lunedì 13 gennaio 2014

Giacomo Blandamura


"L'Epifania tutte le Feste le porta via". D'altro canto è un dato oggettivo; dopo l'Epifania dovremo attendere qualche mese per l'arrivo delle festività Pasquali.
Tanto è vero che l'antico detto proseguiva dicendo: "Poi arriva San Benedetto che ne riporta un bel sacchetto". Ora la festività di San Benedetto è stata spostata all'11 Luglio, ma è facile comprendere come i nostri avi una volta passato il 6 Gennaio attendessero trepidanti l'arrivo del 21 Marzo (vecchio giorno dedicato al fondatore dell'ordine benedettino).
Ai giorni nostri non siamo rimasti in tanti a vivere quest'attesa con trepidazione e impazienza, ma sicuramente per noi Confratelli quel "sacchetto di festività" ha un valore decisamente diverso e più profondo.

Come ogni anno le festività natalizie si sono concluse con le immancabili processioni del "Bammine all'erte" della Confraternita del Santissimo Nome di Dio per le vie del borgo antico la mattina del 6 Gennaio e in serata la processione del "Bambinello" organizzata dalla nostra Confraternita. Ma una volta conclusasi quest'ultima,una volta ascoltata l'ultima nota dell'ultima pastorale,dentro ogni Confratello avviene qualcosa; per Noi è già il momento di pensare alla Settimana Santa, di pensare alla Domenica delle Palme.

Ebbene si, proprio così, ho detto Domenica delle Palme perché anche quello per noi non è solo un giorno di Messa e pranzi interminabili in famiglia, per noi è qualcosa di più e lo può essere solo se, nel tardo pomeriggio, ci riuniamo per compiere un rito antico; e badate bene che non parlo di qualche sorta di iniziatico rito massonico o oscura "asta" in cui come degli incalliti pokeristi rilanciamo cifre astronomiche in barba alla crisi economica, alla disoccupazione dilagante,alla cittadinanza intera e chi più ne ha più ne metta,come tanti purtroppo credono e alle volte scrivono sulle pagine dei giornali.
La riunione della Domenica delle Palme è vera comunione, è una delle poche occasioni, ahimè, in cui ci sono quasi tutti se non proprio tutti i Confratelli ed ho sempre percepito questa riunione come l'unico modo di entrare nella Settimana Santa:umili,dopo aver compiuto "fioretti", sacrifici e privazioni che durano ben più di 40 giorni. Non ci sono "vincitori e vinti",non si può provare gioia nell' aver sconfitto il proprio fratello, e noi, in quelle sere della Domenica delle Palme siamo, se possibile, ancor più Fratelli.

Questo 2013 appena trascorso è stato per noi un anno decisamente tribolato, abbiamo sofferto alcune variazioni che non comprendevamo, di cui non riuscivamo a farcene una ragione, ma abbiamo ritrovato un amore puro verso la Confraternita,un sentimento quasi atavico che qualcuno probabilmente aveva smarrito o sepolto sotto i numerosi grattacapi e affanni quotidiani. Ci siamo sentiti uniti da un unico filo conduttore al quale ci siamo aggrappati saldamente:l'amore incondizionato per i nostri Riti, per le nostre Tradizioni, delle quali ci sentiamo custodi.

Abbiamo guardato le mozzette con aria diversa, con una intensità non maggiore delle volte in cui normalmente le osserviamo,ma semplicemente diversa,come se mancasse qualcosa,come se un'asola fosse priva del suo bottone nero. Siamo stati talmente orgogliosi di appartenere a questo Sodalizio che abbiamo simbolicamente indossato la nostra mozzetta sotto la tuta da lavoro prima di andare in fabbrica, sotto la divisa prima di una guardia o di una pattuglia o sotto la giacca e la cravatta per recarci all'ufficio forse con maggiore orgoglio di quanto avessimo mai fatto prima. E sfido chiunque a dire di non aver avuto un sospiro di sollievo quando è arrivata quella tanto agognata notizia:la "gara" tornerà a svolgersi la Domenica delle Palme. Ed ora che mancano poco più di 90 giorni a quella data, passate le festività natalizie, possiamo liberamente ascoltare le "nostre marce" senza doverci nascondere per evitare di sentire le solite lagne di chi l'emozione "del piede a terra", del mezzo passetto, non sa neanche cosa sia. Ora possiamo liberamente pensare alla Settimana Santa.

