giovedì 29 ottobre 2015

Mi sembra doveroso riproporre un articolo di Antonello Battista, un pezzo relativo ai Misteri di quest'anno in città vecchia, parole che hanno emozionato e che, sono sicuro, emozioneranno anche oggi tutti voi lettori. 
Colgo l'occasione per inviare un abbraccio sincero ad Antonello 
S.P.


Antonello Battista 

48 anni dopo la Città Vecchia riabbraccia i confratelli del Carmine e dedica loro dolci parole.

4 Aprile 1765 ore 05.00 del mattino io c’ero, ed ho visto la carrozza di Don Francesco Antonio Calò uscire rapidamente dal suo palazzo, l’ho visto varcare il ponte che collegava la città con l’allora campagna, di buon mattino infatti fu stipulato l’atto notarile col quale egli stesso chiedeva alla congrega del Carmine di perpetuare la ormai radicata tradizione di famiglia della processione del Gesù Morto e dell’Addolorata, tanto cara al mio popolo tarantino che al Signore chiedeva aiuto e protezione in tempi tanto difficili.

Io c’ero e ci sono sempre stata, io sono l’isola che fu dei Greci e dei Romani, sulle mie pietre San Pietro e San Marco hanno celebrato in questa terra la prima eucarestia, sulle mie sponde la divina Provvidenza ha chiamato San Cataldo a guidare la comunità cristiana, ho vinto fame, guerre, carestie e pestilenze, la modernità camuffata da spietata industrializzazione ha cercato di spazzare via il mio volto insieme ai millenni di storia che custodisco.

 La grazia del Signore mia ha fatto bella e nella mia natura continuo a mantenere nonostante tutto la magnificenza mozzafiato del mio splendore. I miei figli si sono dimenticati di me, come ci si dimentica di una vecchia foto conservata in un cassetto, accantonata, ma sempre lì a perpetuare la memoria.

3 Aprile 2015 ore 21.30 il Troccolante della Processione dei Misteri varca il ponte provenendo dalla Città Nuova, il mio viso si bagna con lacrime di felicità, finalmente i miei figli sono ritornati tra le mie braccia, quella tradizione che io ho fatto nascere, che ho visto svilupparsi che ho reso l’evento religioso più importante della città è tornato nella sua Terra Madre. 

Sulle mie strade avete riversato le vostre preghiere, le vostre speranze, i vostri piedi nudi sono stati il segno della vostra penitenza. Mi siete mancati figli miei, per 48 lunghissimi anni ho atteso il vostro ritorno, ed io mi sono fatta trovare per l’occasione più bella che mai. Ho calmato il vento al vostro passaggio sul ponte girevole, ho calmato il freddo pungente delle notti di primavera sulla marina, vi ho fatto attorniare dall’affetto dei miei tarantini in un fiume di fede sulla discesa del Vasto, vi ho sorretto nella salita sulla postierla della via Nuova.

Ma non mi è bastato. Volevo dimostrarvi tutto il mio amore e ve l’ho dimostrato regalandovi via Duomo in tutto il suo splendore. Il silenzio, la preghiera, i balconi addobbati e pieni di gente, le mura di quei palazzi trasudavano storia ed emozione al riecheggiare dei suoni dolci e strazianti delle marce funebri; ah quanto mi sono mancate quelle note nella notte del Venerdì Santo! 

Avete fatto felice la vostra Terra Madre figli miei, ho rivisto e ho toccato di nuovo i volti di quei Gesù e della sua Madre straziata dal dolore ed ho chiesto a loro per me e per voi, di allontanare da questa città le tante piaghe le la affliggono: perché ho sempre avuto solamente voi nel mio cuore.

Alla fine di questo mio pianto vi abbraccio tutti figli miei pellegrini, vi aspetto ancora e spero che sia per sempre, io farò di tutto per farmi trovare bella, amorevole e materna come non mai, ma voi figli miei non dimenticatevi di me! Non gettate l’oblio sulla mia storia e non trascurate la vostra tradizione religiosa della quale solo io ne conservo i segreti e ne conosco gli eventi.

Dal profondo del mio cuore vi dico: “Arrivederci Pellegrini, Prosit!”

Le foto dell'articolo sono di Edoardo Malknecht e Marino Ciardo