venerdì 14 marzo 2014

Luca Bucci 

Nato e cresciuto nelle vie del centro dove si alternano rumori della città ed un dialetto appena accennato;
Sono i giorni che precedono la Santa Pasqua ed io, un bambino di poco più di 4 anni, chiedo, faccio domande, voglio sapere...conoscere il mondo che mi circonda. Così, mano nella mano a mio padre, ignaro di un'altra delle infinite sorprese che mi riservava, percorro felice le vie del centro, sempre più gremite di persone, di chiacchiericcio, di rumore ma di profondo silenzio...dove andiamo? Dove mi stai portando? Cosa andiamo a vedere?
La sua risposta...il solito magnifico sorriso rassicurante.

In men che non si dica mi trovo sovrastato da gente curiosa che non fa passare; ma io sono piccolo ed il mio papà chiede la solita cortesia "mi fa passare avanti il bambino?". Così, emozionato ed incuriosito mi faccio largo tra gli adulti e mi trovo davanti loro..."le perdúne", uno di loro due gira lo sguardo e mi fissa per un attimo da quei piccolissimi buchi.

La prima reazione? Impaurito corro via; lontano da quel qualcosa di inaspettato che non capivo, che nessuno mai mi aveva spiegato, nemmeno accennato. Con la testa di un bambino giuro a me stesso che mai più mi sarei avvicinato a quella cosa così strana; ma come sempre accade in tutti i rapporti d'amore, il cuore desidera tutt'altro. È passato qualche anno, ormai adolescente, invogliato dalla curiosità degli amici e come se una dolce e soave voce mi chiamasse, mi avvicino sempre di più a quelle ormai famose processioni dei Riti della Settimana Santa. Non è più solo curiosità ormai, non è la voglia di passare una notte fuori di casa nonostante la giovane età, è più un richiamo, quella dolce e soave voce della Madre che è come se mi chiedesse: "Vivi con me la Passione".
Così, tutto il mio corpo, i miei sensi, si sono uniti a quella Passione; il lento incedere dei confratelli penitenti, uniti anonimamente l'uno all'altro, chiusi in preghiera, stretti nei pensieri, accompagnati nel loro tipico andamento "a nazzecáte" dalle dolci, intense ma strazianti note delle marcie funebri eseguite dalle bande. Quelle statue, quelle bellissime statue portate a spalla da confratelli stanchi ma fieri; il volto così straordinariamente vero ed espressivo del Cristo con gli occhi rivolti al Padre del quale non ha mai perso la fiducia. Il silenzio della notte rotto dal crepitio della troccola, quel canto di richiamo che gli inconsapevoli chiamano rumore; e procedendo verso il fondo ancora una nuova immagine della processione...il Cristo Morto.

Il corpo seminudo e adagiato su dei cuscini, coperto da quel velo che lascia trasparire il senso di abbandono; e dietro di Lui, il volto triste, addolorato, affranto di Sua Madre...della Nostra Madre. Inevitabile che un turbinio di emozioni pervada il mio corpo e quel brivido che ti fa comprendere fino in fondo del perchè di quel richiamo "Vivi con me la Passione". Davvero non esistono parole per descrivere cosa si possa provare dinanzi a quel dolore che è il dolore di tutte quelle madri che devono piangere la perdita di un figlio; dentro quegli occhi la sofferenza di chi ancora oggi non può rassegnarsi.

Oggi, ormai grande e maturato nello spirito attraverso la preghiera e la vicinanza a Lui, mi accingo a vestire quell'abito di rito che racchiude in sé la storia, la grandezza ma anche le sofferenze e le richieste di ogni singolo confratello dall'anima incappucciata e se Dio vorrà sarò pronto a vivere quelle stesse emozioni come una volta...con gli occhi di un bambino!