martedì 7 aprile 2015

Claudio Capraro
(ndr articolo del 16 marzo 2015) 
Dopo la celebrazione della Santa Messa e prima dell’inizio della Via Crucis nella quarta domenica di Quaresima, domenica Laetare cioè della letizia, il padre spirituale dell’Arciconfraternita don Marco Gerardo, ha benedetto il restaurato abito della Vergine Addolorata. Si è svolta anche la cerimonia di consegna all’Arciconfraternita, della marcia funebre “A Francescantonio Calò” da parte del M. De Felice.

L’abito restaurato sarà quello che il simulacro della Vergine indosserà in occasione della processione del prossimo venerdì Santo, ritornando quindi a percorrere quei vicoli dove con quello stesso abito è passata nei secoli scorsi.

Questo abito è il più antico che si conservava in Confraternita. Vetustà dimostrata purtroppo anche dal precario stato in cui si trovava, dalla condizione del tessuto che si lacerava con un semplice tocco. Le fotografie più antiche che ritraggono la Vergine Addolorata con questo abito risalgono ai primissimi anni del XX secolo (1901/1905) e dopo una attenta ricerca tra i volumi della Platea della Confraternita, non si è trovata notizia alcuna negli anni precedenti a questi, della realizzazione di un abito per l’Addolorata. Tanto, quindi, ci porta a pensare come questo abito sia ben più antico di quanto possano testimoniare i documenti fotografici; che si tratti di abito antichissimo. Ci piace pensare, anzi sognare che mancando prove in senso contrario, perché no, potesse essere l’abito originario indossato dalla Addolorata quel 4 aprile del 1765.

Per rendere l’abito nuovamente indossabile, è stato compiuto un finissimo lavoro di carattere sartoriale da una artigiana nostra concittadina che, senza entrare nei dettagli tecnici, ha provveduto a sostituire le parti lacerate, a rinforzare internamente le parti lise con l’applicazione di una fodera. E’ stato ripristinato l’originale gallone e tutto il set di biancheria che la Vergine indossa al di sotto dell’abito, nonché il fazzoletto ricamato magistralmente.

La cintura finemente ricamata, invece, ha subito un intervento di restauro effettuato da un laboratorio partenopeo. Anche se di non altissimo valore intrinseco, la cintura riveste comunque un elevato valore affettivo e storico. Sono state riprese le parti rovinate dal tempo. Il tema del ricamo è sicuramente stato fonte di ispirazione per quelle realizzate successivamente che però man mano sono diventate più ricche in termini di disegni. Questa può, a prima vista, sembrare più povera nel fregio argenteo, ma sicuramente più genuina. Lo stesso color argento dei disegni risulterà più scuro di quello che siamo abituati a vedere da sempre, causa di ciò è l’usura del tempo. Quello che salterà subito all’occhio guardando la cintura saranno sicuramente le nappe, più grosse e di forma differente da quelle abituali. La parte inferiore dell’abito, infine, è libera non va a pareggiare come gli abiti più recenti. Passando poi dall’abito alla base della statua, onde evitare che i lumi che contornano la base nero e argento dell’Addolorata, possano subire danneggiamenti, come capitato alcune volte in passato, gli stessi sono stati resi più solidi con un trattamento al nichel.



Quando venerdì Santo la processione dei Sacri Misteri uscirà dalla chiesa del Carmine, tutta la città potrà ammirare questo storico abito. E percorrendo nuovamente quei vicoli dove tutto è cominciato, dove questi riti sono nati, da dove tutti noi veniamo, guarderà benevola tutta la popolazione che si rivolgerà a Lei. Si farà strada in spazi dai quali mancava da circa mezzo secolo, sempre con le sue sdanghe a pochissimi centimetri da quelle della bara del suo amato Figlio, spesso andando ad urtarci dolcemente contro. E vedendo quelle due statue e le altre sei, passare nei pressi del loro palazzo nobiliare, portate con fervente zelo da quei confratelli con la mozzetta crema, lassù don Diego guarderà il suo pronipote Francesco Antonio e gli dirà che quel giorno di aprile dell’anno del Signore 1765, fece sì una scelta difficile per la famiglia Calò, ma fu la migliore che potesse fare.