lunedì 9 novembre 2015

Benedetto M.Mainini 

A Taranto il ricordo dei defunti è molto sentito. Il 2 novembre tanta gente ha visitato il Cimitero S. Brunone, costruito nel 1837, per rendere omaggio ai propri cari defunti con un fiore, un lumino, una preghiera. Forse non tutti sanno che la creazione del Cimitero Urbano di Taranto si deve ai Francesi: infatti, in virtù del decreto emanato da Napoleone Bonaparte il 12 giugno 1804 da Saint Cloud, tutti i cadaveri dovevano essere portati fuori delle mura cittadine e seppelliti sotto lapidi della stessa grandezza. Dopo la restaurazione borbonica, una legge dell’11 marzo 1817 ordinava la istituzione del pubblico camposanto. Nel 1837, in osservanza di tale disposizione, sui terreni paludosi, acquistati dal Comune, adiacenti una antica Certosa, detta di S. Brunone e grancia (cioè dipendente) dell’abbazia di S. Lorenzo in Padula, sorse il Cimitero di Taranto. Dapprima venne edificata una cappella Municipale;verso la fine dell’800 venne innalzato l’attuale portale in stile neoclassico col motto paolino: “Canet tuba et mortui resurgent”. Nel 1898 l’allora Arcivescovo, Mons. Jorio, erigeva la tomba arcivescovile capitolare, ancor oggi situata presso la tomba a piramide dell’on. Vincenzo Damasco.


Dell’antica certosa resta poco: proprio al lato dell’ingresso principale del Cimitero, dove insiste un deposito di lavorazione di lapidi in marmo, attraverso un ampio portale si accede in quel che era l’antico convento dei Certosini. Sulla facciata esteriore del portale ancora si può notare un’arme coronata, consunta dal tempo, che tra due teste d’angelo reca una croce latina. Attorno all’asta inferiore della croce c’è una grande C seguita da due piccole lettere, AR: “CAR” è infatti la sigla che ricorda il latino Cartusia e l’intero scudo rappresenta l’arme dell’Ordo Cartusiensis, cioè l’Ordine dei Certosini. Entrando si accede nel chiostro a forma rettangolare; attiguo l’androne c’è un modesto portale con fregi floreali: è l’accesso alla chiesa di S. Maria della Certosa di S. Brunone. Anche di questa chiesa resta ben poco, solo una piletta dell’acquasanta e sul pavimento una lapide sepolcrale senza iscrizione. I Certosini, che vennero a Taranto probabilmente sotto l’Arcivescovo Rinaldo, Vescovo di Taranto dal 1106 al 1124, eressero la certosa solo tra il 1626 e il 1634, quando la nobile famiglia Nasisi rimasta senza eredi, decise di affidare i propri terreni, che andavano dall’attuale cimitero fino al Galeso, ai frati per la costruzione della certosa che risulta nel 1641 ben avviata. Nel 1807, con la soppressione degli Ordini Religiosi voluta da Gioacchino Napoleone Murat, i Certosini furono costretti a lasciare le loro proprietà che vennero incamerate dal Demanio. Il sacrificio di questi monaci non fu vano perchè nei loro possedimenti oggi riposano i nostri defunti.

Per onorare ancora di più i defunti,la domenica seguente la commemorazione dei defunti, quest'anno l'8, si tiene il tradizionale pellegrinaggio dell’ “Ottava dei Morti”, noto anche come “Pellegrinaggio della Buona Morte”, che, partendo dal Santuario del SS.mo Crocifisso, raggiunge il Cimitero urbano e vede la partecipazione delle Confraternite della città con gli stendardi (ma non in abito di rito), le Pie Unioni e le Società di Mutuo Soccorso. La nostra Arciconfraternita partecipa con la presenza del gonfalone e con molti confratelli presenti. 

Il corteo, che è stato accompagnato dal complesso bandistico “Santa Cecilia – Città di Taranto” diretto dal M° Giuseppe Gregucci, eseguendo le tradizionali marce funebri, ha percorso via De Cesare, via D’Aquino, via Margherita, via Matteotti e, giunto al Ponte Girevole, ha fatto una sosta per il lancio in mare di una corona d’alloro per ricordare i Caduti del Mare, mentre è stato eseguito l’Inno del Piave. Il corteo ha poi preso via Garibaldi, piazza Fontana, ponte Sant’Egidio e, giunti in piazzale Democrate, ha sostato per un momento di preghiera per ricordare le vittime civili (312 fra uomini e donne) dei bombardamenti su Porta Napoli del 26, 27 e 28 agosto 1943 da parte degli Inglesi; si è proseguito per via Napoli, via Orsini e via Machiavelli. All’arrivo al cimitero, subito dopo l’ingresso, è stata deposta una corona di fiori al monumento del Redentore in memoria di tutti i defunti. Si è passati dinanzi alla Croce monumentale, realizzata nel 1928 con la pietra del Monte Grappa, per ricordare i caduti di tutte le guerre e i tarentini morti nella guerra di Spagna, e alle 10,30 è stata celebrata la S. Messa nella cappella monumentale da Mons. Paolo Oliva, neo Delegato Arcivescovile per le Confraternite.


Ma perché Pellegrinaggio della “Buona Morte”? Da un opuscolo pubblicato nel 1996, in occasione del ventesimo anniversario della ripresa del Pellegrinaggio, a cura del compianto Cav. Angelo Fanelli, priore della Confraternita di S. Maria di Costantinopoli sotto il titolo dei Ss. Medici Cosma e Damiano, apprendiamo che questo pellegrinaggio fu istituito dalla Pia Associazione della Buona Morte e Suffragi, eretta nel 1909 nella chiesa di S. Giuseppe; questa associazione si prefiggeva lo scopo di stimolare e favorire l’amore di classe tra gli iscritti, di completare, con opportune iniziative, la loro educazione religiosa, morale e civile, e di provvedere affinché fossero suffragate, il più possibile, le anime dei defunti. 

L’associazione era amministrata da un consiglio direttivo composto dal presidente, dal vice presidente, dal segretario, dal cassiere, nove consiglieri e l’assistente ecclesiastico; era anche munita di stendardo, che è l’unico superstite dell’associazione e che si porta ancor oggi in processione. Quasi certamente il primo pellegrinaggio si svolse nel 1916, per “rendere omaggio alla memoria di quanti perdettero la vita in guerra e per la guerra”, come recita un articolo della “Voce del Popolo” del 28 ottobre 1916. Va ricordato ancora che la notte tra il 2 e il 3 agosto 1916 nelle acque del Mar Piccolo venne affondata la corazzata “Leonardo Da Vinci”, dove trovarono la morte 248 membri dell’equipaggio (21 ufficiali e 227 marinai) tra cui molti tarentini: probabilmente da questo tragico evento nacque l’idea del mesto pellegrinaggio.


Il pellegrinaggio venne interrotto nel 1935 e ripreso nel 1976 grazie all’interessamento di alcuni priori delle Confraternite, delle Società di Mutuo Soccorso e delle Pie Associazioni operanti in Taranto e tutt’oggi vede la numerosa partecipazione dei tarentini.