcella che lo aiuta da dietro e che gli solleva il peso qualora sia troppo forte. 

Fiero di sé, composto e imponente muoveva i suoi piccoli passi non perdendomi mai di vista nonostante sembrasse guardare tutt’altro che me… Ha volto solo un attimo il suo sguardo verso di me e la mia risposta si è sviluppata in un sorriso… I pensieri sono corsi nel tempo, sono arrivati all’origine di tutto, ai miei sogni da bambina, ai suoi sogni da bambino, alla nostra nazzicata segreta sulle scale di San Domenico… Non era più tempo di nascondersi, era giunto il momento di nazzicare, di farlo davvero e per sempre…