"L'Epifania tutte le feste le porta via"...ma sarà pur rimasto qualcosa delle festività appena trascorse in noi?! E non mi riferisco certo a qualche chilo di troppo accumulato e difficile da smaltire.

Spero che queste festività, questo anno appena trascorso tra riunioni, storiche date cambiate e gioia per la tradizione ritrovata abbia lasciato in ognuno di Noi quello spirito confraternale rinvenuto più forte che mai negli avvenimenti sopra descritti. E si,perché sarebbe un errore imperdonabile smarrire tutto ciò che con fatica e tribolazioni abbiamo rispolverato,quel sentire comune di tutti Noi che ci sentiamo indissolubilmente legati a doppio filo all'Arciconfraternita del Carmine e di conseguenza ad ognuno dei nostri Fratelli.
Per tanti la notte di San Silvestro è una notte di bilanci, in cui prendersi qualche minuto per riflettere sull'anno appena trascorso,su ciò di buono che si è fatto e sui propositi per l'anno venturo.

Ho sempre trovato curioso che per me invece,e credo anche per tutti voi Confratelli che leggerete questo articolo, non ci sia momento più intimo del rientro della processione dei Misteri il Sabato Santo mattina. E' in quell'occasione che io rifletto su tutto ciò che ho sbagliato e su ciò che invece ho fatto di buono, sui miei propositi per il futuro, sul dolore che ho procurato e su quello che mi è stato procurato pregando intimamente che possa essere perdonato e che sappia perdonare come quel Cristo sulla croce che portiamo in processione. Per me la mattina del Sabato Santo finisce un anno e si appresta a cominciarne uno nuovo; perché per noi un anno non dura 365 giorni, dall'1 gennaio al 31 Dicembre, ma qualcosa in più o in meno,dipende dalla data della Santa Pasqua.

Non ho mai avuto l'onore e l'onere di portare simboli in processioni, probabilmente, e lo dico senza falsa modestia,perché non sono tanto bravo a sacrificarmi durante l'anno, ma sono fermamente convinto che l'emozione del rientro per "sdanghe" e "forcelle" sia la stessa che provo ogni anno insieme a tanti altri Fratelli oltre le transenne, la voglia di guardarci dentro e di fare un resoconto dell'anno trascorso non è diversa. Cambia l'intensità, il volume di quell'emozione, ma sono certo che sia sempre lei, e credo sia inutile dire che spero un giorno di poter verificare questa mia tesi. Per capirlo basta guardare gli occhi e le espressioni della gente, il loro modo di assistere al rientro della Processione; in quel "nostro fine anno" si capisce da miglia di distanza chi è confratello e chi non lo è.

In questo 2014 appena iniziato,nell'attesa della "Nostra" Domenica delle Palme, cerchiamo allora di non perdere quell'amore profondo per la Congrega, quel sentimento fraterno di unione ed appartenenza che abbiamo ritrovato così a caro prezzo, e ricordiamoci in questi 90 giorni che ci separano dai nostri Riti, da questo "Capodanno dei Confratelli" che quella nostra mozzetta senza lo Scapolare non conta poi un granché.

Sotto la tuta da lavoro, la giacca o la divisa, in questi 90 giorni,oltre la mozzetta impegniamoci a mettere anche lo Scapolare e con esso tutto ciò che rappresenta per la Cristianità e ancor di più per chi è legato alla nostra Congrega. E solo allora potremo affermare con fierezza: "io amo i miei Riti, io amo le mie Tradizioni e le custodisco gelosamente come ci venne chiesto di fare da Don Francesco Antonio Calò ", ed aggiungere con ancor più fierezza: "PERCHE' OGNI GIORNO IO SONO DAVVERO UN CONFRATELLO DEL CARMINE" .


Domenica delle Palme 2013