Tratto da: Nicola Caputo, “Quel Natale fatto in casa” –Taranto 1988
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Anastasia – narra la leggenda – era desiderosa di recarsi, quella notte, alla grotta che tutti indicavano appena fuori le mura di Betlemme. Non era però consentito a lei, giovanissima, di vedere il Bambinello in quanto, secondo un’antica consuetudine locale, soltanto alle mamme era consentito il privilegio di far visita a un bambino appena nato..
Ma Anastasia non si perse d’animo. Stette lì a pensare e alla fine, quando anche la madre si incamminò con le altre donne del villaggio verso la grotta, si mise a cercare tra le vesti e la biancheria della mamma. Scelse un abito lungo, bianco, piuttosto logoro che indossò in fretta, allacciando e rannodando ora di qua ora di là, stringendo e infilando nastrini sfilacciati e consunti.
Era proprio goffa Anastasia in quell’abito enorme, ma la ragazza non ebbe il tempo di accorgersene. Si coprì la testa e le spalle con uno scialle scuro e fece per uscire. “Ma no…”, mormorò subito dopo, fermandosi sull’uscio.
Anastasia si era accorta che le mancava ancora qualcosa. certo, così conciata, avrebbe potuto ingannare molta gente che l’avrebbe sicuramente creduta una donna matura, una mamma insomma, ma non sarebbe stato meglio portarsi in braccio anche un bel bambino? Detto fatto. Anastasia aprì la porticina dell’orto, scomparve nel buio e ne tornò con una pietra bianca, leggermente affusolata, che provvide a fasciare con le vecchie “pezze” bianche scovate fra quelle della madre. Formò così un finto bambino e con quello “si incamminò, sola, sulla stessa strada che percorrevano le altre. Giunta al cospetto di Maria, Giuseppe e del Bambino Gesù, il suo pupazzo fasciato – oh, miracolo! – starnutì forte. “Benvenuto, Stefano delle pezze!” – esclamò allora Maria, compiaciuta della visita amorosa di Anastasia che, naturalmente, fu colpita da grande stupore per il miracolo avvenuto tra le sue braccia”. (A. Majorano)
La figura di Anastasia col bambino in braccio fu in seguito rappresentata in una statuetta di terracotta che però, nei presepi di una volta, veniva collocata soltanto il giorno dopo Natale. Queto perché – spiega il Majorano – il bambino che reca in braccio avvolto nelle fasce “passa per santo Stefano”, il primo martire cristiano che la Chiesa festeggia, appunto, il 26 dicembre.
Ma di Anastasia si racconta anche un’altra storia, nota soprattutto a Grottaglie. “Si racconta che Maria, rimasta sola, ebbe le doglie. Nessuno poté aiutarla anche perché Giuseppe era in giro per cercare il fuoco. L’unica a poterle fare compagnia era Anastasia, ma era senza braccia, essendo stata mutilata dai briganti. Maria soffriva tanto e, quando stava per partorire, Anastasia tentò, disperata di aiutarla. Fu tanta la sua forza d’amore che, ad un tratto, si vide rispuntare le braccia e le mani”. (F. Ladiana).
È per questo motivo che nelle figurazioni create dai pasturari di Grottaglie, spesso la stretta di Anastasia è rappresentata senza braccia.
Ma tra le due storielle appena narrate, se ne inserisce una terza che sta a dimostrare come sia inevitabile la confusione quando si ha a che fare con le leggende. E secondo quest’altra storiella non sarebbe stata la giovane Anastasia a portare il finto bambino alla grotta di Gesù, ma una certa Stefania, così come vuole una leggenda di Martina Franca.
“Durante il parto andarono a visitare Maria solo le donne sposate, perché alle signorine non era consentito per pudore presenziare. Tra queste c’era Stefania, rimasta zitella, con una gran volontà di ammirare Gesù. Studiò così uno stratagemma: prese una pietra e l’avvolse in uno scialle, dando l’impressione di essere anch’ella una mamma. Maria però se ne accorse e, commossa, esclamò: ‘Stefania dai il latte al tuo bambinello’. La zitella sollevò meravigliata lo scialle e al posto della pietra si ritrovò un bimbetto ricciolino, mentre dalla sua mammella uscivano alcune gocce di latte”. (F. Ladiana)
Non v’è traccia però, tra i pupi dei presepi tarantini, di questa Stefania mentre, come si è detto in precedenza, è presente Anastasia, con o senza braccia. È curioso tuttavia notare come entrambe le protagoniste di queste popolari storielle abbiano qualcosa in comune con Santo Stefano: Anastasia per il fatto che il bambino che porta in braccio “passa per santo Stefano”. Stefania invece perché il suo nome non è altro che la versione femminile di Stefano.
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