venerdì 3 gennaio 2014

 + Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto
Editoriale Gazzetta del Mezzogiorno del 31/12/2013
 
 
 
 
Finisce un altro anno di un'epoca strana. Epoca, come la tratteggerebbe il sociologo Franco Cassano, non contrassegnata dalle grandi crudeltà ma dalle cattive azioni invisibili fatte per egoismo e solitudine. Un male sordo che in profondità rischia di contrassegnare relazioni personali e rapporti sociali. Tutto sembra essere legato alla conquista privata, individualista della libertà, che poco ha che vedere con i grandi ideali di un tempo, che paiono non esserci insieme alla famosa scala di valori. E quando il denaro scarseggia, il soldo si staglia come l'unica garanzia per acquistare i propri spazi di libertà e di emancipazione. Allora siamo spacciati.
Un'analisi sociale lampo perché gli uomini di chiesa cercano nei segni tempi la traccia dell'avvento del Signore e non presagi di sventura. Mi spiego. La sordità dell'impegno per il bene comune, della rassegnazione e del pessimismo, del malcontento perenne, della fissità stantia dei tradizionalismi, quasi fossero garanzia di identità, è stata bucata dall'arrivo di Papa Francesco. Anzi diciamolo meglio: la sordità è stata vinta dal passaggio di consegne di Benedetto XVI a Francesco. Non abbiamo bisogno di copertine patinate dell'oltreoceano per comprendere come il 2013 sia l'anno dell'argentino Bergoglio che rimarca, con segni inconfondibili e rivoluzionari, la giovinezza invincibile del Vangelo.
Mi chiedo se il desiderio di Papa Francesco di volere una chiesa che scaldi i cuori, venga letto in maniera evangelica e non romantica. O come lui ha detto il giorno di Santo Stefano “La memoria del primo martire viene così, immediatamente, a dissolvere una falsa immagine del Natale: l'immagine fiabesca e sdolcinata, che nel vangelo non esiste”. Quella solitudine individualista alla quale accennavo sopra in realtà viene vinta dal calore dal Vangelo, dal grido della croce, dal lampo della resurrezione. Non un vago tepore malinconico, ma un fuoco che arde.
Per questo calore da diffondere, mi sento di concludere questo anno con l'impegno di proseguire con maggiore vigore e con forza sempre rinnovata in quel percorso di prossimità alle persone che stiamo compiendo in questi tempi. Ricordiamo le parole semplici e toccanti che domenica 29 dicembre, festa della Santa Famiglia, Papa Francesco diceva parlando proprio della vita in famiglia: “Permesso, grazie e scusi”. Occorre per questo soprattutto l'ascolto. Tutt'altro che un'attitudine passiva. Anche quando scorro le immagini in tivvù delle manifestazioni per il lavoro, per la crisi occupazionale, nelle interviste, ho come l'impressione che questa gente sia ferita principalmente nella dignità perché nessuno ascolta. La gente è sola. La Chiesa non può stare a guardare, deve scaldare i cuori per insegnare la ricchezza della comunione, la grandezza della comunità. A chi mi chiede un augurio in questi giorni, non mi sento di augurare né prosperità, né salute ma un 2014 di incontri e di dialoghi. Se penso per esempio alla mia città, alla mia Taranto che di problemi ne ha molti e gravi, questioni che conosciamo a memoria e anche nell'ordine giusto: diritto alla salute, ad un ambiente pulito, al lavoro etc etc, non mi viene di augurare nulla se non il coraggio di scoprire l'unità per il bene comune. Arroccati sul mucchietto di poche e confuse idee personali e di parte, tanti creano situazioni asfittiche, lamentose e prive di proposte e soprattutto prive di impegno. Tanti impugnano penne, aizzano gli animi giocherellando con problemi che sono montagne, pochi si rimboccano le maniche. Ricordiamoci che la pace, benedizione di Dio, proprio cantata in questi giorni natalizi, non è per gli uomini di buoni propositi e di buone idee, ma per quelli di buona volontà. La chiesa vuole spendersi almeno nell'impegno di offrire spazi di confronto, come quello del convegno del 7 novembre scorso che abbiamo promosso a Taranto. Dio solo sa quanto ho faticato perché tutti potessero parlare con tutti e continuerò a farlo ogni volta che se ne presenterà l'occasione. Si metteranno finalmente insieme, prima o poi, persone di buona volontà e non solo di belle parole! Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio di questo anno dice “Fraternità, fondamento e via per la pace”: è questo il cammino che vogliamo percorrere con insistenza. Ci dice Papa Bergoglio: “La pace, afferma Giovanni Paolo II, è un bene indivisibile. O è bene per tutti o non lo è di nessuno” (n.4). Ed ancora: “ La fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura” (n.9); “E' questa la buona novella che richiede ad ognuno un passo in più, un esercizio perenne di empatia, di ascolto della sofferenza e della speranza dell'altro, anche del più lontano da me, incamminandosi sulla strada esigente di quell'amore che sa donarsi e spendersi con gratuità per il bene di ogni fratello e di ogni sorella” (n.10).
Un altro augurio? Lo rubo ancora da papa Francesco, che durante il nostro ultimo incontro mi ha riempito il cuore di gioia per la sua attenzione verso Taranto e per il suo desiderio di venirci a trovare. Lui ci chiede di essere audaci e di uscire. Quindi l'augurio che faccio ai miei fratelli e alle mie sorelle: un 2014 fatto del rischio della “cultura dell'incontro”; di voler annunciare la Buona Novella in ogni angolo, a partire dalle periferie, in quei lati oscuri del cuore e della vita che crediamo non piacciano a Dio, mentre sono i luoghi da Lui prediletti.