Luciachiara Palumbo
Mi alzo lentamente e inizio ad avvertire il freddo, così indosso la vestaglia e ancora nel dormiveglia mi avvicino alla finestra dello studio di papà.
In passato ascoltavo le pastorali più comodamente, la mamma mi avvolgeva in una coperta e mi portava in braccio per abituare il mio orecchio al risveglio della città a suon di Natale. Ora al sol pensarci un brivido si diffonde e nasce spontanea una lacrimuccia di commozione per i tanti ricordi che affiorano nella mente.
Cosa ci riserverà questo Natale? Cosa ci porterà Gesù Bambino? Con tutte queste domande ritorno verso il mio lettuccio per dormire ancora qualche oretta. Alle sette il suono è più forte, in tutta la casa risuona il cd ad alto volume ed io con un sorriso corro nel soggiorno… Forse è l'unico giorno dell'anno in cui mi sveglio e vado a scuola con piacere.
Alle elementari prima di entrare a scuola, papà mi comprava un sacchetto di pettole calde calde dal Bar Cristallo, ora sollecito i miei compagni a raccogliere soldi per farle arrivare in classe e festeggiare tutti insieme.
Davanti alla porta di casa due buste molto grandi contengono decorazioni varie per la mia classe nella speranza che quei monelli dei miei amici le facciano arrivare integre fino a Natale. La mattinata trascorre velocemente e all'uscita, come ogni anno, si corre dalla nonna.
La casa profuma di fritto e nella sala da pranzo il tavolo è già apparecchiato dalla zia con una bellissima tovaglia natalizia. Si odono le stesse urla provenire dalla cucina di chi non vuole che nessuno entri nel suo regno mentre si sta preparando il pranzo.
Approfitto allora per andare nel salotto e, scoperti quei fantastici tasti bianchi e neri, le mie dita iniziano a scorrere intonando diversi canti natalizi a partire dalla pastorale. Tutti riuniti attorno al tavolo gustiamo le uniche e buonissime pettole di nonna Lucia, sperando ancora di poterle gustare per anni e anni. Il solito chiacchiericcio sulla giornata scolastica, sui colori dell'albero di quest'anno, sullo spazio per il presepe non mi consentono di dimenticare di sollecitare i miei a tornare a casa…
Devo essere tarantina verace. Così mentre tutti riposano, nella mia bella stanzetta sistemo il mio presepe e mi sdraio sul letto osservando le lucine che illuminano i volti di Maria e Giuseppe. Le lamentele di mia madre che ritiene sia troppo presto faccio finta di non ascoltarle e la induco a illuminare i balconi. Papà e mamma su un balcone, io e mio fratello sull'altro accendiamo le luci… Ed è finalmente Natale…