giovedì 2 gennaio 2014

Note sulle pastorali

Benedetto M. Mainini
Corriere del Giorno del 20/12/2013


Siamo alle porte del Natale, nella “quiete silente della notte” Dio si fa uomo. Per prepararci meglio a questo evento, semplice e silenzioso, ma che puntualmente ogni anno ci sconvolge il cuore e permette alla nostra mente di vedere oltre le nostre miserie umane, possiamo metterci in ascolto delle dolci melodie delle nostre pastorali, quelle nenie che con semplicità ci avvicinano a Dio e ci fanno comprendere meglio il mistero del Natale. Ed è appunto il Natale che ci riporta nell'intimo di noi stessi e ci fa essere più sinceri con la nostra coscienza; ci fa ricordare, almeno per qualche istante, che possiamo essere felici e che possiamo rendere felici anche gli altri: è questa la nostra aspirazione umana e cristiana.
Il Vangelo di Luca narra che, accanto all'angelo che annunziava ai pastori la nascita del Divin Redentore, “si mostrò una moltitudine celeste, lodante Dio, dicendo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini di buona volontà”. Le armonie di quella notte fulgente sono risuonate ovunque e, lungo i secoli, chi ha accolto l'eco di quell'incanto, ne ha fissato qualche frammento e si è fatto premura di farlo riascoltare agli uomini distratti. Ed una testimonianza è data dalle nostre pastorali che, ascoltandole, non possono far altro che rammentarci con commozione il concerto celestiale della perenne aurora di Betlemme. Ed è quanto mai significativo conservare, tramandare queste voci, proseguire in questa linea che, proiettandoci nel futuro, ci ricollega alle nobili tradizioni della nostra gente e affonda le sue radici nella storia plurimillenaria della nostra amata città che ha attinto ai misteri più augusti della fede, celebrati nel mistero del Natale tarentino, ispirazione ed impegno di autentica religiosità.

S. Alfonso M. de Liguori
La più famosa di tutte le pastorali o canzoni natalizie rimane sicuramente “Tu scendi dalle stelle”, scritta nel 1754 a Nola da Sant'Alfonso M. de' Liguori. Chiamato a predicare la novena di Natale, il Santo era ospite dei signori Zambarelli, i quali, secondo l'usanza dei meridionali, avevano allestito un presepio nel salotto della loro abitazione. Per i vicoli, profumati di aranci e spazzate dalla rigida tramontana, crepitavano ad intervalli, sotto le finestre, i “botti” fra le grida spensierate dei ragazzi. Di fronte, il Vesuvio fumante e coperto leggermente di neve. In questa scenografia, un pomeriggio, gli fluirono alcune strofe composte alternando endecasillabi, ottonari e quinari ritmati. Così Sant'Alfonso espresse i più spontanei sentimenti dell'animo popolare sul Natale. Oltre alle parole egli improvvisò anche la melodia, che in un momento di estro fissò su un foglietto di carta e poi provò ad eseguire al clavicordo. Nessuno avrebbe immaginato un così spiccato senso poetico e musicale nel cinquantottenne predicatore abituato ad una austera vita ascetica. Da buon napoletano però era “tutto cuore” e pensava che “non le cognizioni, ma gli affetti son quelli che propriamente uniscono a Dio”. La sera, salito sul pulpito, intonò la sua canzoncina con la sua bella voce tenorile fra lo stupore dei fedeli che, afferrato al volo il motivo, usciti dalla chiesa lo fischiettarono per le vie della città; l'anno dopo la pastorale fu data alle stampe e ritoccata definitivamente dallo stesso autore nel 1769. A Sant'Alfonso è attribuita la paternità di un altro famoso canto natalizio settecentesco in dialetto napoletano. “Quando nascette Ninno a Betlemme era notte e pareva mezzojuorno; maie le stelle lustre e belle se vedettero accussì”. Così il Santo, già grande avvocato, poi vescovo, insigne moralista e dottore della Chiesa, fu anche musicista e poeta in vernacolo: non per indulgere al folclore, ma semplicemente perchè quella era l'unica lingua per farsi intendere e avvicinare chi non praticava l'italiano né parlato né tantomeno scritto.

