giovedì 19 febbraio 2015

Mattia Giorno 

“Tantum ergo sacramentum / veneremur cernui” (Un così gran Sacramento, dunque, adoriamo chinati)

Così, con queste parole, scritte su richiesta di Urbano IV, San Tommaso d’Aquino iniziava la chiusura dell’inno di venerazione Eucaristica, lo stesso che in questi giorni abbiamo cantato.

È ormai consuetudine, per le nostra comunità carmelitana, venerare il Santissimo Sacramento esposto in occasione delle Quarantore. Un gesto importante, oserei dire nobile, che ci prepara a vivere in spirito di raccoglimento e preghiera l’apertura del tempo quaresimale. Se poi pensiamo che proprio in questi giorni, nelle città di tutto il mondo, la gente è assorta nei pensieri di festa del carnevale, noi dovremmo sentirci fieri, da servi di Maria, di vivere invece queste quaranta ore in adorazione.

“Adorare”, dal latino “ad- orare”, nel senso di preghiera, è una parola che spesso usiamo nel nostro linguaggio comune, ma tra tutti i suoi significati e le sue traduzioni, ve ne sono due che a mio modo rispecchiano profondamente il senso di quello che noi ogni anno facciamo: “amare smisuratamente” e “baciare con la bocca”, inteso come senso di estrema adorazione e venerazione, richiamando una pratica antica e comune in Oriente.

Un rito, quello dell’adorazione, che risale probabilmente all’11 settembre 1226 quando, dopo la vittoria contro i Catari, re Luigi VII di Francia ordinò che il Sacramento fosse esposto. Una pratica antica, quindi, che da secoli il popolo cristiano celebra con immensa devozione, lasciandosi commuovere dal momento di profonda intimità dato dall’incontro con il Signore.

Ora, senza tracciare la storia completa delle Quarantore, che in sintesi richiamano il periodo di giacenza del corpo di Gesù nel sepolcro, ed ebbero inizio a Milano nel 1527, per poi essere per la prima volta proposte come “atto di riparazione” al carnevale nella città di Macerata, precisamente nel 1556; è importante che noi confratelli del Carmine, come da tradizione, ci prepariamo alla quaresima nel modo migliore, con la venerazione e l’adorazione. Se in effetti ci fermassimo a pensare un solo istante noteremmo come, l’adorazione del Santissimo Sacramento, non sia l’unico gesto di adorazione da noi effettuato durante l’anno ma, addirittura, sia il primo in attesa delle adorazioni della Croce che, nelle domeniche quaresimali, andremo a fare.

Quindi, nell’incontro con Dio, ci prepariamo a vivere un “calendario” intenso di fede, di preghiera e di pietà popolare, che non può essere vissuto al meglio se non con le quarantore.

È un invito per gli anni futuri, rivolto non solo ai confratelli ma all’intera città, è un ricordo di quello che è stato, è attesa per quello che sarà in questa quaresima.

Tutto ciò trova forza proprio nell’adorazione, perché è lì, in quell’ostensorio, che il Signore viene a vivere, viene ad incontrarci e darci forza.

Il silenzio, l’invocazione, le preghiere a Maria e Gesù Morto, che quest’anno saranno i veri protagonisti della nostra vita confraternale, sono stati di certo utili ad esaminare la nostra coscienza per prepararci al digiuno, all’astinenza ed alle adorazioni della Croce.

“Genitori genitoque / laus et jubilatio / salus, honor, virtus quoque / sit et benedictio. / Procedenti ab utroque / compar sit laudatio. / Amen.” (Al Padre e al Figlio lode e giubilo, salute, potenza, benedizione. A Colui che procede, pari gloria e onore sia).

Con queste parole ultime dell’inno “Pange Lingua” di San Tommaso d’Aquino, auguro a tutti voi una santa quaresima, sotto la protezione della nostra Mamma Addolorata