venerdì 10 gennaio 2014


Antonello Battista
 
L’agiografia Carmelitana è ricca di testimonianze delle vite dei Santi che hanno vissuto condividendo nella loro vita terrena il carisma del Carmelo. Noi che apparteniamo a questa gloriosa Arciconfraternita e che con devozione aderiamo a tale carisma, promuoviamo il culto e l’ammirazione nei confronti di questi nostri “fratelli maggiori” nella fede che ci hanno insegnato con l’esempio e con il loro amore verso Dio la strada che conduce a Nostro Signore Gesù Cristo.

Nel mese di Gennaio ricorre la memoria liturgica di ben 3 Santi della famiglia Carmelitana: il giorno 3 il Beato Ciriaco Elia Chavara, l’8 San Pier Tommaso ed il 9 Sant’ Andrea Corsini, a dimostrazione di come guidati dalla Stella del Carmelo, tanti nostri fratelli hanno potuto godere della beatitudine del Paradiso e della gloria degli altari. In particolare in questa occasione ci soffermeremo sulla figura di San Pier Tommaso.

Nacque nel Périgod meridionale (Francia) nel 1305 circa. A vent'anni entrò nell'Ordine del Carmelo. Esercitò l'ufficio di Procuratore Generale dell'Ordine presso la Curia papale ad Avignone e quello di predicatore apostolico in un periodo burrascoso della storia della Chiesa a causa della cattività Avignonese e le lotte di successione per il Papato, fu nominato nel 1354 vescovo di Patti e Lipari in Sicilia.


Svolse le funzioni di legato pontificio presso re e imperatori del tempo per consolidare la pace e promuovere l'unione con le Chiese Orientali. Fu trasferito ad altre sedi: Corone (Peloponneso) anche con l'incarico di legato pontificio in Oriente (1363) ed infine Costantinopoli (1364) come patriarca latino. I suoi sforzi per l'unità della Chiesa fanno di questo santo nel secolo XIV un precursore dell'ecumenismo.

Mori in Famagosta (Cipro) nel 1366. La Chiesa lo ricorda il 6 Gennaio, mentre i Carmelitani Scalzi ne fanno memoria l'8 Gennaio. Il martirologio romano riporta alla sua voce: “A Famagosta nell’isola di Cipro, transito di san Pietro Tommaso, vescovo di Costantinopoli, dell’Ordine dei Carmelitani, che svolse la missione di legato del Romano Pontefice in Oriente”.

Il suo è stato un esempio di ecumenica devozione e di totale abbandono alla volontà di Dio, come la nostra dottrina ci insegna. L’autorevolezza dell’abito Carmelitano lo ha portato in mezzo a Papi, Re potentati di tutto il mondo a riprova della pervicace tempra dei Carmelitani, sempre pronti ad ispirarsi al motto del profeta Elia simbolo dell’intero Ordine: “ Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum” (ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti). Lo stesso zelo che contraddistingueva il profeta Elia nella sua missione della Divina Volontà, arde in ogni Carmelitano che tutela la sua anima sotto uno scapolare e lo rende capace di azioni che solo il completo abbandono a Nostro Signore può rendere possibili.