A Taranto il primo a comporre una pastorale fu il maestro Giovanni Ippolito, napoletano anche lui (nato nel 1840 e morto a Taranto nel 1893), diplomato presso il conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli, nel 1861 vinse il concorso di direttore del corpo musicale dell'esercito dove raggiunse il grado di capitano. Trasferitosi a Taranto nel 1870, venne chiamato a dirigere il primo complesso “bandistico Municipale tarentino” presso il quale rimase fino al 1884. Fu autore di diverse marce sinfoniche e militari, di una marcia funebre, “Maria Ss.ma Addolorata”, e di una pastorale, verosimilmente composta nel 1870, risultando così la più antica delle nostre musiche natalizie.
A lui segue il maestro Francesco Battista, tarentino, direttore, dal 1903 al 1905, del complesso bandistico locale “Giuseppe Verdi”. Compose molta musica sacra, una marcia funebre e due pastorali, denominate comunemente n.1 e n.2; la pastorale n.1, composta nel 1880, resta la più famosa perchè accompagnata da un testo che ancora oggi si canta ed è insegnato nelle nostre scuole, il famoso “Torna Natal”.
Il maestro Francesco De Benedictis nasce a Taranto nel 1855 e vi muore nel 1933. Professore di clarinetto, fu direttore di varie bande musicali (Paisiello, G. Verdi, Figli del Mare, Montemesola). Della sua produzione ancora oggi sono ricordate delle marce sinfoniche, marce funebri e soprattutto la sua Pastorale, scritta nel 1903, famosa anche per essere stata inciso su un disco in vinile, con sul retro la Pastorale di Ippolito, eseguite dalla banda Columbia.

Il maestro Domenico Colucci, nato a Ostuni nel 1874 e morto a Taranto nel 1931, direttore del concerto municipale “Giovanni Paisiello”, compose molti poemi sinfonici, suite, una marcia funebre e una pastorale, nota col nome di “Nuite de Noel”.
Giacomo Lacerenza
Altro noto compositore fu il maestro Giacomo Lacerenza, nativo di Trinitapoli e morto a Roma (1885-1952). tarantino d'adozione, è considerato ancor oggi il miglior solista di filicorno soprano delle bande cittadine di tutte le epoche. Studiò composizione e strumentazione per banda, fu direttore di numerosi complessi bandistici; la sua attività di compositore comprende poemi sinfonici, marce sinfoniche, molte toccanti e oggi note marce funebri e due pastorali, denominate n.1, composta nel 1921, e n.2.

Ancora, vogliamo ricordare il maestro Davide Nicola Latagliata, nato a Taranto nel 1899 e morto a Roma nel 1977, allievo del famoso maestro Benzi, direttore di numerosi concerti bandistici. Autore della suite in tre tempi “Villareccia”, premiata con medaglia d'ora nel 1927, e di numerose marce sinfoniche. Compose anche molte marce funebri e due pastorali, una delle quali composta negli anni trenta del secolo scorso e quasi dimenticata in quanto poco eseguita, e poi non più, per la difficoltà di esecuzione; ricordiamo che i suonatori strappavano le partiture che ritenevano di difficile esecuzione!

Ezio Giorgio Vernaglione
Altro noto musicista fu il maestro Ezio Giorgio Vernaglione, nato a Gallipoli nel 1900 e morto a Taranto nel 1987. Considerato uno dei maggiori clarinettisti d'Italia, diresse le bande “Piave” e “Combattenti”, ritenute le più prestigiose fra le bande minori operanti a Taranto. Compose numerose marce sinfoniche, marce funebri e due pastorali, una delle quali, composta nel 1930, nominata “Bambinello Gesù”.
Non possiamo dimenticare i contemporanei maestri Simonetti, Milella, autore nel 1948 della stupenda Suite natalizia, fino a Gregucci, valente compositore, al quale tutti questi grandi musicisti possono tranquillamente passare il testimone della storia musicale del nostro territorio.
Una storia, dunque, vista attraverso le figure di quei compositori che hanno avuto l'opportunità di imporsi all'attenzione delle genti.

Abbiamo voluto ricordare alcuni dei nostri musicisti che, con il loro ingegno, hanno arricchito con un altro tassello il mosaico storico, culturale e musicale della nostra bella Taranto, capace di farci apprezzare ed amare ancora di più le cose di casa nostra. Molte loro composizioni sono ancora oggi suonate, anche a distanza di oltre un secolo dalla loro “prima volta”. E grazie a loro, quindi, che possiamo o “nazzicarci” al ritmo della marcia funebre o sorridere per una gioia interiore al suono di una dolce pastorale. E se è vero, come è vero, che credenti e non credenti, sentendo le note di “Tu scendi dalle stelle”, dicono: “E' Natale!”, un po' di merito va anche a loro!

Auguri di buon Natale a tutti: che sia una festa sempre nuova in cui ognuno di noi possa sperimentare la speranza che fa cantare, la speranza. Perchè le musiche, i canti di questo periodo nascono dalla fede, dalla poesia, dal cuore dall'intelligenza di artisti che hanno dato mirabilmente voce alle attese dell'umanità, alle nostre attese e ai desideri stessi di Dio, che ci ama!

Buon Natale a tutti: che il buio, la solitudine, la disperazione, l'indifferenza, l'odio, l'egoismo, la fame, la guerra...possano essere vinti quando tutti, all'unisono, diremo: benvenuto Gesù Bambino.