lunedì 17 marzo 2014




Olga Galeone


Il consiglio di amministrazione dell'Arciconfraternita del Carmine è in procinto di acquistare una nuova parrucca per la nostra amata statua della Madonna Addolorata, nel contesto delle consuete opere di manutenzione dei beni. Questa statua, come anche quella di Gesù Morto, fu donata dal nobile Francesco Antonio Calò alla confraternita nel 1765; infatti a partire da quest'anno stiamo festeggiando il duecento cinquantesimo anniversario della donazione che diede inizio alla processione dei Misteri. "250 anni ma non li dimostrano" si potrebbe dire ed il merito va certamente ai tanti amministratori della confraternita che nel tempo hanno saputo prendersi cura dei simboli della processione dal valore inestimabile. 

Esistono in commercio vari tipi di parrucche, da quelle di capelli sintetici o semisintetici, che imitano la struttura del capello naturale, a quelle di capelli veri, più costose ma decisamente più realistiche ed adatte ad ornare il capo prezioso della Vergine Addolorata. Il priore Cav. Antonello Papalia ha voluto rendere speciale un momento di normale amministrazione chiedendo a noi consorelle di raccogliere i fondi necessari per ordinare la nuova parrucca, sia con donazioni personali, sia con una vendita di beneficenza di dolci preparati dalle stesse. Le offerte sono state assolutamente libere poiché non si è trattato di una questione di denaro, ma di semplici donazioni di devote. La volontà del priore, sempre attento e sensibile ai desideri e alle esigenze della rappresentanza femminile nella congrega, era di coinvolgere il maggior numero possibile di consorelle affinché in tante avessero l'onore di offrire un dono particolare alla Madre Celeste, che contribuirà a renderla ancora più bella. 

Nei Vangeli non ci sono descrizioni del volto della Vergine, nonostante ciò non si può non essere d'accordo con don Tonino Bello quando scrive nel testo "Maria, Donna dei giorni nostri" (Ed. San Paolo): "Maria doveva essere bellissima", intendendo la sua bellezza corporea, non solo quella della sua anima. Don Tonino ne trova conferma nel termine greco Kecharitoméne con il quale l'Angelo Gabriele si rivolge alla giovane Maria per annunciarle la nascita del Figlio di Dio. La traduzione nota è "piena di Grazia", ma don Tonino sottolinea che si potrebbe anche renderlo senza forzature con "graziosissima", in riferimento al suo aspetto fisico. D'altronde, la Grazia viene spesso indicata nella Bibbia come una cosa gradita, bella, amabile. 

Il primo a parlare della bellezza di Maria fu Paolo VI in un discorso del 1975 in cui la definì "vestita di sole, nella quale i raggi purissimi delle bellezza umana si incontrano con quelli sovraumani, ma accessibili, della bellezza soprannaturale". L'iconografia cristiana ha sempre dipinto la Vergine Maria come una donna magnifica, dove la bellezza esteriore riflette quella interiore. Lo scultore della nostra statua dell'Addolorata ci presenta un volto sofferente, sul quale i segni del pianto sono evidenti, con lo sguardo perso nel vuoto, quasi a dirci che tutto è compiuto e la disperazione ha lasciato spazio alla rassegnazione. Eppure, è ancora un volto bellissimo, il cuore trafitto riesce ancora a sprigionare un immenso amore materno che la rende dolcissima e splendida. Quando l'immagine dell'Addolorata varca la soglia della chiesa del Carmine la sera del Venerdì Santo tutti gli occhi sono rivolti a Lei, la mamma che piange il figlio in croce e che sentiamo vicina nella sofferenza umana, in una sorta di comprensione empatica. Il suo splendore resta intatto nel dolore, la sua bellezza immutata.

Il prossimo Venerdì Santo le consorelle che hanno partecipato all'acquisto dei capelli della Madonna Addolorata senza dubbio si sentiranno ancora più vicine a Lei, grazie ad un ulteriore motivo di aggregazione ed unione nell'amore verso la Vergine.