Antonello Battista
Qualche giorno fa mi ero occupato in un articolo dello sblocco dei fondi per il restauro della chiesa di Monteoliveto in città vecchia, voluto dal nostro arcivescovo e sollecitato da lui stesso presso il Ministero dei Beni Culturali, esprimendo un parere positivo per la lodevole iniziativa di Mons. Santoro e polemizzando un po’sulle responsabilità mai assunte e sulle azioni di recupero mai iniziate di un bene storico di valore inestimabile come il centro storico della nostra città.
La mia vis polemica non può non essere di nuovo innescata, apprendendo nelle notizie di ieri dell’ennesimo crollo in città vecchia, dove un cornicione si è staccato da un fregio architettonico di una chiesa finendo su un’auto in sosta. Indovinate un po’il fregio di quale chiesa si è staccato? Ebbene sì proprio quello di Monteoliveto.
La prima mia reazione alla notizia è stata di sconforto perché non è possibile che i crolli in città vecchia siano all’ordine del giorno, mettendo a rischio oltretutto la pubblica incolumità. I miei sentimenti poi si sono trasformati in rabbia e vergogna, per una situazione che a mio parere non ha nulla di civile né di umano, perché sembra quasi diabolica nella perseveranza per l’ignavia e per lo scarico di responsabilità. È arrivato il momento di intervenire, chi ha la responsabilità della vigilanza e della conservazione di quei luoghi, deve agire e smetterla di portare avanti una pilatesca commedia di rimbalzo di responsabilità tra i vari enti territoriali. Il Comune in primis, la soprintendenza ai beni culturali, e non so più chi altro ente è coinvolto in questo scempio culturale, devono una volta per tutte attuare un piano serio di risanamento che a parole e buone intenzioni viene sciorinato in carte, scartoffie e piani d’intenti dagli anni ’70 ma che mai è stato realmente attuato.
Il nostro centro storico ci sta crollando tra le mani, la nostra storia sta per essere cancellata definitivamente dalla criminale indolenza degli uomini, la culla delle nostre tradizioni sta per sgretolarsi sotto le barbarie culturali di una città che sembra non avere memoria, che vuole sempre più piegarsi a logiche capitalistiche piuttosto che cercare il ventre della rinascita nella sua storia ed in ciò che i suoi avi hanno costruito e tramandato.
Da cataldiano convinto, da confratello del Carmine, da buon cristiano, non posso tacere dinnanzi a queste ingiustizie, il mondo e tutto quello che l’uomo ha costruito nei millenni e nei secoli, sono dono di Dio e non si può permettere che venga distrutto dall’incuria e dalla criminale inciviltà di alcune generazioni di uomini.
Il borgo antico è la mia terra natale, è l’ombelico della mia tarentinità, è la casa delle mie tradizioni e della mia religiosità, non so se potrò fare qualcosa fattivamente nella rinascita del borgo antico, dato che forse sono una piccola goccia nel mare, ma di certo non starò in silenzio di fronte a questa barbarie che si sta consumando nella mia città e spero che con questa mia riflessione possa far smuovere qualcosa nell’animo dei lettori affinchè tante piccole gocce come la mia possano diventare un’ Oceano.