mercoledì 11 novembre 2015

Antonello Battista

Era un uggioso pomeriggio d’autunno, uno di quei pomeriggi stanchi anzi uno di quei pomeriggi che definirei “svogliati”, solo un po’ di ricordi di Settimana Santa possono tirarmi su, alzo lo sguardo verso la libreria e scorgo “L’Anima Incappucciata” di Caputo, l’ho letta mille volte ma lo so, ma ogni volta è come la prima perché scorgi un particolare od un ricordo sempre nuovo.

Anche questa volta è così; inizio a leggere comodamente seduto sul divano ed i ricordi non tardano ad arrivare. Chiudo il libro con l’indice dentro per segnare la pagina e chiudo gli occhi per viaggiare lontano dal mio salotto, ritorno indietro e mi vedo bambino, riscopro le emozioni e i sentimenti che provavo a quell’età.


Stranamente ricordo il timore che mi incutevano quelle figure strane, incappucciate, lente, mi chiedevo perché mi venissero incontro cosi lungo la strada. Ma li cercavo con lo sguardo, li volevo comunque vedere, seppur nascosto tra le gambe di mio padre.

Una scena mi si staglia nella mente. Notte fonda, luci sottili in via Anfiteatro, io avanzo mano nella mano con mio padre, quel timore sembra quasi sparire, sento le note delle marce, mi avvicino. La mia visuale è più bassa rispetto a quella dei grandi. 

Alzo la testa e un’immagine mi scuote, mi meraviglia, mi attira; è il troccolante. Scorgo il suoi piedi nudi, il suo rosario scintillante, il cappuccio candido ed il cappello sulla testa, regge con forza il bordone nella mano sinistra e la troccola è sotto la mozzetta, ne intravedo l’impugnatura. Si nazzica, e quelle braccia aperte sembrano volermi accogliere ed io sento di voler andare incontro a quell’abbraccio, all’abbraccio della fede, all’abbraccio della Passione, all’abbraccio della tradizione, all’abbraccio della nostra Settimana Santa.

Ero un bimbo intimorito, e per la prima vota ho sentito il fuoco della passione riscaldare il mio cuore, quel fuoco che ancora non si è spento, quel fuoco che mi accomuna ai miei confratelli, quel fuoco che rende viva la nostra tradizione dopo 250 anni, quel fuoco, che perpetuerà i nostri Riti di padre in figlio. 

Adesso che sono grande e che sono parte della famiglia carmelitana della nostra Arciconfraternita, adesso che sono parte viva anche io della tradizione dei nostri padri, ricordo la nascita della mia personale passione, che sciolgo in pianto in piazza Carmine il Sabato Santo mattina, quel pianto che mi apre sempre più alla fede in Cristo, quel pianto che mi fa ritornare bambino e timoroso come allora mi fa rifugiare tra le braccia del Padre unica consolazione degli affanni quotidiani.